Wine Spectator, vol. 46, no.14. Il meglio per qualità/prezzo.9 min read

La Cover Story di questo numero é il premio, assegnato per la prima volta da WS, ai vini Top Value, ossia col miglior rapporto qualità/prezzo. Poi, la celebrazione del 40° anniversario della kermesse della New York Wine Experience, con le stars del vino internazionale. Unico argomento aggiuntivo, non espressamente citato in copertina, é l’Annual Report della felice annata 2019 nel Rodano., Ovviamente ci sono poi  le consuete rubriche e gli articoli brevi di GrapeVine, di cui segnalo la pagina del columnist Mitch Frank sul necessario ripensamento sulle bottiglie pesanti, dopo che il peso medio delle bottiglie é più che raddoppiato negli ultimi 40 anni, quella della rubrica dedicata alla salute, nella quale si parla degli studi più recenti che ridimensionano notevolmente il rilievo dato agli allarmi  sul rapporto tra consumo di vino e disturbi cardiaci, e il focus dedicato alla vendemmia 2019 a Porto, a cura di James Molesworth: un’annata “freshly stiled”, che valorizza la freschezza in un’annata pur molto calda e secca.

Qualche parola prima di tutto sul Porto: un’annata nel complesso di buon valore, col Vintage Port Nacional della Quinta de Noval al top, con 97/100, seguito da quattro cuvée, rispettivamente di Graham, Quinta do Noval , Quinta do Vallado e Quinta do Vesuvio a quota 96. Solo 95/100 al mio preferito, il Quinta de Vargellas di Taylor’s. Prima della degustazione, Owen Dugan aveva illustrato come si serve correttamente  il Porto, e David Gibbons I suoi  migliori matches con formaggi (tra questi il nostro parmigiano-reggiano).

Prima di esaminare più in dettaglio i due servizi sui quali mi soffermerò, I Top Value Wines e l’annual report del 2019 nel Rodano, giusto un accenno al bilancio conclusivo delle degustazioni del 2021 di Wine Spectator: i vini degustati delle nuove releases nel corso dell’anno sono stati complessivamente 12.486, dei quali il 56% ha raggiunto o superato i fatidici 90 punti su 100. Il numero maggiore di essi  é quello dei vini americani (3.662), seguiti da quelli francesi (3.378) e italiani (2.680). Dopo il terzetto di testa, bisogna scendere fino ai 424 vini dell’Australia. Sono ovviamente  assai di meno quelli di tutte le altre nazionalità. Tra I vini che hanno raggiunto o superato I 90/100 I più costosi sono quelli francesi (110 euro in media), seguiti da quelli californiani (93) e italiani (85). Prezzi assai più bassi sono quelli rilevati per i vini di Washington (57) e assai meno per quelli neo-zelandesi (37). Quanto alle percentuali di vini con le valutazioni più alte, sono Francia e Italia ad eccellere (entrambe con l’8% dei vini degustati valutati tra 95 e 100 punti). La Francia prevale però per quanto riguarda i vini valutati tra 90 e 94 su 100 (55% contro I nostril 45%). L’Italia si prende poi una rivincita , a livello regionale, con i vini top di Piemonte  e Toscana (rispettivamente 14 e 15% con oltre 95/100, contro il 13% del Rodano, il 12% dei cabernet californiani e “solo” il 9% dei vini di Bordeaux).

