Per Pietro Zardini l’enologia moderna ha ben pochi segreti e forse per questo che per lui i vini nati con tecnologie e additivi vari sono standardizzati, quasi identici l’uno all’altro.
Da quanto ha cominciato ha voluto produrre vini di qualità eccezionale con metodi tradizionali e, di conseguenza, tornare alla produzione e alla vinificazione che si faceva una volta: la produzione di vino con poca o nessuna tecnologia.
È stato un ritorno al passato, con il riutilizzo della botte nella vinificazione, l’appassimento naturale dell’uva, il lungo affinamento in botti grandi. Accanto a questo però costante sperimentazione, per esempio con l’uso delle anfore nei vini rossi.
Ed eccoci dopo anni di ricerca e prove, al primo Amarone Riserva Decem, che rappresenta tutta la sua storia, sia come enologo che come produttore.
Pietro lo presenta cosi:
“Nasce in un tino di legno/trascorre la giovinezza in anfora/diventa ragazzo in una piccola botte/mentre da adulto lo trovi in una bottiglia.“Nasce in un tino di legno/trascorre la giovinezza in anfora/diventa ragazzo in una piccola botte/mentre da adulto lo trovi in una bottiglia.“
Bottiglia aperta 12 ore prima della degustazione: corvina 70%, rondinella 20%, molinara 5%, croatina 5%.
Al naso esprime un bouquet elegantissimo con aromi compositi di frutti rossi maturi, ciliegia, prugna secca, radice di liquirizia, spezie morbide, note di cacao amaro e cioccolato. Corposo, senza essere violento nella conquista dello spazio, perfettamente rotondo con sapori densi, persistenti e tannini morbidi
Il finale è misurato in minuti, un lungometraggio che proietta i sapori più e più volte.
Decem è stato abbinato ad un ossobuco con porcini.
Prezzo: 160€