Siamo ormai alla diciottesima edizione e come ogni anno gli addetti ai lavori, soprattutto enologi e soprattutto altoatesini (con qualche eccezione altrimenti non staremmo qui a scriverne) si ritrovano a Montagna per valutare il pinot nero proveniente da varie zone d’Italia.
Sotto esame l’annata 2016. Un’annata con un andamento climatico altalenante che sembrava compromettere la qualità delle uve in vigna, ma che le ultime settimane di settembre, soleggiate e con ottime temperature, ha rimesso in carreggiata.
93 i campioni in degustazione, ovviamente alla cieca, di cui, tranne l’annata non si sa nulla.
In attesa che vengano comunicati i vini vincitori, cosa che avverrà il 10 maggio ad Egna nell’ambito delle giornate del Pinot nero, proviamo a fare qualche valutazione sui vini assaggiati.
Diciamo subito che i vini in degustazione, tranne qualcuno che mostrava qualche ingenuità enologica, erano di buon livello, con note che andavano dal floreale (pochi) al frutto rosso.
Molti vini, data la loro giovane età, erano poco intensi olfattivamente e quindi occorrerà aspettare per vedere come si esprimeranno, altri invece sembravano già pronti con tannini ben levigati anche se non fitti.
Discorso un po’ più complesso per quanto riguarda l’uso dei legni che in alcuni casi mi è sembrato invadente e omologante, tanto da rendere difficile la loro lettura se ci si voleva impegnare in una riconoscibilità territoriale.
Non sono mancate alcune punte d’eccellenza, con buon equilibrio del floreale e del frutto e con note balsamiche e speziate che ne sottolineavano la finezza: al palato mostravano eleganza con un ritorno delle note fruttate che sfumavano in un lungo finale dagli accenni sapidi.
Dovendo dare un giudizio sull’annata direi, stando ai miei assaggi, una vendemmia tra il buono e l’ottimo.
Non resta che attendere i risultati finali degli assaggi, svoltisi secondo le modalità stabilite dal Centro Sperimentale Laimburg.