Eccoci dunque ai Top Value Wines. Come ricorda Marvin Shanken nel suo editorial, WS lanciò il suo concorso per il Top Wine dell’anno nel 1988. Con il 2021 ad esso viene ora  affiancato quello per il miglior vino dal punto di vista del rapporo qualità/prezzo. Ad aggiudicarsi per la prima volta il trofeo, nel quale, oltre alla qualità più alta possible occorre valutare il costo dei diversi vini e la loro accessibilità sul mercato americano, é stato un Sauvignon Blanc del Marlborough neo-zelandese, sempre più popolare in America, quello di Alan Scott della vendemmia 2021, che si propone con il non trascurabile  punteggio di 93/100 a un prezzo molto competitivo (solo 17 dollari). Quello di Scott é anche l’unico vino della Nuova Zelanda presente nel gruppo dei Top 10. Se la California , con 6 vini, é lo stato col maggior numero di vini nelle posizioni di vertice (tre  rossi, un Pinot noir ,  un Cabernet Sauvignon, e naturalmente uno Zinfandel,  e tre bianchi, due Chardonnay e un Blanc Fumé), é l’Italia ad aggiudicarsi due dei soli tre vini europei di questa speciale graduatoria (il terzo é andato alla Spagna, un rosso del Toro): un Chianti Classico (Castello Banfi 2019, 91/100 per 17 dollari) e un Pinot grigio altoatesino (Alois Lageder 2019, 90/100, 16 dollari) .

A seguire é un ampio servizio nel quale gli esperti regionali della rivista propongono le migliori opportunità tra i vini di alta qualità che non superino i 40 dollari. Per quanto riguarda l’Italia  sono stati presi in considerazione solo tre territori: Piemonte, Prosecco e Sicilia . Ecco i rispettivi campioni: Barbera d’Alba 2019 di Pio Cesare (92/100 per 27 dollari), Prosecco Extra-Dry di Conegliano-Valdobbiadene superiore Rive di Ogliano Masottina (90/100 e 28 dollari), ed Etna rosso Tenuta delle Terre nere 2019 (91/100 , 25 dollari), che precede di un soffio quello di Tornatore del 2018, con lo stesso punteggio, ma un prezzo più alto (33 dollari). Lo score più alto se lo é aggiudicato comunque un Rioja  reserve, la Selección 16 di Bodega Izadi della vendemmia 2016: 94/100 e un costo di 25 dollari.

Barbera

Anche se non menzionato in copertina, il servizio più importante di questo numero é il report sui vini del Rodano (Nord e Sud) del 2019. La sintesi di questo report é che, grazie a un patrimonio di vecchie vigne resilienti e alla tenacia di un gruppo di vignerons abile e motivato, i vini del Rodano del 2019 sono di grande qualità, pur seguendo a  una lunga serie di annate molto calde e secche.

Partiamo da Sud: 94/100 é la valutazione dell’annata di WS. Dopo un inverno umido, a cui ha fatto seguito una lunga stagione calda e secca, si é vendemmiato ai primi di ottobre, con i vini a dominanza grenache e mourvèdre in assoluta evidenza. Specie i rossi risultano ricchi, maturi ed espressivi con tessiture  di notevole finezza . In definitiva un’eccellente annata , molto golosa. Solo la mostruosa annata 2016 (99/100)  e lo straordinario anno 2015 che l’ha preceduta (97/100) hanno fatto meglio, ma la 2016 é stata un’annata davvero difficilmente ripetibile, con forti escursioni termiche tra il giorno e la notte che hanno permesso una maturazione delle uve lenta e complete, conservando livelli di acidità soddisfacenti che hanno assicurato ai vini, come sempre molto ricchi, una grande  freschezza: un’annata simile alle calde annate 2009 e 2007 ma con una definizione migliore. Tra gli Châteauneuf-du-Pape, star di questo territorio, l’annata 2019 ha portato grandi riuscite ma poche sorprese, a partire dal vino vertice, l’Hommage à Jacques Perrin di Beaucastel: 98/100 per lui. Con un punto in meno segue un quintetto costituito dallo  Châteauneuf-du-Pape di Clos des Papes, dal Vieilles Vignes del Domaine Marcoux, il Deus ex Machina del Clos St.Jean, il Pure del Domaine La Baroche e la cuvée Collection Charles Giraud del Domaine di St.Préfert. Ben 10 vini hanno raggiunto quota 96/100 a testimoniare l’altissima qualità dell’annata. Tra I bianchi, il miglior risultato é quello ottenuto dalla Cuvée spéciale Vieilles Clairettes del Domaine de St. Préfert, con 97/100, mentre , a un solo punto in meno seguono ben sette grandi bianchi , tra I quali due di Beaucastel,  con il Roussanne Vieilles Vignes, il Clos des Papes, ancora St.Préfert, Rotem et Mounir Saouma e due selezioni del Domaine de Vaudieu.

