Ad Appiano una “Giornata” soprattutto per lo Chardonnay altoatesino5 min read

Il paese di Appiano ha proposto anche quest’anno la “Giornata del vino” dedicata ai vini di qualità di Appiano e dintorni. Manifestazione enogastronomica ormai collaudata, organizzata dal Weinclub Eppan, dall’Associazione Turistica e dai Produttori di Appiano.

Per motivi di sicurezza sanitaria la location è stata trasferita dalla storica e suggestiva Lanserhaus (nel centro dell’abitato) alla più ampia e moderna cantina St. Michael-Eppan, dove è stato possibile degustare più di 150 dei migliori vini del comune, prodotti da 18 cantine.

Il programma varia di anno in anno e viene arricchito da Masterclass e degustazioni verticali: nell’edizione di quest’anno è stata rivolta un’attenzione particolare allo Chardonnay dell’Alto Adige. Una speciale degustazione che ha coinvolto 24 etichette delle varie cantine della  zona, di annate che andavano dal 2021 al 2015. Bella opportunità per conoscere come questo vitigno, famoso in tutto il mondo, si esprime nel territorio regionale.

Nelle Masterclass, guidate da vari enologi, si sono potuti apprezzare diversi, vini bianchi e vini rossi di punta altoatesini.

Come accompagnamento per questi vini eccellenti è stata allestita la zona “Miniculinaria”, nella quale il ristorante Zur Rose, l’Enoteca Vis à Vis, la Mila – Latte Montagna Alto Adige, il Genuss&Lachs Delikatessen e la Macelleria Windegger hanno servito specialità altoatesine.

Veniamo ai vini: oggi lo chardonnay è uno dei vitigni a bacca bianca tra i più diffusi al mondo. La patria italiana dello chardonnay è considerata da molti il Trentino. Si diffuse in questa regione grazie all’impulso di Giulio Ferrari, che nel 1902 produsse uno spumante rifermentato in bottiglia a base chardonnay.

In passato non si facevano distinzioni tra chardonnay e pinot bianco, oggi invece si è arrivati alla conclusione che i due vitigni non hanno nessuna parentela genetica diretta. Nel 1978  il vitigno è stato inserito ufficialmente nel “Registro Nazionale delle Varietà di Vite italiano” e nel 1984 nasce la prima DOC italiana a base chardonnay, l’Alto Adige Chardonnay.

In Alto Adige, la superficie coltivata a chardonnay è  di 592 ha, pari al 10,6 % del totale: collocata soprattutto in Bassa Atesina, Oltradige, nella conca di Bolzano e in Valle dell’Adige tra le province di Bolzano, Trento e Verona.  Il sistema di allevamento è prevalentemente a spalliera. Si adatta bene ai diversi tipi di suoli ma si esprime al meglio in terreni ben drenati, argillosi e calcarei, in ambienti freschi e ventilati, nelle zone calde di fondovalle, e a quote più elevate, tra i 250 e i 500 mt.

 Se coltivato in zone fresche, soprattutto nella vinificazione in acciaio, è caratterizzato da bella spinta acida, vivacità e sapidità, contraddistinto da profumi floreali e fruttati che ricordano fiori bianchi e gialli, note agrumate di cedro, pesca bianca, mela, pera, ananas, note minerali di gesso pietra focaia; in luoghi più caldi escono aromi di melone e di frutta tropicale matura come bananaananas mango.

Se affinato (spesso) in Barriques di rovere, dove effettua anche la  malolattica, gli aromi diventano più complessi: opulento, ricco, dall’avvolgente cremosità, consistenza e complessità. Il bouquet si impreziosisce con profumi di vaniglianocciole tostateburro fuso miele di acacia, speziato e rotondo, che con gli anni dovrebbero evolvere in complessi profumi terziari.

Ecco alcune caratteristiche riscontrate durante il viaggio nelle varie annate,  che ha contraddistinto la degustazione speciale di questa edizione

Nelle annate 2021 e 2020 le caratteristiche della giovinezza si esprimono nella loro pienezza, con note che variano in base alla caratteristica del territorio e dalla impronta di vinificazione ma che sono ben nette e decise.

