Assaggi Valpolicella: quando ci si ispira troppo a Gano di Maganza..7 min read

Quest’anno i nostri assaggi (svoltisi come sempre al Consorzio Valpolicella che ringraziamo assieme alle sue meravigliose ed efficentissime dipendenti )aveva come focus l’Amarone 2007 ed i Superiori e Superiori Ripasso  2008-2009.

Questo non vuol  dire che non siano arrivati un buon numero di Amarone 2006 (anche qualche 2008) 2005 ed addirittura qualcosa del 2004 e del 2003. Tra i Superiori ed i Ripasso invece inferiore la presenza di altre annate precedenti (qualche 2007 e pochissimi 2006).

Come potrete vedere linkando a piè di pagina, non sono stati certamente assaggi trionfali. Per spiegarvi cosa è successo e cosa soprattutto sta succedendo per noi  in Valpolicella partiamo da un esempio. Mettetevi nei panni di un chicco d’uva. Vive felice e contento accanto a mamma vite fino a quando, con modi piuttosto brutali viene separato dalla mamma (vendemmia) e poi letteralmente ridotto in poltiglia e costretto a divenire una cosa completamente diversa da prima (vinificazione). Converrete che gli occorrerà un po’ di tempo per adeguarsi alla nuova situazione.

Di questo tempo in Valpolicella gliene viene dato sempre meno. Il nostro povero chicco divenuto vino si trova così praticamente nella spiacevolissima situazione in cui si trovò Gano di Maganza, legato mani e piedi a quattro cavalli che tirano in direzioni diverse.

Da una parte c’è il cavallo della natura, che tira per reclamare i suoi tempi, dall’altra c’è invece il cavallone del mercato, che non ne vuol sentire di aspettare.

Il terzo ed il quarto cavallo appartengono ai produttori che si trovano  a cavalcare (appunto) un momento economico particolarmente positivo. In particolare il terzo è il cavallo della quantità di uve prodotte e messe a dimora per Amarone e Ripasso, che non tende certo a rallentare la sua corsa, mentre il quarto rappresenta un modo (sbagliato) per  cercare di accorciare i tempi di maturazione usando, senza averne la perfetta padronanza, la scorciatoia del legno piccolo.

Quattro cavalli che tirano in direzioni diverse se non opposte: vi potete immaginare che cosa può accadere.

Fuor di metafora: Il successo dell’Amarone e dell’oramai (purtroppo) suo surrogato Ripasso stanno portando soldi e fama ma rischiano di far esplodere in mille pezzi il mondo enoico della Valpolicella.

 

Due dati su per farvi capire meglio (fonte Consorzio di Tutela).

Nel 2006, sono stati imbottigliati complessivamente circa 349.000 ettolitri di vino DOC, mentre nel 2010 questo valore è passato 416.000. Se lo guardiamo così l’incremento è moderato (19.19%) ma se andiamo a vedere al suo interno la situazione cambia completamente.

Nel 2006 i Valpolicella “base” (classico e non) facevano la parte del leone , con 239.000 h.le, pari a quasi il 69% del mercato totale. I vini “passiti” (amarone e ripasso) coprivano il rimanente 31%. Nel 2010, a fronte dell’aumento produttivo suddetto, i Valpolicella “base” sono scesi a 167.000 h.le , con appena il 40% del mercato, mentre Amarone e soci sono arrivati da 110.000 a 249.000 ettolitri (quasi il 130% in più!!!) e rappresentano il 60% del mercato totale.

In questi due numeri si possono leggere molte cose. Un sicuro e notevole aumento di guadagni per i produttori ed il territorio,  un indubbio innalzamento qualitativo ma anche una vera e propria “riconversione enologica” della Valpolicella, che in 5 anni (figuriamoci i dati del 2011…) è passata da terra che produceva il 70% di vini secchi e piuttosto semplici a terra che produce il 60% di vini più o meno passiti o comunque più o meno con zuccheri residui e soprattutto molto strutturati.

Un bel cambio di rotta in così poco tempo e con un trend di crescita che rischia di obnubilare anche le menti più fredde, portandole  al famoso ragionamento per tangenti,  che in caso di crescita fa pensare ad una crescita continua in eterno (e, nel caso opposto porta a credere che non ci sarà limite al peggio). La realtà è invece sempre molto più variegata ed i segnali che ci hanno dato i vini assaggiati quest’anno non portano verso lidi sicuri e tranquilli.