Per quanto riguarda gli altri crus del Sud, é Gigondas, come sempre, a fare la parte del leone, con al vertice due cuvée dello Château de St. Cosme, La Poste (98/100) e Le Claux (97/100). Grande riuscita anche per il Domaine des Bousquets che colloca ben 4 suoi vini tra i migliori otto, con punteggi di 96 e 95/100.

 Per quanto riguarda il Rodano settentrionale, l’annata 2019 é stata valutata 96/100, punteggio superato di poco da 2016 e 2017 (97/100) e l’annata 2015 (99/100) star di una striscia di annate eccezionali, con la sola annata 2014 di livello sicuramente minore. Nel 2019 la raccolta é stata più ridotta, a causa dei danni causati da venti molto forti durante la fioritura. Crozes-Hermitage ha sofferto per le grandinate di giugno. Per il resto il clima é stato molto caldo, appena temperato da qualche pioggia in Agosto. Le condizioni al momento della vendemmia sono state comunque eccellenti e ne sono risultati vini molto concentrati e molto ben definiti, dal frutto molto intenso, specie tra i rossi. Per quanto riguarda I vini bianchi, invece, i risultati sono stati meno omogenei.

I vini top: ovviamente Côte-Rotie (soprattutto) ed Hermitage per quanto riguarda i rossi in assoluta evidenza.Alle posizioni di vertice, con 97/100, sono appunto due Côte-Rotie, entrambi di Jean-Michel Gerin  (La Landonne e Les Grandes Places) e l’Hermitage Les Bessards di Delas. Poi, a quota 96, segue un folto gruppo di Côte-Rotie interrotto solo dall’Hermitage di Tardieu-Laurent e dal Cornas di Dumien-Serrette.

Tra i vini delle ultime annate (quindi non solo quelli del 2019), spicca il Côte-Rotie La Côte Blonde di Stéphane Ogier : 98/100 per la versione del 2016 e altrettanti per quella del 2017. A quota 97, insieme con l’Ermite Hermitage 2018 di Chapoutier e l’Ex-Voto 2017 di Guigal  , sono quattro Côte-Rotie, La Landonne 2017 di Guigal , La Belle Hélène 2016 e 2017 di Stéphane Ogier, oltre alla cuvée Lancement dello stesso Domaine.

Tra i vini col migliore rapporto qualità-prezzo, Crozes-Hemitage, Vinsobres e Côtes-du-Rhone sono le denominazioni in maggiore evidenza: al top , con 92/100 (e a 25 dollari) sono il Crozes-Hermitage Les Launes 2019 di Delas e il Vinsobres Altitude 420 del Domaine Jaume.

Infine i bianchi, con ovviamente Condrieu su tutti e St.Joseph al seguito. Due Condrieu di François Villard , il Villa Pontciane e il De Poncins, rispettivamente, con 97/100 e 96/100, hanno ottenuto le valutazioni più alte, mentre una dozzina di altri vini staziona tra i 94 e I 95 punti, in maggioranza Condrieu, inframezzati da St.Joseph ed Hermitage. Nel gruppo anche un bianco di St.Peray.

Nonostante l’ampio spazio ad essa dedicato, non parlerò dell’ampia rassegna sulla 40a edizione della New York Experience con la sua passerella di celebrità del vino internazionale (per quanto riguarda l’Italia palcoscenico per Antinori e Gaja) perché la ritengo di limitato interesse per i nostri lettori, e mi limiterò ad accennare alla “Buying Guide” che chiude come sempre il fascicolo, con ben 550 assaggi, dei quali ben 66 con un “classic score” (95(100 o più): nella vetrina dei migliori, due Barolo del 2017 (il Brunate di Rinaldi e il Cicala di Aldo Conterno), con il Veneto star dei vini smart.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


LEGGI ANCHE