Wine in Sanremo anno primo2 min read

Ormai quasi ogni zona italiana ha il suo evento che raccoglie insieme un gruppo di cantine; molti di questi sono fotocopiati e vivacchiano grazie alla buona volontà dei rappresentanti di vino locali, i quali spronano le cantine che rappresentano a partecipare; Pochi sono quelli che sopravvivono al tempo e crescono fino al punto da assurgere ad importanza regionale o nazionale.

 

Alcuni poi si caratterizzano territorialmente o per una specifica vocazione enologica. Questi ultimi sono quelli che di solito appaiono più interessanti quando il numero delle cantine è nutrito e di buon livello. Un po’ tutti cercano di attrarre il pubblico degli appassionati senza però dimenticare quello dei professionisti.

 

Pochi, invece, si rendono interessanti per il programma di degustazioni, eventi ed incontri che offrono a margine dell’evento stesso.

 

Wine in Sanremo mi ha convinto a partecipare proprio per questo: il nutrito numero di degustazioni e appuntamenti paralleli, alcuni dei quali veramente interessanti.

 

E così sabato 10 ottobre, per la volontà di Roberto Verrando (titolare di una storica enoteca Sanremese), ha aperto i battenti Wine in Sanremo.  

Non canzoni o fiori al Palafiori ma i gorgoglii dei vini che scendevano nei calici e i loro profumi che riempivano le sale della grande struttura.

 

Circa cento cantine da tutta Italia con una latitanza grave di quelle locali ( solo una decina e ancora adesso non ho capito se sia stata colpa dell’organizzazione o negligenza dei produttori), nomi famosi e belle punte d’eccellenza.

 

Una prima edizione che si può archiviare come prova su strada e che ha permesso all’organizzazione di testare le varie dinamiche di cui W.I.S. si compone e di comprenderne anche le potenzialità,  visto che il bacino di utenza cui si rivolge va da Genova a Nizza, fino a Torino e Milano.

Un bacino importante che credo attenda soprattutto una caratterizzazione locale dell’evento, con la partecipazione in massa delle cantine da Genova al confine con la Francia…ma anche oltre se possibile.  Tutto è perfettibile e naturalmente anche W.I.S.: un augurio di buon lavoro allo staff per l’edizione numero due.


 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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