Soave 2011: buoni risultati nonostante l’annata3 min read

Prima di parlarvi di come sono andati gli assaggi annuali di Soave voglio narrarvi un “nanetto” alla Frassica.

C’era una volta un degustatore giovane e bello che stava per andare ad assaggiare, assieme ad altri colleghi, i bianchi della famosa denominazione Saove. Il territorio in questione, tanto per farvi capire, si trova vicino alla città di Vorena.

L’anno precedente, il degustatore giovane e bello aveva dovuto assaggiare in tre luoghi diversi  i Saove  e la cosa non gli era piaciuta molto, anche perché non capiva perché, essendoci un consorzio preposto alla cosa, si dovesse comunque dividere un assaggio di non molti campioni in mille rivoli. Comunque obtorto collo assaggiò nei tre luoghi tre.

L’anno successivo il degustatore giovane e bello, per non ripetere l’esperienza “trinitaria” (che fa perdere giornate di lavoro per niente) fece inviare la richiesta dei campioni al solo consorzio con il risultato che un  gruppo di “dissidenti” (assieme ad alcuni semplici smemorati…ma questo è un altro nanetto)non inviò i campioni.

Allora, dato che tra i dissidenti (e gli smemorati..) c’erano produttori di ottimo livello il degustatore giovane e bello andò in un’enoteca locale, si comprò una bottiglia per tipo dei vini dei dissidenti  (e degli smemorati..) e così potè fare l’assaggio.

Morale del nanetto: se sei un produttore di buon livello a Saove fregatene pure di inviare i campioni, anche se il degustatore è giovane è bello, tanto ti becchi comunque un buon vuoto ed in più vendi una bottiglia.

 

Torniamo alla realtà dei nostri assaggi: la prima cosa da dire è che anche a Soave il 2011 non è stata una grande annata. Detto questo, che è il bicchiere mezzo vuoto, presentiamo subito il bicchiere mezzo pieno.

Oramai a Soave un buon numero di produttori riesce comunque, anche nelle annate non eccezionali, a fare dei buoni vini.

Ecco in soldoni il succo dei nostri assaggi. Infatti i tre vini che hanno ottenuto le 4 stelle sono tutti dell’annata 2010 ed anche tra i cinque che sono arrivati a 3.5 stelle solo 3 sono del 2011. Questo per noi vuol dire che il caldo del periodo metà agosto-metà settembre ha creato anche qui non pochi problemi, tarpando le ali a molti profumi e soprattutto facendo perdere per strada quella sapida freschezza  che caratterizza la Garganega.

Questo ovviamente in generale ma se scendiamo troviamo che ben 31 Soave 2011(Classico e non) sulla quarantina assaggiati hanno ottenuto punteggi non inferiori a 2.5 stelle. Questo vuol dire che il livello medio della denominazione (almeno nella fascia alta che noi assaggiamo) è di buon livello anche in annate non certo da ricordare.

Quindi per il 2011 vi potrete aspettare mediamente vini magari non proprio profondissimi al naso ma con gamme più che consone alla tipologia, con bocche di discreta sapidità e media lunghezza. Anche le oramai classiche (per la vendemmia 2011) aggiunte di tartarico sono ben modulate e riescono a conferire  un fresco equilibrio.

Questa è sicuramente una buona notizia per chi vuole bere un Soave, potendo così spaziare tra alcune decine di produttori di buono-ottimo livello e soprattutto potendo contare su un vitigno come la Garganega, che quando viene prodotta con attenzione e rese adeguate (non per forza bassissime, già un buon compromesso qualità quantità è tra 80-100 q.li ad ettaro) è sicuramente di assoluto livello mondiale.

Non si capisce allora il perché di una scoperta strana e non certo positiva, quella di alcuni vini con gamme aromatiche assolutamente fuori tipologia, che si avvicinavano al moscato….Speriamo sia una moda passeggera ma sarà bene che il consorzio di tutela intervenga subito con ferma determinazione.

La moda giusta dovrebbe essere invece quella dei vini da 4 e 3.5 stelle di quest’anno, veri e propri esempi di cosa la Garganega può arrivare a dare.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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