150 anni uniti, dalla gastronomia2 min read

Intanto auguri a tutti gli italiani perché domani è la nostra festa. Ci sono voluti secoli,eroi, azioni esemplari e magari anche qualche manovra torbida, c’è voluto il fluire graduale della storia ma alla fine questo POPOLO con tutte le lettere maiuscole si è ritrovato attorno alla stessa tavola.

A proposito di tavola: alla faccia di chi vorrebbe farci a spezzatino sono convinto che quel meraviglioso zampone che è l’Italia possa (e debba) reggere ogni tipo di cottura. Non per niente lo zampone si abbina benissimo con salse bianche, rosse e verdi.

La forma dell’ Italia sembra scaturire da un dio molto fantasioso e forse per questo che quel dio ci ha donato la fantasia in cucina: migliaia di ricette, decine di migliaia di variazioni  stanno a rappresentare come l’unione delle diversità porti inevitabilmente a gustose somiglianze ed ancor più goduriosi rimescolamenti.

E in questo momento penso a chi queste somiglianze le ha sempre messe in pentola: alle italiane che da sempre hanno dimostrato di rivestire alla perfezione più ruoli: donna, massaia, madre, consigliera, grande lavoratrice,amica. A loro mi sento di dire grazie a nome di tutti i maschietti italici: “Grazie per averci sempre cucinati a dovere!”

Ma anche gli uomini sanno stare in cucina: da Pellegrino Artusi in poi,  emblema di una cucina borghese realista e  sostanziosa  di cui oggi sento la mancanza, l’uomo italico si è sempre più avvicinato ai fornelli. Statistiche di questi giorni lo vedono molto attivo in cucina nel 30% delle famiglie e questo non è un dato da poco.

Ma sto divagando. Torno a quel gran minestrone di culture gastronomiche che è l’Italia e che domani festeggia 150 anni di cottura. Un tempo di preparazione piuttosto lungo, ma di preparazione a cosa? Spero di preparazione ad altrettanti anni in cui si potranno fare anche discorsi del cavolo ma alla fine ci ritroveremo tutti attorno alla stessa tavola, imbandita sempre meglio.

E spero che attorno a questa tavola ci siano anche tanti amici di altre culture gastronomiche e che assieme a loro si possano creare piatti meravigliosi.

Con quale vino brindare al nostro futuro? Con quello che volete, basta che sia prodotto da mani sapienti e porti dentro di sé il sapore dei nostri ricordi ed il gusto delle nostre speranze.

Auguri a tutti.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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