Un Quaderno con dentro Aubert de Villaine e la Romanée Conti3 min read

Come si può parlare e intervistare un mito, anzi IL MITO per eccellenza del mondo del vino, cioè Aubert De Villaine, oramai incarnazione storica del Domaine Romanée-Conti?

Camillo Favaro ha scelto la strada più logica, quella in primo luogo di informarsi e informare il lettore in maniera approfondita e precisa e poi fare domande normali e intelligenti.

Mettiamoci anche una veste diversa per un libro, non per niente chiamato “Quaderno”, con tanto di elastico a chiusura che ricorda tanto il bravo scolaro che incontra un maestro, e il gioco è fatto.

Il tutto quindi non è solo leggibile ma godibile senza patemi d’animo , senza essere aggrediti dalla voglia matta di essere al suo posto.

Anche le foto, in bianco e nero non sono per niente celebrative ma quasi “autunnal-vintage” e mostrano quello che è di casa nelle cantine borgognone, cioè un po’ di sana e trasandata muffa alle pareti, lavagnette scribacchiate accanto a cataste di vini ma soprattutto quello che è adesso Aubert de Villaine, un anziano signore che tanta storia sulle spalle e alle spalle.

Camillo ci accompagna prima in un percorso storico, dove i secoli fanno da contraltare ai molti fortunati (qualcuno senza meritarselo) proprietari di vigneti sempre conosciuti e riconosciuti come il meglio del meglio. Poi si arriva all’intervista dove Camillo, superato un primo momento per lasciare spazio alla grandeur del luogo e della persona (che si scusa per non poter fare l’intervista in italiano, considerata da lui una bella lingua) passa a parlare di temi tecnici, di cambiamenti climatici, di aumenti dei prezzi e di speculazione, di vini considerati naturali ma da Aubert De Villaine definiti ossidati e di molto altro. Il tutto badando al sodo ma con leggerezza, sia nelle domande che nelle risposte.

Della degustazione finale di Romanèe-Saint-Vivant, partita dalla 2020 per arrivare, attraverso 2019-2017-2005-2004-1999, al 1980 per poi sublimarsi con un Romanée Conti del 1979 non vi dico niente perché conviene addentrarsi da soli tra le parole di Camillo. Una cosa però voglio anticiparla perché mi ha colpito come una mazzata in fronte: parlo della resa per ettaro che viaggia dai 16.50 HL fino ai 36 HL di una sola annata, rimanendo quasi sempre tra i 20-25 HL. Ma rese del genere hanno senso solo se la vigna è in equilibrio perfetto e non perché si dirada in maniera belluina. 

Comunque alla fine  Camillo ci  dice che secondo lui qualcosa al DRC sta cambiando, nei vini e nel modo di approcciare il vigneto. Del resto la grandezza è prima di tutto intelligenza, altrimenti non sarebbe “…possibile mettere in fila, uno dietro l’altro, vini di questa caratura, nemmeno lontanamente immaginabili altrove” .

Un libro da leggere (e letto) in un fiato.

Camillo Favaro

Domaine de Romanée Conti,  con prefazione di Fabio Rizzari

Fil Rouge Edizioni

30 Euro

Le foto tratte da libro e sono di Maurizio Gjivovich, che ringraziamo.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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