Viaggio ispanico: seconda parte5 min read

Essendo tante le aziende e poco il tempo a mia disposizione  ne ho visitate solo alcune: non chiedetemi  i criteri di  scelta, perché non saprei proprio come spiegarveli. Un po’ appoggiandomi alla bibbia del vino spagnolo Peniñ, un po’ al mio lato B (scritto maiuscolo date le dimensioni).

Comunque sia, credo di aver  avuto la fortuna di imbattermi in persone che amano il proprio lavoro e lo fanno con grande passione e questo è quello che conta a qualsiasi latitudine.

La realtà Galiziana della Valle  del Sil  è ancora per il momento appannaggio di aziende a conduzione familiare; mancano le grandi concentrazioni che caratterizzano alcune regioni spagnole come la Rioja o la Ribera del Duero per citare le zone più note. Sicuramente ancora qui il vino è un’espressione personale: non che non che manchi l’occhio al mercato, ma c’è sempre la convinzione di fare un prodotto unico, così come in tutte le tradizioni artigianali. Poi, per carità le tecniche sono pressoché uguali, prima tra tutte l’affinamento sui lieviti, una pratica che sembra generalizzata, così come quella dell’uso  della barrique.
Anche la pratica dell’uso del ghiaccio secco in vendemmia, sia per raffreddare che per inertizzare sembra trovare un numero crescenti di adepti. Ma ciò che rende veramente unico il territorio della Valdeorras è la composizione dei terreni, che nelle sue espressioni migliori diventa  granito sciolto o addirittura ardesia.

Ecco un quadro veloce delle aziende visitate.

Bodegas Godeval

Ad Horacio Fernandez Presa, socio fondatore ed enologo dell’azienda, oggi ottantenne, il territorio deve molto. Fu lui che agli inizi degli anni ottanta diede un fondamentale impulso al progetto Revival che mirava al recupero della varietà Godello a rischio d’estinzione. La prima vinificazione fu del 1986 e da allora molte azienda hanno seguito le orme di Don Horacio andando a ricostruire il vigneto Godello e portando questa varietà all’attenzione internazionale.

Godeval Cepas Vellas 2010
E’ sicuramente il vino che racchiude in questo momento tutta la storia e la filosofia aziendale. Ottenuto da una selezione di uve provenienti dai vigneti più vecchi dei suoi 17 ettari totali.
Profumi complessi di mela matura, albicocca e pesca. Se al naso si mostra già intrigante tuttavia è il palato che impressiona per struttura e rotondità supportate da una spalla acida molto ben delineata con sensazioni agrumate e lievemente sapide. Un vino elegante che gioca molto sull’eccellente armonia.

Viña Somoza

Incontrare  Fernando Gonzales , proprietario e deus ex machina dell’azienda è un’esperienza che vi consiglio, caso mai doveste capitare da queste parti. Ex pilota di Caravelle, sposato con una hostess,  fisique du rol un po’ appesantito dagli anni e dal buon vivere, trasmette immediatamente energia e simpatia, unitamente ad un amore per questa terra che è da diverse generazioni nella storia della sua famiglia. L’azienda mi è parsa fortemente personalizzata e le idee di Fernando si realizzano nei vini prodotti.

Neno Godello 2011

Di primo acchito il vino potrebbe anche sembrare semplice, ma vi assicuro che se andate un po’ più in profondità mostrerà una vena fruttata dai toni tropicali molto accattivante e articolata, in cui troverete anche note floreali molto fini . Il corpo è quello pieno e rotondo dei Godello di qualità, con finale, se il termine  non risultasse abusato, minerale. Un vino godevolissimo neanche a dirlo.

Bodegas Valdesil

Ho avuto il piacere di essere accompagnato nel giro tra le vigne da Borja Prada Gayoso , giovane agronomo responsabile dei vigneti appartenente alla famiglia che dirige questo piccolo paradiso vitivinicolo composta da 30 ettari di proprietà ed altri 58 controllati. Scorazzando tra i vigneti che si trovano tutti ad una altezza media non superiore ai 550 metri, l’incontro più bello:  Pedrouzos. il vigneto di Godello più vecchio di Spagna, ceppi di oltre 120 anni .Commovente!  
Non ci sono parole per descrivere questa vigna immersa nell’ardesia e che ovviamente dà vita ad un vino molto particolare, che l’azienda mette in commercio in appena 800 magnum,dopo un lungo affinamento in rovere da 500 litri.

Queste le mie impressioni dei vini dell’azienda, che produce complessivamente 250.000 bottiglie, tralasciando alcuni vini,  comunque buoni, scrivendo di quelli che in qualche modo, per un motivo o per l’altro mi sono sembrati particolari, sempre ottenuti da Godello in purezza

Montenovo 2011

Il vino base dell’azienda con cui si fanno numeri e che viene venduto a 5 €  franco cantina. Niente da dire su questo vino, esemplare per pulizia esecutiva, con profumi di pesca bianca e note floreali, Corpo un po’ esile e chiusura con mandorla verde molto gradevole. Semplice e corretto

Valdesil 2011
Le vigne in media di 30 anni cedono profumi di mela verde, pesca e nespola. In bocca ha una  presenza piena,  densa (‘affinamento sui lieviti) ed una buona  progressione chiudendo molto bene ed in modo persistente. Un residuo zuccherino un po’ alto gli toglie una freschezza finale che non ne fa apprezzare a pieno alcune note minerali accennate.

Valdesil 2008
Il tempo lavora  a favore di questo vino donandogli note di pietra focaia appena accennate, mentre le note fruttate si spostano su sensazioni di agrumi dolci in un finale contemporaneamente sapido e dolce.  Spero di non dire una bestialità ma  ricorda nel finale certi Riesling.

Valdesil 2007
La degustazione di questo vino mostra con assoluta certezza quanto questa varietà sia versatile. Fresco ed aromatico nelle versioni giovani, complesso ed elegante nelle versioni con qualche anno sulle spalle, come in questo caso. Le note minerali sono predominanti e con quelle di idrocarburi molto pronunciate. In bocca è molto elegante anche se gli manca un po’ di profondità finale, con la riproposizione di uno stile tedesco. Comunque un vino di grande valore e che  non finirà di stupire ancora con il passare degli anni; forse non tantissimi, ma quanto basta a cominciare considerarlo tra i vini che possono invecchiare bene.

Chiudo qui con il mio viaggio in Spagna , non vorrei fare come qualche romagnolo di mia conoscenza che la tira alla lunga. Ringrazio i miei compagni spagnoli: Carmenz Perez e Pepe Sierra fantastici compagni di viaggio, senza la cui fondamentale ed  amorevole assistenza questo viaggio non si sarebbe mai potuto realizzare.

Pasquale Porcelli

Non ho mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non me ne pento, la strada insegna tanto. Mia madre diceva che ero uno zingaro, sempre pronto a partire. Sono un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? Degustatore seriale, come si dice adesso, ho prestato il mio palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Come sono finito in Winesurf? Un errore, non mio ma di Macchi che mi ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che mi permette di partire ancora.


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