Una visita a Remelluri4 min read

Fondata nel 1967 da Jaime Rodriguez Salis e sua moglie Amaia Hernadoarena, Nuestra Señora de Remelluri non è tra le Bodegas più antiche della Rioja, come  Marqués de Riscal (1858) o La Rioja Alta (1890),  ma è sicuramente uno dei siti vinicoli più antichi della regione.

Breve storia

Nel XIV secolo  si insediarono nella zona   i monaci geronimiti, che crearono una fattoria monastica (granja) per produrre grano e vino.  La produzione di vino a Remelluri è documentata sin dal 1596, ma gli insediamenti agricoli risalgono almeno al X secolo. Alla fine del ‘700 possedette una parte delle sue vigne Manuel Quintano, un ecclesiastico viticultore, che importò le tecniche della vinificazione moderna da Bordeaux. Venduta all’asta nel 1845 dopo la desamortizacion  (la confisca dei beni del clero),  e abbandonata per secoli, la proprietà tornò a nuova vita con la famiglia Rodriguez.

L’oggi di Telmo e Amaja

Al momento dell’acquisto, si trattava di  soli 15 ettari di vigna. Oggi sono 105, al 100% organic. La proprietà, che  incorpora l’antica tenuta dei monaci (Granja), con le sue vecchie costruzioni e la cappella in mezzo alle vigne, si trova ai piedi della Sierra Cantabria, sotto la montagna di Toloño, che la protegge dai forti venti atlantici.

Le vigne, tutte esposte a sud,  sono situate in altitudine  (tra  650 e  800 metri) in  tre piccole vallate (Remelluri, Valderemmelluri e Villanuesca), tra pendii e terrazze che testimoniano una viticultura antica, caratterizzate da un microclima fresco, adatto a una lenta maturazione delle uve. La raccolta qui , infatti, è più tardiva che in altre zone della Rioja, a volte avviene a metà novembre, quando c’è già  la neve.

A condurre oggi la Bodega è Telmo, affiancato dalla sorella Amaja. Dopo aver  studiato enologia a Bordeaux, ha effettuato stages in Domaines di grande prestigio: a St. Estèphe presso Cos d’Estournel,  nel Rodano da Chave, e in Provenza da Trevallon. Lasciata Remelluri nel 1998  per divergenze col padre, vi fece ritorno alla sua morte  nel 2009. Intanto, nel 1994, aveva fondato la Compañía de Vinos con Pablo Eguzkiza, suo compagno alla scuola di Bordeaux, con esperienze a Petrus e Dominus, in California. Ha lavorato anche come enologo in diverse zone della Spagna  (Rueda, Ribera del Duero, Toro, Valdeorras, Malaga), oltre naturalmente alla Rioja, alla ricerca di terroir vitivinicoli “dimenticati”, dove applicare antichi metodi caduti in disuso per effetto della guerra, dell’esodo rurale e dell’industrializzazione.

Le scelte di Telmo

Al suo ritorno a Remelluri, con alle spalle una notevole fama acquisita con la Companía, Rodriguez decise di scorporare le uve acquistate da altri viticultori, che prima venivano vinificate insieme a quelle della proprietà per produrre le proprie riserve, creando due diverse linee, denominate Lindes (confini)  de Remelluri, distinguendole in base alle terre di provenienza: Lindes de Labastida e Lindes de San Vicente. Le uve delle vigne di proprietà, tutte esposte a sud   sono raccolte e vinificate separatamente, cosa non del tutto agevole,  in quanto Remelluri è suddivisa in  200 diverse piccole parcelle, ciascuna di circa mezzo ettaro. L’ambizione di Telmo è quella di elaborare dei vini che siano espressione di diversi lieu-dit secondo la tradizione borgognona, come ha cominciato a fare con la sua tenuta di Las Beatas. Qui c’è principalmente tempranillo, poi garnacha, graciano e un po’ di viura e malvasia, anch’esse talvolta introdotte nell’assemblage. Poi ci sono naturalmente le varietà  a bacca bianca, sulle quali viene mantenuto il segreto, che costituiscono il blend del raro e prezioso bianco della tenuta. Nella Rioja vi sono oggi pochissime varietà (garnacha, mazuelo e graciano, oltre al tempranillo dominante), ma una volta erano più di 70.

I suoli di Remelluri sono sabbioso- argillosi, ricchi di ghiaie calcaree, con terrazze cespugliose di arenaria e argilla, il sottosuolo è sabbioso con strati calcarei . I ceppi sono piantati ad una densità di 4.000 per ettaro, superiore a quella ammessa (2.500), consentita a titolo sperimentale. Abbandonato il cordone, si è ritornati al tradizionale gobelet, “en complantation” con una selezione massale. La raccolta  delle uve  è effettuata a mano: diraspate o no, a seconda della vendemmia , eccettuata la garnacha, vinificata sempre intera. Riversate nelle cuves, in parte in acciaio, in parte in legno, le uve effettuano una macerazione naturale prima della fermentazione  con lieviti indigeni. Benché a Remelluri, accanto a tonneaux da 600 litri e fusti di grandi dimensioni ci siano anche delle barriques, il loro impiego tende a diventare sempre più marginale, allo scopo di esaltare il frutto piuttosto che la potenza e la concentrazione, potendosi avvalere della eccezionale freschezza del microclima.

Sui vini

Se la bandiera della proprietà  è la Gran Reserva Granja Remelluri, 70-80% tempranillo,  20% garnacha e il resto (eventuale) graciano e mazuelo, un  Rioja Alavesa di grande finezza e personalità, il vino che più ci ha colpito è il raro bianco prodotto a partire da nove diverse varietà, sulle quali la proprietà mantiene il segreto, col proposito di esaltare la  specificità del terroir più che l’espressione varietale: fresco ed elegante, il vino del 2016 offre al naso scorza di limone e zenzero, sbuffi iodati, erbe selvatiche e pietra calda.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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