Trentino 2010: bollicine e Traminer “über alles”!5 min read

Le nostre degustazioni dei bianchi trentini si sono svolte solo da qualche giorno e praticamente a caldo riportiamo alcune considerazione sui vini assaggiati. Prima di tutto però devo ringraziare la Trentino S.p.A e la Camera di Commercio di Trento per la solita impareggiabile ospitalità.

Rispetto agli scorsi anni abbiamo deciso di non assaggiare gli Chardonnay, preferendo a questi i Sauvignon ed i Traminer Aromatico. Questa scelta ha come motivazione principale quella di “lasciare al suo destino” lo Chardonnay  (non spumante) di questa fetta d’Italia, sperando che quanto prima i molti ettari piantati vengano dedicati quasi interamente alla creazione di basi spumante. Non sarà un lavoro semplice e breve ma crediamo sia l’unica strada per ottenere buoni risultati da quest’ uva, a suo tempo piantata  perché di moda ed oramai quasi “sopportata” da molti viticoltori. La strada della spumantizzazione, se portata avanti con serietà ed idee chiare (quindi abbassiamo e non di poco le rese, please..) potrà garantire un bel futuro per le molte centinaia di ettari di Chardonnay trentino che adesso producono vini quasi sempre al limite della sufficienza e della sopportazione.

Prima di parlare dei  nostri assaggi vi ricordiamo che potete commentare e dare il vostro voto ad ogni vino da noi degustato. Avanti! Sia noi sia i produttori non aspettiamo altro che i vostri giudizi.

Ma veniamo ai nostri assaggi.

 

Nosiola

La sensazione è che la moda degli autoctoni stia passando e la Nosiola, pur essendo mediamente vinificata meglio che in passato, sia rimasta in mezzo al guado. Le sue caratteristiche non sono certo quello di un Traminer, però la sua “porca figura” nel bicchiere la fa. La media di 2.5 punti ne è la testimonianza migliore, anche se alcuni punteggi sono stati leggermente spinti in alto da aromi indubbiamente buoni e suadenti, ma che con la Nosiola hanno poco a che spartire. Se si incomincia ad aggiungere Sauvignon, Muller o altro a cosa serve produrre Nosiola? La sua caratteristica “ leggerezza aromatica” doveva essere uno dei pregi  tra tanti vini iper profumati, mentre sembra divenuto il difetto da coprire.

 

Müller Thurgau

Vogliamo dare la colpa all’annata? Diamogliela! Detto questo non possiamo nascondere dietro il classico dito un risultato non certo di alto livello. Resta vero quanto detto lo scorso anno sulla voglia di lavorare seriamente sul  Müller in zone non certo facili e ad altezze che fino a pochi anni fa servivano quasi per il pascolo dei caprioli, però quest’anno i risultati non ci hanno soddisfatto molto. Profumi che stentavano ad uscire, vini spesso scivolosi, carenti di freschezza e non certo esuberanti nel corpo. Il non poter dare nemmeno un 4 stelle è la cartina tornasole di un assaggio che speravamo proprio di non fare.
Sauvignon
Il primo impatto con i Sauvignon trentini  non è stato certo molto ampio dal punto di vista dei campioni degustati: solo dodici. La qualità invece si è mostrata di livello medio. Vini facilmente riconoscibili, molto varietali anche se (ritorna il discorso dell’annata) non certo di grande struttura. Comunque un assaggio abbastanza positivo ma che avrà bisogno di conferme in futuro.

 

Traminer Aromatico

Attendevamo da quest’assaggio proprio le indicazioni che poi ne sono sortite. Per questo siamo contenti di poter affermare che i Traminer del Trentino si differenziano da quelli dei cugini altoatesini per una maggiore bevibilità, per un minore impatto della componente zuccherina  ed anche, in diversi casi, per una più spiccata freschezza. In soldoni questi traminer sono più “pasteggiabili” e più facilmente abbinabili. Tutto questo non ha prescindere dalla qualità media degli assaggi che è stata piuttosto alta. Questo grazie anche ad una bella definizione aromatica, precisa, ben marcata. Ovviamente alle regole c’è sempre un eccezione ed il solo 4 stelle fa eccezione, essendo molto strutturato ed anche ben piazzato quanto a zuccheri residui. Eccezione e regola però non sono altro che due facce della stessa medaglia e questa medaglia ci fa piacere metterla al collo di vini ben fatti ed  equilibrati. Proprio una bella strada al Traminer Aromatico.

 

Trento DOC

Indubbiamente la denominazione è uscita “felice e vincente” dagli assaggi. Qualità media salita sia nei base sia nei millesimati. Pare che l’austerità trentina abbia lasciato spazio a profondità e complessità aromatica, ma anche a vini più facilmente godibili. Un grosso passo avanti che però, cattivi come siamo, abbiamo definito come “Franciacortizzazione” dello spumante trentino. Ci spieghiamo meglio: quasi tutti i vini assaggiati ( e ripetiamo, molto migliorati rispetto agli anni scorsi) ci hanno dato l’impressione di avere una maggiore componente zuccherina al loro interno. Chiedendo ad alcuni produttori questi ci hanno parlato di una media di 7-8 grammi di zucchero litro. Tutto nelle norme, specie se si parla della tipologia Brut (massimo 15 grammi litro) ma di fronte ad una Franciacorta che si sta “trentinizzando”, diminuendo gli zuccheri attorno ai 5 -6 grammi litro e cercando di produrre bollicine più austere, dall’altra parte il Trentino si sta “Franciacortizzando”, innalzando mediamente gli zuccheri di 1-2 grammi litro rispetto al passato e creando vini più “piacioni”. Resta comunque il dato che gli oltre 40 vini assaggiati hanno mostrato una qualità media veramente molto alta e di questo, gli amanti delle bollicine come noi, non possono che esserne felici. Un altro dato positivo è stato anche il piccolo aumento del numero di produttori.  Da questo punto la Franciacorta è lontanissima ma  2-3 produttori in più all’anno sono sempre ben accetti.

In definitiva siamo partiti da Trento con qualche delusione ma con un buon numero di belle certezze. Speriamo che anche gli assaggi autunnali “in rosso” di Teroldego e Marzemino ci portino altrettante soddisfazioni.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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