Alto Adige, degustazione uve e uvaggi bordolesi: si conferma la tendenza positiva2 min read

La storia dei cabernet (cioè cabernet franc e cabernet sauvignon)  in Alto Adige risale a periodi recenti e se dobbiamo mettere un punto fermo non possiamo andare più indietro di 30 anni, molti meno se si parla di netta differenziazione tra i due vitigni. In effetti solo verso la meta degli anni ’90 dello scorso secolo l cabernet trovano spazio nella viticoltura altoatesina, allora in pieno sviluppo anche dal punto di vista degli ettari e forse affascinata dal momento di grande splendore che avevano in vini bordolesi in Italia e nel mondo.

Ma si è capito abbastanza alla svelta che ci volevano terreni e esposizioni adatte e soprattutto un clima che in qualche modo permettesse a queste uve di continuare la loro tardiva maturazione almeno fino al mese di ottobre. Infatti, come dicono tanti produttori se al cabernet sauvignon (ma anche franc) “si raffreddano i piedi” cioè la terra si raffredda a causa di piogge o di abbassamenti drastici della temperatura, anche se poi torna il caldo ormai la maturazione non è compormessa ma sicuramente non si avranno delle grandi uve. Negli ultimi anni, pur con andamenti altalenanti, le annate buone per i cabernet sono aumentate e questo ha portato ad un innalzamento immediato della qualità media, con alcune punte molto interessanti.

Cortaccia

Sul fronte dell’altro vitigno bordolese molto presente in Alto Adige, il merlot, la situazione è abbastanza simile anche se la sua presenza è precedente a quella dei cabernet. Indubbiamente matura prima ma ha bisogno comunque di caldo per esprimere al meglio i suoi aromi e le sue caratteristiche. La zona di Cortaccia è quella che oggi propone la maggioranza dei vini da uve bordolesi e sicuramente la suddivisione in UGA recentemente approvata non potrà che dare una mano ai territori che vogliono puntare su questo vitigno.

Ma veniamo ai nostri assaggi che hanno visto prevalere leggermente i vini da monovitigno rispetto agli  uvaggi: probabilmente si tratta però di un fattore legato alle annate, con una 2021 che spicca su tutte le altre per ogni tipo di uva.

Ma non tutte le ciambelle riescono col buco e così anche una parte dei vini da uve bordolesi, anche per usi eccessivi di legno,  non ci sono sembrati di alto profilo: però sicuramente la media è alta, lo dimostrano tre Vini Top di assoluto valore e una serie di ottimi vini con punteggi piuttosto alti.

In definitiva si conferma il fatto che l’Alto Adige è ormai anche terra di ottimi vini da uve bordolesi, che possono invecchiare tranquillamente e nello stesso tempo mettere ben in mostra le caratteristiche varietali.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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