Ugo Contini Bonaccossi, Toscana IGT di Capezzana: un sangiovese fatto per durare4 min read

Qualche anno fa, non mi ricordo per quale motivo, ero a Capezzana con Vittorio e Benedetta Contini Bonacossi. Stavano parlando del nome  da dare al nuovo vino nato in memoria del loro babbo, il Conte Ugo. Purtroppo il mondo del vino toscano era già pieno di vini con  lo stesso nome come Sor’Ugo, Ugolaia, Cont’Ugo e quindi la scelta era più difficile di quanto si potesse pensare. Mi dissero comunque che sarebbe stato un sangiovese in purezza, una selezione da un particolare vigneto.

Ieri, dopo che di acqua ne è passata parecchia sotto i ponti e quest’acqua ha purtroppo portato via Vittorio, mi trovo con davanti le  tre annate prodotte del vino che nel frattempo è stato chiamato “Ugo Contini Bonacossi”.

Il collegamento web con la famiglia e altri colleghi sarebbe iniziato dopo un’oretta e così avevo tutto il tempo per assaggiare e scrivere due note sui tre vini, rispettivamente del 2013, 2015,2016.

Chi conosce i vini di Capezzana sa che sono contraddistinti in primo luogo da eleganza e equilibrio. Questo  UCB  Toscana IGT (scusate la scorpacciata di acronimi) però è quello che potremmo definire un “Supertuscan”, una selezione, un vino di punta e  quindi è difficile trovarvi adesso quella atavica eleganza degli altri  vini aziendali.

La prima sensazione del 2013 è di un vino austero e ancora inespresso, che si concede al naso con ritrosia e dove l’alcol emerge per primo, affiancato poco dopo da sentori di frutta rossa matura. In bocca conferma la sua alterigia con un tannino importante ma ancora ruvido. Un figlio in tutto e per tutto della vendemmia 2013, che potremmo definire  fresca, fredda, di lenta maturazione ma forse sarebbe meglio chiamarla “l’ultima delle vendemmie antiche” per evidenziare degli allungamenti della maturazione che hanno poi contrassegnato i vini, anche adesso per niente pronti.

Al contrario la 2015 ti accoglie con bei profumi di frutta rossa e buon legno. Rispetto al 2013, “cavaliere con corazza e alabarda”, questo è quasi una geisha, ma per niente arrendevole  e che sa perfettamente il fatto suo. Infatti, rispetto ad un buon numero di 2015 non mostra assolutamente segni dell’annata calda: il tannino e dolce ma fermo e il corpo e importante ma per niente appesantito. Ha un alcol un po’ superiore al 2013 ma sembra meno alcolico e si pone in quel filone di 2015 su cui sono pronto a scommettere per il futuro.

Il 2016 è stato quello che mi ha colpito di più. Pur avendo grande concentrazione ha mostrato un’apertura aromatica quasi perfetta, dove frutta spezie e note balsamiche interagivano  e un’ampiezza notevole al palato, dotato di un tannino imponente ma dinamico. Forse chiamarlo pronto ora non è proprio vero ma sicuramente è abbastanza godibile adesso ma con un grande futuro davanti.

Capezzana, la grande famiglia Contini Bonacossi con il Conte Ugo al centro.

Quando è iniziato il collegamento avevo già qualche idea in testa, in buona parte confermate da quando ci ha detto Benedetta sull’andamento delle tre annate, semplicemente attingendo agli scritti con cui Vittorio aveva commentato le tre annate. E’ stato molto bello ascoltare le sue parole pacate ma  precise, rispettose della campagna e di chi ci lavora. Quelle parole hanno confermato l’andamento tardivo della 2013, quello “stranamente” (visto come è andato da altre parti) equilibrato della 2015 e quello quasi perfetto della 2016, marcato da un grande sbalzo di temperature tra giorno e notte, cosa che “porterà il vino ad avere grandi profumi”. Caro Vittorio, hai sempre avuto vista lunga!

Ma dove nasce questo vino? In una vigna chiamata viticciana, piantata a cordone speronato con un sesto d’impianto di 2 metri per 0.80. L’Ugo Contini Bonaccossi è una selezione della vigna e non viene prodotto tutti gli anni. La vinificazione è stata uguale per i tre vini, con fermentazione  di 7 giorni a 26-28° e macerazione sulle  bucce per circa 13 giorni. Poi va in barriques, dove fa la malolattica e si affina (50% barriques nuove, 50% usate ) per circa 18 mesi. La produzione varia dalle 3500 bottiglie della 2013 alle quasi 5000 della 2016.

Importante notare una cosa: il primo Ugo Contini Bonaccossi coincide con il primo anno di non utilizzo di lieviti selezionati ma di ceppi presenti in cantina e studiati per anni a livello universitario. A questo punto ne sono stati selezionati ben 57.

In conclusione sono  tre vini che ancora, per motivi diversi, conviene attendere. Buttandomi in un giochino autolesionista  metto il momento top per il 2013 tra almeno 8-10 anni per poi proseguire per molti anni. 2015 e 2016, anche se tutti li vedono come annate molto diverse e con la 2016 che primeggia ,li metto alla pari, con un momento top tra 6-8 anni e una durata ad alti livelli di almeno  altri 15-20. Questo come minimo, perché sappiamo tutti che i vini di Capezzana sono fatti per durare . Ne riparleremo tra 20 anni, speriamo.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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