Vini ad Arte 2014: anteprima per il Sangiovese?6 min read

Così anche  la nona edizione di Vini ad Arte si è conclusa! Lunedì 24 febbraio nella artistica cornice del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, il sipario sulla Anteprima Riserva Sangiovese 2011 è calato.  

Per i nostri lettori “fuori provincia” rammento che Vini ad Arte, negli anni, è divenuta di fatto e di diritto il contenitore all’interno del quale vengono presentati in anteprima alla stampa i nuovi vini. Laddove per nuovi vini si intendono soprattutto le Riserve di Romagna Sangiovese >(ex Sangiovese di Romagna), tipologia che maggiormente richiama l’attenzione dei critici.

Ritornando al suo calendario abituale, Vini ad Arte può contare su di una sorta di effetto traino, o ricaduta se vi piace di più, dovuto alle Anteprime Toscane che si concludono la settimana precedente. Alcuni dei giornalisti stranieri ed italiani ne approfittano infatti per fare anche una ricognizione sulle nostre denominazioni. E credo sia questo poi il motivo principale per cui si continua a fare Vini ad Arte, nonostante i numeri e le presenze totalizzate scoraggerebbero chiunque.

La giornata di Domenica, con l’assaggio dei numerosissimi vini nel lungo bancone di degustazione serviti dai Sommeliers dell’AIS, ha visto il contatore degli ingressi paganti fermarsi poco oltre i 300 tagliandi.

A disposizione del pubblico un’unica sala, lunga e stretta, dove risultava difficile, quando non impossibile avvicinarsi ai banchi per scegliere e farsi servire i vini. Un minus cui va posto rimedio; bisogna infatti garantire un’accessibilità ai vini più agevole e invitante nell’approccio.  

Gli inviti alle aziende a partecipare sono stati inviati, da parte del Consorzio Vini di Romagna (che ha gestito la giornata di Domenica) a tutti i produttori, oltre 200, che nell’anno hanno rivendicato l’utilizzo delle denominazioni romagnole da cui restano escluse, per ragioni di competenza, le d.o. imolesi e riminesi. Non tutti i produttori però hanno inviato i campioni, ciò nonostante i numerosi vini in assaggio hanno di certo ripagato il costo del biglietto.

Nel mentre il pubblico assaggiava, in un altro salone si svolgeva il tradizionale Master del Sangiovese, spettacolare competizione riservata ai Sommeliers AIS. Noi della stampa invece, la domenica pomeriggio a Bertinoro abbiamo assistito alla degustazione, a cura di Giorgio Melandri e Gianni Fabrizio, di vecchie annate di Sangiovese di Romagna. Una iniziativa pensata per mettere in luce, attraverso i vini scelti, le differenze territoriali e la capacità di tenuta e di evoluzione nel tempo dei nostri vini. Prova ampiamente superata con minor sforzo da parte del gruppetto di vini più anzianotti.  Sei vini nati tra il 2004 e il 2006 e altri 6 tra il 1993 ed il 2001. Outsider l’unica bottiglia esistente al mondo(così si dice) dello storico Sangiovese di Predappio Vigna del Generale 1979.

 

La giornata del Lunedì è stata invece gestita dal Convito di Romagna, storico gruppo di produttori romagnoli e titolare del brand “Vini ad Arte”. Al mattino degustazione in anteprima per la stampa accreditata, circa una ventina di giornalisti, e al pomeriggio ingresso riservato agli operatori su invito.

Sull’effettivo valore e significato delle anteprime in generale permettetemi di glissare, c’è già abbondanza di pensieri, commenti ed opinioni senza che io debba aggiungere il mio. Dico solo che non esiste lettura più chiara di quella rappresentata dall’elenco dei vini presentati all’anteprima, poi ognuno faccia le proprie riflessioni…..ma, accidenti, quando l’headline della locandina recita testualmente: Romagna Sangiovese Riserva, presentazione in anteprima annata 2011 e relative sottozone(m.g.a.) e poi ti ritrovi con 122 vini assortiti tra bianchi, dolci e altri vini rossi assortiti, e solo 31 Riserva Sangiovese (inclusi parecchi campioni da botte/vasca), e con solo 9 campioni a rivendicare la sottozona, beh allora qualcosa non quadra del tutto.

