Aglianico del Vulture 2003-2004: bene ma…attenti ai prezzi!2 min read

Sappiamo di aver creato un piccolo pandemonio con il nostro precedente articolo sul Vulture. (vedi Basilicata svegliati!) Produttori abbastanza risentiti che si sfogano al telefono, mail con taglienti precisazioni di aziende che parlano sia a nome loro che della denominazione etc. Quando questo accade noi siamo felici sia perchè constatiamo che quello che scriviamo viene letto ma soprattutto perchè crediamo che certe discussioni possano portare solo a crescere. Oggi, a distanza di qualche tempo, pubblichiamo i risultati delle nostre degustazioni. Possiamo subito ribadire un concetto:
l’Aglianico è una grande uva e riesce a sopportare tanti strapazzi che suonerebbero il de profundis per altri vitigni. Basta guardare i vini dell’annata 2003: sicuramente mancanti di eleganza e con gradazioni alcoliche imponenti, i 18 campioni da noi assaggiati si sono comportati più o meno come i rossi delle più importanti denominazioni nazionali. Forse “un po’ meno che più” ma indubbiamente il quadro che ne esce parla di vini comunque ben fatti. Solo un prodotto è stato escluso dalla valutazione, ma probabilmente a causa di problemi durante il trasporto. Solo un vino ha ricevuto la “sufficienza istituzionale” mentre ben 11 si sono attestati due stelle e 5 a tre. Mancano le punte verso quattro o addirittura cinque ma ci toglieremo la curiosità di riassaggiare il Don Anselmo fra 5 anni….
Molto meglio (e ci saremmo meravigliati del contrario) l’annata 2004. Vini più freschi, con tannini meno arditi ed ardenti, prodotti che si dispiegano meglio al palato e che mostrano eleganza e dolcezza di base. Su 15 vini ben 2 hanno ottenuto quattro stelle e la media punti generale (2,46) la dice lunga sulla qualità media dell’annata. I due vini che hanno raggiunto le quattro stelle hanno anche un prezzo molto interessante, intorno ai 10€. Lo stesso non possiamo dire per tanti altri prodotti (2003 compreso) che in enoteca si avvicinano ai 30€. Ci sembra un prezzo molto, troppo alto, che rischia di spiazzare il mercato e soprattutto di costringere a scomposte ritirate. Il fatto di avere l’enologo di grido o di lavorare il vigneto con cure ed attenzioni da gran cru (questo in pochissimi casi…..) non crediamo autorizzi a sparare cifre addirittura superiori a tanti Brunello o Barolo. Siamo d’accosrod che il Vulture, con il suo Aglianico, è un piccolo e prezioso forziere, ma adesso ci sembra solo un modo per cercare di cavalcare una tigre molto pericolosa.

Partecipanti alla degustazione: Carlo Macchi e Pasquale Porcelli

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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