Assaggi Franciacorta: programmando un futuro da adulti7 min read

Ed eccoci, mentre Natale si avvicina a grandi passi, a parlare delle bollicine di Franciacorta.

Se crediamo questo il giusto momento per pubblicare i risultati dei nostri assaggi crediamo sia ancora più giusto il momento degli assaggi stessi, che oramai da due anni il Consorzio Franciacorta ci permette di fare nella prima decade di ottobre ma raccogliendoci i campioni ad aprile/maggio. Questo porta a degustare sboccature con almeno 6-8 mesi di bottiglia e quindi valutare vini molto più espressi.

Ciò può avvenire sia grazie al Consorzio che ringraziamo, sia grazie al web, che permette di assaggiare dopo per pubblicare prima. Ancora forse è presto ma…permetteteci di dire che Il futuro delle guide non potrà che essere online.

In generale quest’anno siamo stati più soddisfatti dello scorso anno. In buona parte forse  il merito (o il demerito in un caso) è delle annate prese in considerazione ma crediamo che, per la prima volta da quando veniamo qua, la Franciacorta ha iniziato seriamente a sedimentare il presente per pensare al futuro. Un futuro non solo dove si faranno più bottiglie ma dove ci saranno franciacorta diversi: meno immediati, più pensati e radicati in quello che ancora non può essere un terroir ma sta iniziando seriamente a diventarlo.  Sarà merito o colpa anche del mercato che non tira più come una volta, del doversi confrontare con l’estero (adesso 85% abbondante dei Franciacorta viene venduta in Italia) del dover insomma programmare un futuro senza il raddoppio annuale delle vendite, ma la sensazione è che la Franciacorta stia diventando maggiorenne e cominci a programmare un futuro da zona enologica adulta.

Ma lasciamo stare il futuro e parliamo di presente, presentandovi i risultati degli assaggi di quasi 280 Franciacorta DOCG, suddivisi nelle cinque canoniche tipologie: Pas Dosè, Extra Brut, Brut, Saten e Rosè. Oltre a suddividerle in cinque questa volta le commenteremo suddividendole ulteriormente tra non millesimati e millesimati e crediamo sia questo un modo per capire meglio cosa sta succedendo in questa piccola ma “effervescente” denominazione.

 

 

Pas Dosé

Si riconferma, nonostante gli ottimi risultati dei Brut (millesimati soprattutto), la tipologia qualitativamente regina della Franciacorta. Lo si capisce subito dall’altissima percentuale di millesimati al suo interno che arriva al 70%. Il bello è che questo 70% raggiunge l’incredibile media stelle di 3.11, forse la più alta mai ottenuta in un nostro assaggio. Siamo di fronte a vini di grande complessità, dove il termine “semplicità” è bandito e dove è veramente difficile che il consumatore possa sbagliare una scelta. Oddio, deve essere un consumatore con qualche soldino in tasca ma saranno sicuramente soldi spesi bene. Il miglioramento dei Pas Dosé coinvolge non solo la cantina ma anche il vigneto, sempre più vecchio e sempre più adatto a vini complessi. Lo si può capire anche dai pochi non millesimati che comunque mostrano quasi le stesse caratteristiche dei cugini, raggiungendo la media di 2.83 stelle.  

Voto alla tipologia 9

 

 

Extra Brut

 

Dovrebbe essere una categoria di punta e, almeno a vedere i punteggi lo è, ma gli Extra Brut continuano a rimanere in un limbo evolutivo riassumibile dalla frase “Vorrei ma non posso”. Infatti vorrebbero essere categoria di elite (il 60% di millesimati lo dimostrerebbe) ma ad un certo punto si perdono, tanto che praticamente non  c’è differenza media qualitativa tra millesimati e non millesimati. 2.84 stelle di media per i primi e 2.80 per i secondi. Questo può essere visto come un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, permettendo comunque di accedere a vini di pregio anche senza “pagare” per il millesimato ma il problema è un altro. Se tra i pas dosé millesimati non vi sono praticamente grandi scale qualitative, tra gli extra brut invece le differenze sono troppo evidenti per parlare di categoria omogenea. Una tipologia che dovrebbe mostrare una certa austerità strizza invece troppo l’occhio ai brut, arrivando a dolcezze che non dovrebbero qui essere presenti.

