Vermentini liguri: la parola a Gianpaolo Giacomelli6 min read

Caro Stefano,

Non è la prima volta che un produttore chiede spiegazioni sul punteggio di un vino, la maggior parte delle volte si risolve con una telefonata,  un paio di battute e magari anche delle scuse da parte mia per aver male interpretato un vino,  altre volte la risposta è più dettagliata ed avviene in modo scritto circostanziando i motivi di tale punteggio; ma personalmente in più di 10 anni di lavoro come assaggiatore non avevo mai letto una critica permeata di tanta arroganza in ogni sua frase, e visto che,  per volere di chi ha mosso quella critica, è anche diventata di dominio pubblico, a questo punto mi sento in dovere di aggiungere alcune puntualizzazioni che Carlo Macchi ha  omesso sia perché in  tale arroganza non le meriterebbe nemmeno, sia perché non conosce in modo approfondito le dinamiche della zona in cui tu produci. Certo non scenderò al livello caricaturale di chi, nel goffo tentativo di schernire, non si rende conto della piccolezza di certe affermazioni.

Ci provo….

I quasi 22.000 assaggi professionali fatti in questi anni mi hanno convinto che non esiste nessuna certezza sulle capacita di assaggio e di interpretazione di un vino, ci si può solo provare facendoci forti delle proprie esperienze passate. La certezza sta invece nella consapevolezza  che l’errore è sempre dietro l’angolo e che nessuno è infallibile nelle sue sentenze.
Cerco di pormi sempre con atteggiamento di umiltà nei confronti di un vino sottoposto all’assaggio, consapevole delle fatiche che stanno dentro quel bicchiere; e personalmente mi costa moltissimo quando si da un punteggio basso ad un vino, soprattutto (siamo umani) di una cantina di cui si conosce personalmente il produttore e se ne ha stima; ma non ho mai rinunciato ad omettere il risultato per l’onestà intellettuale che ho sempre cercato di mantenere negli anni.

Dal 2001 ho partecipato con entusiasmo alla nascita della guida vini dell’Espresso,   ma con ancora più entusiasmo ho creduto nella collaborazione alla nascita della guida Vini Buoni d’Italia che fin dal 2003 ha segnato una svolta nel mondo del vino italiano, dichiarando guerra aperta alle contaminazioni dei vitigni non autoctoni e premiando la difesa dell’incredibile numero di varietà italiane autoctone. Non ho avuto nessuna esitazione a lasciare la Guida insieme a Carlo Macchi (ideatore e cofondatore) e ad un gruppo di amici quando  stava andando verso obiettivi diversi da quelli per i quali era nata. Winesurf nasce proprio per proseguire questo percorso di un gruppo di amici che ha sempre tenuto fisso il criterio della riconoscibilità del vitigno senza compromessi. Questa purezza di intenti ci è costata moltissimo in questi anni dal punto di vista dei rapporti con i produttori di vino, ma ci ha pagato moltissimo (solo moralmente) perché oggi 70.000 persone ci leggono regolarmente ogni mese.

Questo nostro rigore ci ha probabilmente portato  molte volte a dare giudizi forsse immeritati su un vino, spesso per il timore che quel vino fosse non troppo corrispondente al profilo della tipologia, ma il giudizio non è mai stato cambiato una volta svelata la bottiglia. Non siamo mai stati compiacenti: nell’incertezza di un giudizio tendiamo a darlo al ribasso anzi che assolverlo, e questo nel tempo ci ha portato alla soddisfazione di essere riconosciuti per la nostra serietà sia da parte di chi ci legge che da parte di chi vuole far giudicare i propri vini. Ogni vino viene assaggiato da più persone e il punteggio finale è sempre una media aritmetica.

Winesurf praticamente non ha pubblicità e vive dell’opera  di un gruppo di assaggiatori professionisti  che viaggiano in lungo e in largo per l’Italia da anni; non abbiamo mai avuto né sponsor né  cantine compiacenti e non dobbiamo rendere conto a nessuno se non al pubblico che ci legge. 

Abbiamo sempre accettato critiche costruttive provenienti da ogni parte, consapevoli della nostra fallibilità, ma non crediamo di meritare le critiche di chi sale in cattedra e vuole fare credere di essere unico paladino di una battaglia che noi combattiamo da almeno 10 anni, anche per lui e per tutti quei produttori a cui abbiamo dato un punteggio sfavorevole, ma che oggi ci ringraziano perché  “la moda” ormai cavalcata da tutti i media del settore sui vitigni italiani autoctoni, ha permesso loro di emergere e di uscire dal limbo cui erano relegati negli angoli più sperduti del Paese.

Trovo strano, irritante e non corretto  che la lettera di protesta sia stata mandata alla redazione e per conoscenza a varie persone tranne  me, a cui veramente la lettera è indirizzata visto che ad un certo punto vengo citato (sono l’unico che si definisce “winerider” nella presentazione dello staff di Winesurf ).

Caro Stefano, per tua sfortuna viviamo a meno di 2 km di distanza,  i sogni bucolici e le corsette nel vigneto in fiore che fai tu, le ho fatte anch’io e magari non solo nel tuo vigneto ma anche in quello di molti altri produttori che per te non meritano rispetto.  E a proposito di rispetto quello che proprio non riesco a capire è la tua grande rabbia nei miei confronti. Questa ti ha portato ad usare frasi che purtroppo non ti fanno molto onore.

Fin da quando mi hanno avvertito di questa lettera di protesta (ero in vacanza e non porto con me il pc), ho pensato che la miglior risposta fosse comunque di sederci ad un tavolo e confrontarci sul Villa Linda 2011, vino che dai 4 assaggiatori è stato definito ottimo ma forse un po’ troppo spostato sulle note olfattive del Sauvignon e per questo penalizzato:  le ragioni possono essere mille per le quali un vino prenda una tale deriva, soprattutto in annate difficili come il 2011. Con te avrei voluto confrontarlo con almeno una decina di altri campioni per capire come mai si staccava così tanto dal loro spettro aromatico. Un incontro costruttivo da cui ne saremo usciti arricchiti entrambi. Ma leggendo le tue farneticazioni penso adesso  sia solo tempo perso.

Caro Stefano, nessuno è perfetto ma l’esperienza mi insegna che più una persona viene toccata da un argomento e reagisce in maniera convulsa e più quella persona ha fantasmi nell’armadio da nascondere.

Scappo a preparare i campioni per gli assaggi dell’Espresso:  lavorerò anche per te, gratuitamente del resto come sempre, spero almeno questo ti faccia piacere.
Gianpaolo Giacomelli (da oggi WineJoker)

Gianpaolo Giacomelli

È nato a Lerici, vive a Castelnuovo Magra ed è quindi uomo di confine tra Toscana e Liguria. Al momento della “scelta” ha deciso di seguire la passione per le cose buone invece del comodo lavoro dietro una scrivania. Così la “scelta” lo ha portato a Londra a frequentare i corsi per Master of Wine, finendo tempo e soldi prima di arrivare agli esami. A suo tempo ha aperto un winebar, poi un’enoteca e alla fine ha un’associazione culturale, un wineclub, dove, nella figura di wine educator, propone serate di degustazione e corsi. Fa scorribande enoiche assaggiando tutto quello che può, sempre alla ricerca di nuovi vini. Ha collaborato con varie testate del settore, contribuito alla nascita delle guide vini Espresso e Vini Buoni d’Italia prima di dedicarsi anima e corpo a Winesurf.


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