Qualcuno potrebbe anche pensare che il mio inglese sia del livello espresso nel titolo (oddio…ci siamo vicini) ma questa partenza maccheronic-english vuole solamente mettere in risalto una domanda che è logico porsi andando ad assaggiare Custoza.
E ce la siamo posta soprattutto quest’anno, visto che i vini di questo piccolo territorio confinante con denominazione molto più blasonate hanno ottenuto forse i migliori risultati di sempre.
Credo sia interessante puntualizzare che le denominazioni in bianco che “circondano” Custoza (Lugana, Soave per esempio) sono praticamente monovitigno e se alziamo lo sguardo all’intero stivale le DOC in bianco che puntano sul monovitigno sono preponderanti rispetto a quelle che si propongono storicamente come uvaggi.
La moda del monovitigno bianco, ben portata avanti da intere regioni come Alto Adige, Trentino e Friuli, ha retrocesso nell’immaginario collettivo gli uvaggi o a vini “di rattoppo” (nel senso di mettere assieme varie scampoli rimasti in cantina) o, all’opposto, a vini importanti e strutturati che hanno bisogno di tanto tempo per crescere e di tanti soldi per essere acquistati.
Per questo una denominazione in cui nascono vini che possono avere fino a nove varietà di uve diverse (normalmente non si superano le cinque e comunque qui potete consultare il disciplinare di produzione) a prezzi assolutamente concorrenziali è facile venga considerata “cheap” e, al momento dell’acquisto, presa scarsamente in considerazione.
Bisogna anche dire che fino a 3-4 anni fa c’erano anche validi motivi per farlo, dato che la qualità media dei vini non era certo eccelsa; oggi invece la situazione è cambiata, sia tra i Custoza “base” che tra i Superiore.
Un chiaro segnale di cambiamento è anche il fatto che le due cantine sociali del territorio si sono messe finalmente d’accordo per un cambio di disciplinare che porta ad una diminuzione della resa per ettaro: una variazione non certo eclatante ma significativa di una strada intrapresa.
Ma veniamo ai vini: da un punto esclusivamente numerico avere il 50% dei vini con almeno 3 stelle e quasi il 70% attestato come minimo a 2.5 stelle è un bel segnale di tranquillità per il consumatore, specie per quello che vuole spendere meno di 8 euro per un bianco di buon livello.
Un bianco “base” che nel 2016 gioca bene le sue carte grazie ad una bella sapidità e ad un equilibrio invidiabile. Qualche prodotto è ancora esile e scarno al naso, ma la stragrande maggioranza ha belle gamme ,che vanno dal floreale alla frutta bianca.
I Superiore 2015, a parte alcuni “colpiti” da legni troppo invadenti, sono bianchi di tutto rispetto che non hanno niente da invidiare alle migliori denominazioni italiane: complessi, strutturati e armonici, sia da bere subito che da conservare in cantina per diversi anni. Ho detto diversi non a caso, perché l’ennesimo Superiore con più di dieci anni degustato da amici produttori, mi ha letteralmente lasciato a bocca aperta.
In definitiva, anche nel 2016 Custoza è una denominazione che continua a crescere, con vini dall’eccezionale rapporto qualità-prezzo.