Una giornata nel bello e nel buono di Isole e Olena2 min read

Dato che sono in pieno svolgimento i campionati europei di atletica leggera, la gustosissima visita di qualche giorno fa a Isole e Olena potrei definirla come l’assistere, a distanza di pochi centimetri, a cosa accade dopo il passaggio di testimone tra due centometristi.

In realtà il passaggio da Paolo De Marchi a EPI (che da qualche anno ha anche acquisito Biondi Santi) è avvenuto da quasi due anni e quindi la visita ci ha permesso di osservare, al rallentatore, la corsa di chi adesso detiene il testimone.

Infatti la visita ai 6-7 ettari di nuovi impianti con terrazzamenti imponenti e la sbirciatina ai lavori della nuova cantina mi hanno fatto capire che non si dorme certamente sugli allori. Questi due momenti sono serviti a immaginare il futuro dell’azienda quasi più degli ottimi vini che abbiamo degustato (Chianti Classico 2021, Cepparello 2021, Chardonnay 2022 e naturalmente diverse annate precedenti) che in realtà sono gli ultimi figli di Paolo De Marchi e che il nuovo tecnico, Emanuele Reolon, si è trovato in eredità. Attendo comunque le prossime annate sicuro che il livello sarà sempre e comunque altissimo.

Ma il momento topico è stato quando siamo arrivati su una nuova altana, inaugurata per l’occasione, da cui si domina una grande fetta di Toscana e da cui si capisce meglio perché EPI abbia acquistato l’azienda. I quasi 60 ettari vitati di Isole e Olena sono infatti abbastanza in alto (tra i 450 e i 350 metri) ma non sono certamente i più alti del Chianti Classico. Hanno però alcune caratteristiche importanti come l’essere circondati da boschi, che creano un microclima particolarmente fresco, e trovarsi su terreni dal pH molto basso, che sopperisce ad eventuali carenze di acidità in annate calde e permette ai vini di essere naturalmente molto serbevoli.

E’ stato un momento veramente particolare, dove il godimento del panorama si è unito a quello delle tre tipologie più prodotte (oltre 200.000 bottiglie tra i tre vini sulle 250.000 totali) in azienda.

Un pranzo indimenticabile con vini indimenticabili in un luogo indimenticabile. Ho dimenticato qualcosa?

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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