Una “vite ambulante” tutta da leggere2 min read

Ci sono buone ragioni per godersi un libro di carta nell’era digitale: per esempio quando è piacevole da toccare e sfogliare; bello da vedere su un tavolo; intrigante per una grafica che non annoia, con alternanza di foto, disegni e testi dai caratteri e grandezze variabili; quando è un sapiente assemblaggio di materiali che se fossero da rintracciare in rete richiederebbero, ammesso di trovarli, non poco tempo, sapienza e fortuna.

 

Molto di questo è presente in “Vite ambulante. Nuove cattedre di enologia e viticoltura”, in circolazione da poche settimane per le edizioni SUV (da intendersi come Spazio dell’Uva e del Vino).

 

A cominciare dal tatto della carta Crush Mais dell’azienda Favini, specializzata nel riciclare scarti agro-industriali da roba tipo caffè, olive o nocciole.

 

Potrete aprire il libro a qualsiasi pagina, e facilmente rimarrete incantati da fuochi artificiali di interviste, manifesti, disegni industriali, trattati, racconti, riproduzioni di lettere e di copertine di libri antichi,  cartoline, mappe, foto di divi e ritratti di patrioti, poesie e canzoni, fumetti, pubblicità di prodotti scomparsi e molto altro. Tignola, fillossera e ragnetto rosso destano quasi simpatia sotto forma di oggetti di vetro soffiato.

 

Molto intrigante, quindi, il progetto grafico di Maurizio Ceccato: qui si beve cogli occhi.

 

Il filo conduttore, come da titolo, è il vino; con incursioni verso altri alcolici, dalla birra ai distillati, e prevedibili visite in cucina.

Curatore di questa scoppiettante antologia è Giovanni Gregoletto, viticoltore a Premaor di Miane nel Trevigiano nonché promotore di uno spazio-museo dove sarà possibile ritrovare, come in un ipertesto dal virtuale al reale, vari oggetti materiali che compaiono in questo libro: l’indirizzo è via Pedeguarda 26, Follina.

 

Potete anche prendere questa edizione per un libro normale e leggervi righe mai banali di/su altri viticoltori di rilievo, da Fausto Maculan a Elisabetta Foradori, da Marco De Bartoli a Giacomo Bologna ad Antonio Carpenè, Ampelio Bucci e Paolo Bisol.

Preferite i mostri sacri del giornalismo? Trovate Mario Soldati, John Brunton, Sergio Saviane, lo spirito di Gino Veronelli. Vi interessa l’enologia classica? Ecco tracce di Italo Cosmo, Giovanni Dalmasso, Attilio Scienza, Domizio Cavazza…

Quà e là spruzzate di poesia, con versi di Ausonio, Omar Kayyam e Anacreonte mentre Ungaretti e Zanzotto li ritroviamo in foto, naturalmente all’osteria. Sfizioso il recupero di un paio di recensioni di Goffredo Fofi su film di ispirazione follemente enologica.

 

E saltano fuori anche Mussolini, Fidel Castro e gli anarchici, mentre un certo Monsignor Scotton promuove il suo cannone antigrandine. Insomma se vi portate dietro il volume in una qualche sala d’attesa rischiate di dimenticare cosa state aspettando.

 

L’unico inconveniente è che cinquecento pagine di questa grammatura lo rendono un tantino pesante – ma naturalmente solo nel senso letterale del termine. 

Alessandro Bosticco

Sono decenni che sbevazza impersonando il ruolo del sommelier, della guida enogastronomica, del giornalista e più recentemente del docente di degustazione. Quest’ultimo mestiere gli ha permesso di allargare il gioco agli alimenti e bevande più disparati: ne approfitta per assaggiare di tutto con ingordigia di fronte ad allievi perplessi, e intanto viene chiamato “professore” in ambienti universitari senza avere nemmeno una laurea. Millantando una particolare conoscenza degli extravergini è consulente della Nasa alla ricerca della formula ideale per l’emulsione vino-olio in assenza di gravità.


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