Voto alla tipologia 6+

 

 

Brut

 

Appartiene a questa categoria il vino che ha ottenuto il punteggio maggiore ma prima di tutto vorremmo sottolineare come quest’anno la “porta d’ingresso” al Franciacorta, la tipologia più prodotta, quella dei Brut non millesimati, abbia dato ottimi risultati. Dal punto di vista del punteggio medio (2.57 stelle) è lontana dalle vette dei pas dosè ma qui dobbiamo ragionare in altri termini. Siamo di fronte ai vini di prezzo più basso che rappresentano il vero biglietto da visita del Franciacorta in Italia e nel mondo. Quest’anno, grazie forse ad un’annata di base (2009) di buon livello, abbiamo trovato molte meno “rarefazioni” aromatiche e soprattutto strutture do bocca definite e piacevoli. Questi vini (il 64% della tipologia brut) si sono mostrati in diversi casi convincenti anche come profondità e complessità con alcune chicche (le 3.5 stelle, tanto per essere chiari) assolutamente da consigliare visto anche il prezzo. Tra i millesimati invece, che crescono ogni anno ma rappresentano comunque il 36% della tipologia abbiamo trovato di tutto e di più: Grandi Vini con la G e la V maiuscola e interpretazioni invece quasi da dimenticare. Mediamente i millesimati ottengono una media stelle molto alta (2.94) e diversi, per ampiezza aromatica e profondità di bocca, sono di livello internazionale. Poi si trovano Franciacorta Brut di millesimi vari che effettivamente poco di più hanno rispetto al cugino non millesimato. Comunque siamo di fronte ad una tipologia in crescita, grazie soprattutto alla base, mentre i millesimati si mantengono ottimi ma con alcuni distinguo.

Voto alla tipologia 8

 

 

Saten

Se l’annata di base ha dato una mano ai brut non millesimati purtroppo la stessa cosa non l’ha fatta per i saten. Infatti, per il fatto di dover passare almeno 6 mesi in più in bottiglia prima di entrare in commercio i saten non millesimati sono sempre un anno indietro rispetto ai Brut. Questo in soldoni ha voluto dire poca ampiezza aromatica e soprattutto scarsa freschezza. Quindi poco nerbo in bocca e la classica piacevolezza spesso appiattita. Non so se può consolare il fatto che quasi tutta la tipologia ha mostrato lo stesso andazzo e quindi quell’omogeneità richiesta dal consorzio può dirsi raggiunta. In realtà ai Saten non millesimati quest’anno manca qualcosa, anche se la media stelle (2.52) e quasi uguale a quella dei brut. Per fortuna crescono in millesimati. Mezza stella precisa di scarto (3.02) parla da sola. Là dove mancavano spinta e definizione aromatica troviamo belle complessità e profonde cremosità al palato. Questo sia nei Saten 2008 che in quelli di annate precedenti. Siamo quindi felice che i millesimati stiano crescendo (anche qui, come nei brut, rapppresentato al 36% della tipologia) e  si posizionino su alti livelli con caratteristiche diverse e ben riconoscibili, dove la piacevolezza non fa rimpiangere quel briciolo di complessità in meno.

Voto alla tipologia 6.5 (media tra 5 ai senza annata e 8 ai millesimati)

 

 

Rosè

 

In passato chiudendo con i rosè potevamo quasi dire “in cauda venenum” perché di solito le performances di questi vini portavano una nota amara e negativa al complesso della degustazione. Quest’anno invece notiamo con piacere che qualcosa in questa tipologia si sta muovendo. Sembra che i franciacortini incomincino ad avere più dimestichezza col pinot nero vinificato in rosso. I miglioramenti maggiori si sono visti soprattutto nelle componenti aromatiche e tra i millesimati, ma anche tra i senza annata (media stelle di 2.30 la più bassa di tutto l’assaggio e molto bassa in assoluto) non abbiamo trovato quel cimitero aromatico degli elefanti degli anni precedenti. Comunque bisogna ancora lavorare molto perché le strutture e l’eleganza latitano e, dato che stiamo parlando di un vino che occupa quasi il 65% della tipologia e che ha un prezzo base molto più alto del cugino brut senza annata, purtroppo il rapporto prezzo/qualità è piuttosto basso.  Tra i millesimati invece finalmente abbiamo per la prima volta almeno una (ristretta) rosa  di ottimi prodotti di cui parlare. Già una media stelle di 2.78 è di tutto livello ma finalmente, per la prima volta abbiamo percepito che in questa tipologia può esserci un futuro “roseo”.  Finalmente rosei sono anche i colori e piano piano si sta andando verso una discreta omogeneità, dove non trovano più campo i simil ramato e i rosa schoking. Anche questo è un buon segnale.

 

Voto alla tipologia 6 + sulla fiducia.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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