Il mio incontro con l’Albariño risale a qualche decennio fa: colpa di Arcigola e di Carlos Delgado che curava (e credo lo faccia ancora) la pagina enogastronomica di El Pais.
Fu amore a primo a sorso, breve ma intenso. Negli anni a seguire, come si conviene ad attempati amanti, pochi e furtivi incontri. consumati perlopiù sbrigativamente ai banchi di qualche importatore, sino ad un incontro più tranquillo avvenuto a Madrid in occasione della manifestazione gastronomica che si tiene ogni anno. Poi finalmente l’occasione di un viaggio in Galicia nelle Rias Baixas.
Come spesso accade però nelle lunghe storie che si trascinano, dopo un primo momento di passione, l’amore si consuma e lascia a volte la porta aperta al tradimento. Già perché il mio incontro con il Godello , un altro meraviglioso Blanco Galiciano, ha tutti i contorni di una folgorazione, che ha appannato il primo amore.
Così partito per amore dell’Albariño, lungo la strada mi ritrovo a civettare con il Godello.
La Denominacion de Origen Valdeorras, che comprende principalmente il Godello ma anche altri vini, si trova a nord ovest della provincia galiziana di Orense, appena lasciate le terre di Leon .
E’ terra dura, aspra, dalla strada di fondovalle che scorre seguendo il fiume Sil, si intravedono le vigne.
I vigneti migliori sono coltivati (alcuni terrazzati) sulle pendici delle colline che si elevano lungo la vallata, dove sembrano combattere con la vegetazione d’alta montagna che li circonda, arrivando non di rado ad 800 metri.
Il suolo è molto vario: si va da quello argilloso e profondo a quello granitico o a quello caratteristico ed inconfondibile costituito da ardesia.
Il clima anche se prevalentemente mediterraneo ha grandi influenze atlantiche con una temperatura media di 11 gradi, ma che d’estate supera facilmente i 30.
Grandi escursioni termiche tra notte e giorno e con il più basso indice di piovosità della Galicia, tra i 850 ed i 1000 mm.
In queste condizione trovano spazio circa 1200 ettari di Godello con una produzione media, rappresentata da 47 aziende, di circa 2,4 milioni di bottiglie.
Le aziende sono moderne, di dimensioni piccole se paragonate al resto delle aziende spagnole, quasi tutte nate negli ultimi due decenni con allevamenti a spalliera che hanno soppiantato l’antico alberello.
ll Godello è una riscoperta recente anche per gli spagnoli; la sua commercializzazione è al 90% indirizzata al mercato nazionale con qualche eccezione.
Di maturazione precoce (la vendemmia avviene ai primi di settembre) è uva dalle caratteristiche varietali molto ben delineate, facilmente distinguibile dalle altre varietà bianche spagnole come Albarino e Verdejo.
I profumi sono di buona intensità , ricordano la mela verde ed anche la mandorla, con l’invecchiamento si arricchiscono di note fortemente minerali. Non ho trovato, essendo la produzione di queste aziende abbastanza recente, nessuno storico che supera i 10 anni.
Molto diffusa la tecnica di vinificazione che usa la fermentazione sui lieviti o “sobre lias” come dicono qui. Quasi tutti dicono di usare lieviti autoctoni e non selezionati ed hanno una grande attenzione nell’uso del rovere, diviso in due nette categorie: quello americano e quello francese. Anche se le grandi quantità (si fa per dire) sono costituite dai vini che fanno inox, c’è una continua ricerca ad aumentare la complessità di questi vini attraverso la barrique, mentre è poco usato il tonneau e quasi sconosciuta la botte grande.
I vini che mi sono piaciuti di più in quanto più diretti e godibili e con una rappresentazione varietale molto più definita, manco a dirlo, sono quelli senza rovere. Ovviamente sto generalizzando molto, così come si conviene ad uno, che in quelle bellissime zone c’è capitato per caso o quasi.