 

Superiore e Superiore Ripasso

Lasciamo da parte i Superiori,oramai in minoranza schiacciante sul mercato,  anche se non si sono dimostrati inferiori (scusate il gioco di parole) rispetto ai cugini ripassati. La realtà del mercato del Superiore Ripasso (2008 o 2009 le cose cambiano poco) è composta spesso da vini di grande alcolicità ma di relativa struttura (specie i 2009), marcati da legni invadenti e scissi dal vino. Nella migliore delle ipotesi siamo di fronte a piccoli amarone, anche se il termine piccolo è certamente fuorviante perché i Ripasso cercano in tutti i modi di mostrare i muscoli. I risultati sono spesso (per fortuna ci sono diverse eccezioni)  dei vini adesso completamente immaturi e in futuro molto probabilmente poco piacevoli e  scomposti.

Questi vini sono indubbiamente figli della situazione sopra descritta, anche perché da una parte non avevamo mai avuto così tanti vini affetti da riduzioni difficilmente risolvibili, ascrivibili ad un imbottigliamento ed  immissione precoce sul mercato ( che ci ha portato anche all’esclusione di etichette importanti)e dall’altra tante marche eccessive di legno piccolo. Anche questo è un segnale chiaro: uso legno piccolo per velocizzare le maturazioni e, magari, anche per rendere più piacione ed internazionale un vino venduto soprattutto all’estero.

 

Amarone

Durante l’Anteprima di gennaio l’Amarone 2007  ci era sembrato  (cito le testuali parole dell’articolo.. vedi)  “ piacevole ma senza grande profondità, talvolta con qualche grammo di zucchero in più e senza quella freschezza presente (in parte) addirittura  nel 2003” .

Dopo averli assaggiati praticamente 9 mesi dopo non ci sentiamo di scostarci di molto da quel giudizio. Inoltre l’annata 2007 ci è sembrata ancora piuttosto chiusa “grazie” ad un uso spesso eccessivo di legno nuovo. Questo è forse più evidente per una certa carenza di struttura ed equilibrio, evidenziato da una specie di “vuoto al centro del vino” che caratterizza non certo le grandi annate. Quindi un vino leggermente meno “tosto” si ritrova purtroppo molto “tostato” dal legno.

La 2007 è stata un’annata calda, un po’ come il  2003, ma se il 2003 aveva dimostrato un insperato equilibrio, il 2007 sembra non averlo, prediligendo una interpretazione spesso “piacionesca” rispetto ad una ricerca di maggiore profondità e complessità. Speriamo che il tempo possa aiutarla, come sta facendo con i 2006 (ne abbiamo assaggiati diversi); anche se partivano da una stoffa ed una polpa completamente diversa, un anno in più (cavallo della natura…vi ricordate???) li ha aperti  e resi molto più eleganti sia al naso sia in bocca. Anche se non ne avevano molto bisogno, il tempo si sta dimostrando galantuomo anche con gli Amarone 2005. Quelli che abbiamo assaggiato ci confermano la piacevolezza al naso e l’equilibrio trovato a suo tempo.

 

In definitiva, sembra di scoprire l’acqua calda ma L’Amarone ed il Superiore Ripasso hanno bisogno di tantissimo tempo per potersi esprimere (non “al meglio” esprimersi e basta) ed invece tutto converge nel metterli in commercio sempre prima, prova ne sia che mentre, tra nemmeno due mesi si celebrerà l’anteprima dell’Amarone 2008, potranno entrare in commercio sia gli Amarone 2009 che i Ripasso 2010.

Non ci piace fare i bastian contrari ma (pur riscontrando una buona qualità media nei vini) se questa tendenza non subirà una bella sterzata, stando anche ai segnali che i vini ci  hanno dato quest’anno,  non ci riesce di vedere il sereno non variabile che tutti in questa terra meravigliosa credono di avere sopra e davanti a loro.

Chiudo con la solita annotazione sul peso delle bottiglie, dove si sta arrivando a livelli di assurdità assoluta. Cari produttori: la potenza dell’Amarone si dimostra nel bicchiere e non sullo scaffale, usando vetri “palestrati”.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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