Alto Adige bianchi 2019: buoni risultati in particolare per aromatici e semiaromatici (seconda parte)5 min read

Ed eccoci alla seconda parte dei nostri assaggi dei bianchi altoatesini. Qui potrete trovare la prima parte e nella sezione degustazioni (potete accedere anche da qui a fianco) troverete tutti i vini degustati e le schede di valutazione

Riesling: Val Venosta sugli scudi. voto 9

Ci fossero stati ancora dubbi su quale sia in Alto Adige la zona di elezione per il Riesling i nostri assaggi di quest’anno hanno fugato ogni dubbio. La Val Venosta, pur con pochissimi produttori, deve  divenire l‘esempio da seguire per chi vuole produrre dei grandi Riesling. Non solo sul fronte qualitativo, altissimo, ma sull’idea di quale possa essere la strada per un Riesling che non scimmiotta le zone estere più vocate, non cede alla semplice chimera dello zucchero residuo, non transige su  aromaticità precise e rispettose delle uve che, anno dopo anno (con vigne più vecchie),  assumono maggiore concretezza e profondità. Come in molte altre zone altoatesine anche in Val Venosta occorrerà sempre fare i conti con il clima, ma siamo sicuri che si otterranno sempre vini rispettosi e profondi, con sempre più maggiori possibilità di maturare nel tempo. Non bisogna però tacere un’altra evidente realtà e cioè che per il Riesling l’annata 2019 è stata di alto livello, perché buoni risultati sono venuti anche dagli altri territori dove il vitigno è stato piantato. Di questo siamo felicissimi!

Val Venosta

Pinot Bianco: annata intermedia. Voto 7

Il nostro amore per il pinot bianco è cosa nota e la speranza ad ogni assaggio altoatesino è che il vino si dimostri all’altezza della sua fama, che vede da una parte un’elegante piacevolezza giovanile e dall’altra incredibili doti di invecchiamento. Per quanto riguarda la vendemmia 2019 abbiamo avuto una buona risposta sul fronte giovanile, mentre per l’invecchiamento dovremo attendere, ma i presupposti non ci sembrano eccezionali. Fermo restando che i Pinot Bianco del 2019 sono vini “base” ci sembra che all’annata manchi quel corpo e quella pienezza che fanno ben sperare per l’invecchiamento. I vini sono buoni ma abbastanza leggerini e spesso non certo molto persistenti al palato. Vero è che rispetto a vini  “cugini” come Pinot Grigio o Chardonnay il Pinot bianco del 2019 è nettamente superiore per gamme aromatiche e complessità generale ma  da questo vitigno ci aspettiamo sempre qualcosa in più. Vedremo più avanti con le selezioni, sperando di essersi sbagliati.

Pinot bianco

Muller Thurgau: annata non certo positiva. Voto 5.5

L’avevamo visto in Trentino e ne abbiamo avuto conferma in Alto Adige: la vendemmia 2019 non è certo stata positiva per il Müller Thurgau. Da una parte i classici e intriganti profumi del vitigno sono sincopati e stentano a uscire, dall’altra non abbiamo trovato strutture e/o freschezza che di solito ( o l’una o l’altra) sono presenti. Un’annata interlocutoria, vediamola così.

Uvaggi.: qualcosa si muove. Voto 7

In questo momento l’Alto Adige punta come non mai su grandi selezioni di monovitigno (ma quasi mai di monovigneto…) e quindi gli uvaggi sono quasi un retaggio del passato, spesso solo vini giovani  provenienti da tagli di cantina, fatti per essere bevuti in fretta. Ma quest’anno  abbiamo trovato non solo interessanti i “soliti noti” ma la sorpresa è venuta da nomi non certo frequentatori assidui, almeno per noi,  della tipologia.

Sia vini del 2019 sia di annate precedenti sono dotati di eleganza e struttura senza che il legno arrivi a dare fastidio. Non crediamo di stare assistendo ad un inversione di tendenza, però siamo convinti che di fronte ad un clima così difficile e ballerino, l’uvaggio possa garantire più facilmente una qualità media costante. Occorrerebbe rifletterci, magari senza correr dietro al mercato.

Moscato giallo: buoni ma… troppo pochi. Voto 7

Sei, sette vini degustati non solo non fanno testo ma non fanno massa critica buona per un giudizio. Comunque, anche se non troviamo grandi vini nel 2019 constatiamo, dando un’occhiata alle vendemmie trascorse, una buona qualità media anno dopo anno. Visti gli alti e i bassi a cui sono sottoposti molti dei vitigni altoatesini, il moscato (vinificato secco) forse meriterebbe maggiore attenzione sia dai produttori che dal mercato.

Gewürztraminer: una buona vendemmia con un cambio di prospettiva. Voto 8.5

Aldilà dei buonissimi Gw degustati (sia del 2019 che del 2018) quello che ci preme prima di tutto sottolineare è che, piano piano, questo vino sta perdendo sempre più i connotati “da aperitivo” per divenire un prodotto da utilizzare con soddisfazione a tavola o, addirittura come vino da meditazione.

Il percorso è e sarà lungo e probabilmente subirà anche qualche “ricaduta”, ma con i 2019 (e alcuni 2018) il segnale è chiaro. Una chiara indicazione viene  dalla riduzione o dal ridimensionamento degli zuccheri residui, che non deriva solo da scelte climatiche o vendemmiali ma dall’idea che il GW possa essere qualcosa di più e di diverso, possa avere un mercato meno “usa e getta”, possa provare a maturare qualche o diversi anni, riuscendovi con la stessa arma che usano altri vini, l’equilibrio.

Qualche  produttore lo pensa chiaramente qualche altro sta annusando l’aria ma la strada ci sembra questa. L’opposto sarebbe una ghettizzazione del vino e un suo inesorabile isolamento gustativo: relegato ad aperitivo per i neofiti del vino. Invece un buon numero di 2019 ha non solo aromaticità importanti e classiche ma strutture equilibrate non dominate dagli zuccheri residui e una possibile maggiore complessità futura. I migliori dei nostri assaggi sono poi solo e soltanto dei grandi vini, che ad una componente aromatica unica uniscono una potenza e una determinazione gustativa incredibile. E’ stato molto bello degustarli e ve li consigliamo senza se e senza ma, anche perché hanno prezzi quasi sempre molto interessanti.

In definitiva siamo rimasti soddisfatti dei nostri assaggi altoatesini, che hanno visto aromatici e semiaromatici nel ruolo di attori principali in un “teatro naturale” che ogni anno riserva cambiamenti e sorprese. Tra qualche giorno vi parleremo della schiava e vi anticipiamo che ne abbiamo trovate di buonissime  e, finalmente, viste in prospettiva di poter invecchiare diversi anni. Non perdetevi le nostre valutazioni e il nostro articolo.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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