Teorema della Vernaccia di san Gimignano: base OK, altezza…3 min read

Una delle troppe giornate caldissime di questa torrida estate ci ha visto salire verso la Rocca di San Gimignano, sede del Consorzio (a proposito, grazie!), per il nostro annuale assaggio di questo storico bianco toscano circondato da un mare di vini rossi.

Quasi ottanta campioni divisi tra Vernaccia di San Gimignano base, selezione e riserva. In realtà la categoria intermedia, dal mero punto di vista del disciplinare, non esiste ma è oramai consuetudine definire “selezione” le vernacce dell’annata o dell’anno precedente frutto di una vigna o appunto di una selezione di uve particolari.

Come si riconoscono sullo scaffale? Normalmente le vernacce base non hanno nome di fantasia mentre le selezioni sono sempre dotate di “nome e cognome”.

 

In campo la vendemmia 2011 per le basi ed una buona fetta delle selezioni, la 2010 per un nutrito drappello di selezioni e per qualche riserva e la 2009 per la maggior parte delle riserve.

Riuscire nel 2011 a fare dei buoni bianchi  uscendo indenni o quasi dal gran caldo di metà agosto/inizio settembre non era certo facile. Per questo siamo rimasti positivamente impressionati dalla discreta qualità media dei “base” che, pur mostrando in alcuni casi carenze aromatiche e strutturali hanno comunque presentato un buon numero di campioni  di ottimo livello.
Probabilmente alcuni di questi vini hanno avuto anche il lecito aiuto di altre uve (sauvignon in primis) che però sono riuscite a non stravolgere il vino ma solo a dargli un nerbo ed una spalla maggiore.

Purtroppo non per tutti è stato così ed eccoci quindi a parlare di alcuni vini dove le aggiunte di uve aromatiche (permesse dal disciplinare????) hanno stravolto completamente il quadro del vino. Crediamo che il consorzio debba intervenire senza tentennamenti per far capire che dove un 5-10% di Sauvignon o Chardonnay in certi anni può aiutare la stessa percentuale (o più alta…) di moscato può stravolgere la tipologia, creando anche forte confusione sul mercato.

Comunque le basi, grazie anche ad una piacevole sapidità in bocca,  escono dalla degustazione con un voto medio attorno al 7-7.5. Questa non è altro che una conferma di quel miglioramento generalizzato in vigna che da alcuni anni è in corso a San Gimignano.

Anche non poche selezioni stanno godendo di questo miglioramento ma in diversi casi purtroppo sembra ci si dimentichi del vitigno con cui si ha a che fare. Quindi ricerche di concentrazioni (anche usando legno) che squilibrano e rendono muti (forse per sempre) i vini, sono riscontrabili in questa seconda categoria. Ci sono anche diversi esempi, per fortuna, contrari ma non possiamo nascondere che mano a mano si saliva dalle “basi” alle “altezze”  la piacevolezza, la freschezza, la bevibilità diminuiva quasi esponenzialmente.

E continuava a diminuire nelle “altissime altezze” delle riserve, dove veramente l’uso del legno andrebbe proibito per legge. Non sappiamo se i produttori di san Gimignano vengano serviti da venditori di barrique di scarso livello ma le note di legno esagerate e non belle percepite (non solo quest’anno) nelle Riserve devono far riflettere sull’uso di questo strumento di cantina.

Complessivamente, se le selezioni escono con un voto medio di 6.5 le riserve non riescono a raggiungere la sufficienza. Speriamo  sia colpa solo della loro estrema giovinezza ma non possiamo non convenire che a San Gimignano, almeno da due –tre anni, sono meglio "le basi delle altezze".

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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