Le annate dal 2019 al 2017 presentano delle criticità ed evidenziano caratteristiche trasversali: si percepisce solo il legno, che predomina su tutto, senza lasciare traccia evidente di ciò che è stato il vino in giovinezza.

Le annate 2016-2015 si contraddistinguono per positive note evolutive, profumi Smooky, con il ritorno della percezione dei frutti tropicali più evoluti e maturi.

Determinante la variabile tempo: in questo caso più che in altri, potrebbe essere una grande delusione aprire una bottiglia anzitempo.

Alcuni dei miei migliori assaggi, divisi per annata:

Chardonnay 2021 Bio-Weingut Strickerhof:, floreale e fruttato con piacevoli note agrumate, acidità ben equilibrata e rinfrescante.

Chardonnay 2020 Schlosskellerei Fritz Dellago: grande freschezza e mineralità.

Chardonnay 2019 Ignaz Niedrist “Vom Kalk”: in primo piano frutta matura, già note di tostatura, equilibrato e piacevole.

Chardonnay 2019 K.Martini & Sohn “Maturum”: grande piacevolezza all’olfatto, intense note di frutta bianca e acacia, buona sapidità equilibrio e persistenza.

Chardonnay 2018 Kellerei St.Michael-Eppan “Sanct Valentin”: bella complessità, note vanigliate e di fine pasticceria, sentori agrumati miele, di buona freschezza.

Chardonnay 2018 Kellerei Tramin “Troy”: bella intensità d’impatto olfattiva che ritorna all’assaggio: fiori evoluti, camomilla e richiami balsamici, frutta matura, pompelmo. Note di frutta secca dolce e vaniglia, molto complesso e buona persistenza.

Chardonnay 2016 Kellerei Schreckbichl Colterenzio “Lafòa”: profumi intensi e avvolgenti, mallo di noce, frutta matura pesca, melone e tropicale mango, note cremose di burro e vaniglia, minerale, elegante ed equilibrato.

Chardonnay 2015 Manincor “Sophie”: Frutti esotici e agrumati, acacia e tiglio, minerale e sapido, eleganti note vanigliate e burrose. Morbido,  persistente.

Altri vini incontrati nei banchi di degustazione:

Lorenz Martini 2018 “Comitissa” Riserva Pas Dosè Spumante (50%Pinot Biano, 35% Pinot Nero, 15% Chardonnay): bolla dalla piacevolissima cremosità, mela renetta in primo piano seguita da note di agrumi e crosta di pane. Avvolgente dalla buona freschezza.

Abraham: Pinot Bianco 2020 “In der Làmm”: frutta a polpa bianca,  e fiori freschi, note minerali e vanigliate, sapido e fresco.

Josef Brigl St. Magdalener 2021 “Vigna Rielhof”: fruttato, mora, lampone, ciliegia, lievemente ematico, macchia mediterranea, buona sapidità.

A fine serata una chiacchierata con un produttore è stata davvero interessante: eravamo concordi sul fatto che in molte vinificazioni, non solo in bianco, ci sia una spinta – a volte esagerata – nell’utilizzo del legno, che spesso viene fatta anche quando non ce ne sarebbe la necessità. Ultimamente le variazioni dei gusti del consumatore hanno modificato leggermente questa abitudine, tuttavia è ancora molto presente e difficile da sradicare, anche nelle nuove generazioni.

La comparazione che spesso viene fatta tra Alto Adige e la Borgogna, sia per il Pinot Nero che per lo Chardonnay, fa in modo di imitarne i modi di vinificazione. Tuttavia tra le varie differenze per l’amico produttore ce n’è una sostanziale che spesso non viene considerata: in Borgogna non è consentita l’irrigazione di soccorso, mentre per disciplinare in Alto Adige si, e in molti casi utilizzata non solo nelle situazioni emergenziali. Questo determina l’accumulo di grandi quantitativi di acqua all’interno degli acini che va a diluire quelle che sono le concentrazioni fenoliche. Con il legno si va a riportare un equilibrio perduto.

Anche se molti produttori di qualità non usano questa pratica il ragionamento meriterebbe comunque qualche riflessione.

 

Letizia Simeoni

Beata la consapevole ignoranza enologica. Finchè c’è ti dà la possibilità di approcciarsi alla conoscenza! Prosit.


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