Anche quest’anno abbiamo degustato quasi 250 vini DOCG provenienti dal Chianti Classico, con quasi 100 cantine che ci hanno inviato i loro prodotti. Iniziando ci sembra giusto ringraziare sia le aziende che hanno avuto fiducia in noi sia il Consorzio del Gallo Nero per averci dato una mano fondamentale nell’organizzare e portare avanti la degustazione.
La 2018 in Toscana non è certo stata una grande annata, condizionata da una meteorologia bizzosa che ha portato in primavera a temperature medie piuttosto alte accompagnate purtroppo da molte piogge e a un’estate altalenante, che ha visto grande caldo e precipitazioni molto a macchia di leopardo. La prima conseguenza di questa annata “a velocità variabile” è stata che in qualche zona la sanità delle uve non è risultata perfetta.
Per fortuna il Chianti Classico è uno dei territori che ha reagito meglio!
Se da altre parti si è giunti a vini non certo di grande profondità e con gamme aromatiche non ben definite, in Chianti Classico questo è successo solo in parte e tanti 2018 non solo sono di una bontà incredibile, ma hanno corpo, rotonda struttura e profumi da vendere. Vini piacevolissimi da bersi anche subito ma comunque adatti ad un invecchiamento medio tra i 5-8 anni.
Se avrete voglia di scorrere le nostre classifiche vedrete che ai primissimi posti ci sono aziende che oramai fanno parte dell’elite del Chianti Classico con però alcune “new entry” molto interessanti e sinceramente inaspettate. Tra l’altro una delle due aziende che ha ottenuto il massimo punteggio nei vini d’annata ha dei vigneti in una zona che non è certo considerata tra quelle “top” e questo ci fa pensare che ovunque in Chianti Classico, se si è bravi, si possono fare grandi prodotti. Ci piace sottolineare anche una cosa abbastanza particolare: sono presenti tra i punteggi alti (non tra i top, ma quasi) anche grosse ma titolate cantine che possiedono vigneti un po’ ovunque e hanno così le caratteristiche per creare un giusto blend che, specie tra i vini “base” porta a prodotti equilibrati, di buona complessità e molto piacevoli. Come detto non arrivano nei primissimi posti in classifica ma sono ben posizionate tra quei vini comunque ottimi e spesso proposti a prezzi molto interessanti.
Questa particolarità si è ancora di più evidenziata se si parla delle Riserva 2017, ma per motivi molto diversi. 2017 Annata completamente diversa dalla 2018: molto poco produttiva, calda, asciutta, ha indirizzato la produzione di vini importanti come la Riserva verso logiche concentrazioni, ma con tannini in diversi casi un po’ troppo asciutti e purtroppo spalleggiati da alcolicità mal controllate. Così era facile arrivare a vini strutturati e corposi ma con poco equilibrio.
Alcune grosse realtà chiantigiane hanno presentato invece delle Riserva equilibrate, armoniche, addirittura eleganti pur non dimenticando il corpo. Questo per noi grazie a due fattori: da una parte la migrazione delle uve “migliori” (quelle dalle zone migliori in annate normali ma la 2017 non è stata un’annata normale!) verso la Gran Selezione e dall’altra l’utilizzo conseguente di uve meno “estreme” che hanno portato a vini meno estremi, più abbordabili, più piacevoli alla fin fine. Credo avranno anche buone possibilità di invecchiamento dato che l’equilibrio nel vino è uno dei fattori basilari per andare avanti bene nel tempo.
Per quanto riguarda le Gran Selezioni 2017 uscite quest’anno dobbiamo come al solito evidenziare che , anche e soprattutto per questa vendemmia, “il troppo stroppia”. Siamo di fronte a vinoni fatti sicuramente con grandi uve, molto concentrati, con tanto di tutto, con legni ottimi e molto meno invasivi che in passato ma spesso poco equilibrati e anche poco riconducibili a una precisa territorialità.
Sicuramente più centrati i 2016 usciti quest’anno, più ampi e nello stesso tempo con una maggiore profondità espressiva, che ci porta anche a ritrovare quelle territorialità che nei 2017 non sono di facile lettura.
Siamo comunque convinti da tempo che la Gran Selezione, anche se non è certo il nostro vino preferito, sia perfetto per i mercati esteri e possa svolgere il suo ruolo soprattutto in un contesto di immagine e di innalzamento medio del prezzo della denominazione: sotto questo punto di vista è oramai strategico.