Anteprima Chianti Classico 2014: ma la Gran Selezione cos’è??4 min read

Come sempre l’Anteprima del Chianti Classico si è svolta in quel luogo meraviglioso per i degustatori che è la Stazione Leopolda: spazi ampi, luci perfette, servizio dei sommeliers inappuntabile e tanti vini da degustare, anche se poche (more solito..) le nuove annate imbottigliate.  Ma la vera notizia quest’anno, almeno sulla carta, era l’avvento della Gran Selezione, cioè di quel Chianti Classico di punta, pardon, di un Superchianticlassico, cioè di una Superiserva, ma forse sarebbe meglio dire…in effetti i vini di questa nuova tipologia presentati hanno creato non pochi dubbi "di collocazione",  ma di questo parlerò più avanti.

 

Veniamo alle nuove annate presentate: il 2012 per il Chianti Classico e la 2011 per la Riserva.

 

Chianti Classico 2012

 

Una cinquantina di vini in assaggio di cui solo la metà già imbottigliati e quindi un numero non certo ampio di campioni ma abbastanza rappresentativo per  potersi fare un’idea di una vendemmia che, lo ricordo, è stata tra le più calde delle ultime calde annate. Non ci potevamo quindi aspettare miracoli da uve vendemmiate presto e sicuramente non equilibratissime al momento della raccolta, con gradi alcolici piuttosto alti ma maturazione fenolica e acidità non certo da portare ad esempio. Quindi una vendemmia difficile che però è stata salvata in cantina. Questo non vuol dire che siano stati fatti tarocchi o simili, semplicemente l’enologia non rimane ferma ed oramai molti agronomi ed enologi hanno imparato come correre ai ripari in caso di grande calura. Tutto questo per dire che la caratteristica dell’annata è non certo la potenza o la concentrazione, lasciata da parte nei Chianti Classico base a vantaggio di piacevolezza e bevibilità. Quindi vini sempre un po’ carenti ci corpo ma giustamente snelli,  in generale già abbastanza aperti al naso e senza quei segnali di “cottura” che ci si potevano aspettare. Diciamo una vendemmia da sufficienza, con alcune punte interessanti, in attesa di annate migliori.

 

Chianti Classico Riserva 2011

 

Il caldo il 2011 l’ha avuto tutto ad agosto e settembre scombinando i piani di tutti i viticoltori. Annata molto difficile ma, utilizzando le considerazioni fatte per la 2012, anche nel 2011 la cantina ha aiutato molto. Le Riserve 2011 (una trentina di campioni, quasi tutti imbottigliati) risultano, vista l’annata, abbastanza ben bilanciate,  con una certa rusticità tannica ma nei limiti e quasi fisiologica per il 2011. Non grande struttura e per fortuna legni abbastanza ben dosati con le solite, classiche eccezioni che molti continuano a considerare “una moderna espressione”. In definitiva meglio di quanto ci si poteva aspettare ma non certo da gridare al miracolo.

 

Gran Selezione 2010

 

Ed eccoci alla tanta attesa new entry. Un Chianti Classico che è possibile fare solo con uve aziendali (il disciplinare è comunque lo stesso) e deve maturare per almeno 30 mesi. Il vino che secondo molti dovrebbe piano piano soppiantare i Supertuscan a base sangiovese nell’immaginario collettivo e non solo. Una specie di Superchianticlassico che però alla prima presentazione, almeno dal punto di vista della chiarezza mediatica, non ci è sembrato il massimo. Ma prima parliamo delle caratteristiche dei vini: siamo di fronte a ottime strutture , prodotti molto ben lavorati, dove il legno è spesso importante e il tannino è solido e molto ben levigato. Un vino tendenzialmente modernista, molto vicino all’idea di Supertuscan,  ben fatto ma per adesso senza quella connotazione territoriale che dovrebbe invece essere il suo biglietto da visita.

Ma il problema vero di questi vini è quella che potrei definire “confusione di tipologia”. Infatti tra questi (non voglio fare nomi perché non mi sembra giusto puntare il dito sui singoli) c’erano diverse etichette che solo qualche mese fa avevamo assaggiato sotto la denominazione Chianti Classico Riserva (stessa annata!), altri sono invece nomi nuovi o quasi, altri non hanno nome se non quello aziendale, che però può creare confusione se anche il chianti classico della stessa cantina non ha nome. Ma torniamo ai primi, gli “ex riserva”: cosa dobbiamo pensare? Che siamo gli stessi vini cambiati di tipologia? Che sia lo stesso vino ma con una maggiore permanenza in legno? Quindi quell’etichetta non sarà più la riserva aziendale? Se è difficile capirlo per noi figuriamoci per che questo vino lo dovrebbe comprare, per esempio,  in Giappone, negli Stati Uniti o in Svezia.

Come capite una bella confusione che certamente non giova al lancio di questa tipologia. Forse il tempo chiarirà meglio le cose e tra qualche anno la chiarezza sarà assoluta, ma per adesso la partenza è stata  nebulosa e da ragione a chi vede questa Gran Selezione come un’operazione poco attaccata al territorio.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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