Fino a ieri credevo che il posto più bello e ben organizzato per degustare vino fosse la Stazione Leopolda a Firenze. Oggi ho dovuto cambiare idea: il posto più bello non è quello ma il Museo di Santa Maria Novella, sempre a Firenze. Nel pieno centro della città, accanto ad una delle chiese più famose del mondo entri e ti trovi davanti il chiostro più grande di Firenze, per giunta completamente affrescato . Puoi scegliere se degustare in tavoli sistemati lungo i lati di quest’opera d’arte (ma rischi di rimanere sempre a bocca aperta…), oppure in ampie sale interne.
In questo luogo quasi fiabesco si sta svolgendo la Chianti Classico Collection, che ha comunque rischiato di perdere molta della sua bellezza e praticità a causa di una soluzione tecnica per il servizio del vini che sinceramente, assieme a molti, non ho capito.
Ma andiamo avanti, sperando che “la notte porti consiglio”. In un luogo così bello doveva per forza essere presentata un’annata all’altezza: quindi “squillino le trombe” per la vendemmia 2019!
Avevo già degustato qualcosa che mi aveva fatto rizzare le orecchie, ma l’assaggio di oggi ha fugato ogni dubbio e voglio dirlo in maniera chiara: la vendemmia 2019, in Chianti Classico e per il Chianti Classico, è molto probabilmente la migliore annata degli ultimi trent’anni!
Spero abbiate notato la precisazione “in Chianti Classico per il Chianti Classico”: infatti l’annata è sicuramente ottima ma non vorrei che questo portasse un po’ a strafare con le Riserva e le Gran Selezioni: lo vedremo in futuro.
Per adesso godiamoci questa vendemmia che per la tipologia Chianti Classico 2019 ha tutte le cose al posto giusto: profumi intensi e complessi (in diversi casi i fiori prendono il sopravvento sul frutto) perfettamente modulati dal legno. Buona o ottima freschezza accanto a un corpo baldanzoso ma non troppo spinto, dove una instancabile dinamicità comanda e porta a vini di succosa profondità e soprattutto di grande beva. Alcuni Chianti Classico 2019 non riesci a sputarli, specie se si parla di zone un po’ più alte.
Ma il bello di questa vendemmia è che riesce ad interpretare al meglio l’idea che ho io del Chianti Classico, cioè di un vino che può invecchiare tranquillamente (anche molti anni) ma deve avere una piacevolezza abbastanza spigolosa, un po’ come il carattere di noi toscani. La 2019 ha la giusta freschezza, contornata di sapidità e una tannicità viva ma suadente, che equilibra il vino e quindi gli permetterà di andare avanti per molti anni.
E’ stata una vera gioia assaggiarne una quarantina e trovare sia conferme che sorprese: Le zone più alte hanno dato il maggior numero di vini “top”, ma anche cantine con vigneti non altissimi hanno proposto interpretazioni di ottimo livello.
A settembre andremo al Consorzio per le degustazioni della guida e allora faremo nomi e cognomi, ma per adesso datemi retta: se conoscete qualche azienda in Chianti Classico telefonategli e prenotate il 2019: andrete praticamente a botta sicura.