Capisco la voglia di far assaggiare quanti più vini possibile ai giornalisti presenti, ma ho la vaga idea che sparare random allenti quella tensione sulla tipologia Riserva che invece si vuole ottenere. Se si punta sul Riserva Sangiovese, allora si vada in profondità tralasciando il resto. Nel caso specifico il resto era rappresentato da 8 campioni albana 2013, 18 Sangiovese tipologia Superiore 2012, 31 Riserva Sangiovese 2011 ed il corposo saldo sotto la voce varie ed eventuali.

 

Sostanzialmente, dal punto di vista climatico, il millesimo 2011 è stato caratterizzato da una ondata di caldo concentrato nel mese di agosto e in alcune zone, verso il 20 di agosto, si sono avuti forti precipitazioni che di fatto hanno fatto ripartire la vegetazione del sangiovese rallentandone la maturità fenolica. Nel 2012 invece il caldo ha imperato per tutta l’estate e ciò ha consentito in qualche modo alle piante di adeguarsi ed equilibrarsi.

 Ho già avuto modo di commentare che gli assaggi delle Riserve 2011 mi sono apparsi da subito più convincenti del solito. Colori meno concentrati, profumi meno spinti e più delicati e nitidi, sorsi più eleganti e scorrevoli e tannini meglio disposti il ché significa meno aggressivi e più maturi del solito. Inoltre un uso più accorto e meno invasivo dei legni ha fatto reso i vini più bevibili. Questa almeno è la mia impressione ma, altrettanto legittimamente, i più affezionati a vini “grossi” potranno usare il termine “diluiti”.

Lascio in sospeso il commento profetico sul potenziale evolutivo o “de garde”, ritengo infatti che l’unica certezza sulla evoluzione di un vino sia l’incertezza circa il suo percorso futuro. Piuttosto indefiniti e meno convincenti ma senza dubbio più gastronomici mi sono parsi i Sangiovesi Superiori 2012 per i quali vale senza dubbio la regola di affiancargli un piatto; un buon accorgimento per stemperare e diluire in bocca un alcol sopra le righe e tannini aggressivi e talvolta immaturi.

E per finire rimane l’incognita e la grande ed inevasa domanda sulle sottozone: come mai così pochi produttori le rivendicano? Non dovrebbe essere il basamento sul quale costruire, valorizzare e mettere in evidenza le peculiarità territoriali della Romagna?  Una spinta a cercare un proprio stile?

Per ora, assaggiando i vini e pensando alle sottozone, risulta difficile trovarci un filo conduttore, ma forse è solo perché siamo all’inizio del viaggio.

 

Critiche e suggerimenti per il prossimo anno:

1) Il Consorzio Vini di Romagna si dovrebbe impegnare di più, l’unità dei produttori va ricercata nel punto più alto e ci si deve impegnare a fare sistema. Insomma basta campanilismi. 

2) La giornata aperta al pubblico deve potersi avvantaggiare di spazi più ampi e confortevoli, disponendo meglio i tavoli che devono essere di più.

3) La degustazione per la stampa si può organizzare meglio, magari in un ambiente con un paio di gradi in più, disponendo i tavoli più vicini e fornendo almeno 5 bicchieri a testa invece di 3. La distanza dall’ultimo tavolo al banco dei vini costringe il sommelier a camminare un’ora ogni volta per portarti i tre vini, ma dategli almeno un cestello per trasportarli (vedi Leopolda Firenze).

Escludendo queste piccole pecche, l’organizzazione di Wellcom, dal punto di vista dell’accoglienza e della logistica dei trasporti è stata più che buona.

Alla prossima.

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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