Vernaccia di San Gimignano: la disfida di Cusona4 min read

Sintetizzando al massimo potremmo dire che un vero parterre de roi, di giornalisti enogastronomici (esclusi gli scriventi naturalmente) si è ritrovato a casa di un Principe  per degustare vini con veri e propri quarti di nobiltà.

 

Scendendo nel particolare, lunedì 5 maggio Marco Sabellico e Gianni Fabrizio del Gambero Rosso, Antonello Maietta presidente AIS, Vito Lacerenza e Fabio Pracchia di Slow Food, Claudio Corrieri della Guida Espresso,  Riccardo Viscardi di Doctorwine e il sottoscritto, coordinati da Guido Ricciarelli  di Vini Buoni d’Italia ci siamo ritrovati attorno ad un ex cedro del libano divenuto un megatavolone per degustazioni. Questo tavolone si trovava (e si trova) nella fattoria di Cusona dei Principi Guicciardini Strozzi, dove eravamo ospiti loro e del Consorzio della Vernaccia di San Gimignano.

 

Ma perché tanta nobiltà enogastronomica (riesclusi i presenti) si  è seduta attorno all’ex cedro del libano di un principe? Per una chiacchierata senza fronzoli sulla situazione generale della Vernaccia di San Gimignano, con davanti prima otto vernacce premiate dalle varie guide e poi altri otto vini italiani pluripremiati. Una degustazione rigorosamente non bendata e non ingessata,  dove ognuno ha detto quello che si sentiva di dire e che alla fine non avrà certo “dato la linea” per la vernaccia del futuro, ma sicuramente qualche buona idea o interessante annotazione.

 

I vini degustati, scelti da Guido Ricciarelli tra le etichette più premiate, erano: per la Vernaccia

 

Vernaccia di San Gimignano Vigna Santa Margherita 2012, Panizzi

Vernaccia di San Gimignano Riserva 2011, La Lastra

Vernaccia di San Gimignano Campo della Pieve 2011, il Colombaio di Santa Chiara

Vernaccia di San Gimignano Riserva 2010, Fontaleoni

Vernaccia di San Gimignano Sanice 2010, Cesani

Vernaccia di San Gimignano Riserva Vigna ai Sassi, Le Calcinaie

Vernaccia di San Gimignano Carato 2009,  Montenidoli

Vernaccia di San Gimignano Riserva Isabella 2006, San Quirico

 

e per il “resto del mondo”

 

Abruzzo Pecorino Giocheremo con i Fiori 2012, Torre dei Beati

Collio Friulano Ronco delle Cime 2012, Venica & Venica

Greco di Tufo Vigna Cicogna 2012, Benito Ferrara

Orvieto Classico Superiore Campo al Guardiano 2011, Palazzone,

Soave Classico Contrada Salvarenza Vecchie Vigne 2011, Gini

Alto Adige Terlano Sauvignon Quarz 2011, Terlano

Alto Adige Chardonnay Lowengang 2010, Alois Lageder

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva San Sisto 2010, Fazi Battaglia

 

 

Per come l’ho vista io la degustazione ha confermato che  ci sono oramai a San Gimignano una dozzina abbonante di aziende che producono vini al livello di tanti ottimi bianchi italiani. Il problema è che nell’immaginario collettivo la Vernaccia di San Gimignano non viene vista così e spesso, con il suo “ventre molle da supermercato”, con ragione. Gli otto vini assaggiati, a cui potremmo aggiungerne anche altri (ma non tanti di più) alla fine arriveranno a rappresentare nemmeno il 5% della Vernaccia di San Gimignano prodotta.

 

Anche altre denominazioni italiane tra quelle assaggiate nella seconda tornata  sono nella stessa situazione, ma per alcune di queste la percezione del mercato è diversa e le pone CON I VINI BASE ad un livello qualitativo più alto rispetto alla vernaccia. Da anni  sostengo che se la Vernaccia è cresciuta lo ha fatto soprattutto nei vini di prima fascia e per questo mi sarebbe piaciuto vedere all’interno degli otto degustati qualche vino magari meno premiato ma molto più facile da cercare e da trovare per il consumatore finale.

 

A proposito di cercare e trovare voglio raccontarvi una sotriella che è stata buttata in pista durante la serata. Tra i sei vini della prima prova della finale di Enocup volevamo inserire una Vernaccia, una in particolare. Così avevo chiesto  ad Alessandro Bosticco di andarla a comprare in una delle tante enoteche fiorentine. Dopo averne girate almeno cinque (dico cinque!!) Alessandro ha dovuto ripiegare su un’altra vernaccia perché quella non si trovava. O non la tenevano, o avevano un’annata vecchia, o ne avevano comprata poca e l’avevano finita..Ora, se nel bacino di consumatori più grande vicino a San Gimignano non si riesce a trovare non solo una Vernaccia particolare ma nemmeno altre di buon livello (la scelta finale non è stata la seconda ma la quinta o la sesta possibilità) come si può sperare che il consumatore attento si indirizzi verso la Vernaccia?

 

Per questo mi piacerebbe rifare la stessa cosa non con i vini top ma con otto vernacce base paragonate ad altrettanti vini base delle stesse denominazioni degustate a Cusona. Forse così si riuscirebbe veramente a capire e soprattutto a comunicare a voi lettori un reale “stato delle cose” per la Vernaccia di San Gimignano.

 

Chiudo con i ringraziamenti sia al Consorzio della Vernaccia di San Gimignano, sia al Principe Guicciardini Strozzi ed alla sua famiglia per la perfetta ospitalità, sia a Manrico Biagini che, smessi per un giorno i panni di produttore di vino, ci ha preparato per cena un arrosto girato assolutamente… principesco.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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