Terroir Marche: averne di manifestazioni così!2 min read

A Terroir Marche si respira un aria rilassata, amichevole, quasi familiare. I produttori stanno bene tra di loro e fanno star bene anche gli altri quelli che si avvicinano ai loro vini.

Come dice Alessandro Bonci, presidente del Consorzio :”I produttori di Terroir Marche hanno in comune la pratica rigorosa di una viticoltura biologica e un approccio etico all’attività agricola. Dunque siamo sostanzialmente artigiani che hanno a cuore la tutela e la valorizzazione dell’ambiente e della cultura che da sempre contraddistinguono la nostra regione, ed è per questo che uno dei leit motiv del Festival è lo stretto legame con altre forme artistiche, da sempre protagoniste delle nostre iniziative”.

La liaison con “Artisans-Vignerons de Bourgogne du sud” a questo punto è sembrata più che logica, direi inevitabile, avendo i francesi nella loro impostazione moltissimi punti in comune con  i marchigiani, così come ha detto Giampaolo Gravina , che di questa “comunione” ne è stato l’animatore, nella sua interessante presentazione dei vini di questa parte della Borgogna meno nota.

Ma quello che ha contraddistinto questa edizione di Terroir Marche sono state le degustazioni, che si sono svolte parallelamente, tutte di grande spessore.

Veronika Crecelius, giornalista tedesca, ha aperto la serie con un bella degustazione che ha messo sul banco Moroder con il suo Dorico  e Macalari con il Grigiano,  due aziende storiche del Rosso Conero. La buona profondità di annate ha permesso di far emergere  le peculiarità di un vitigno non certo facile come il Montepulciano.

A seguire verticale del Pecorino, guidata da  Simon Woolf (Decanter Magazine) dal 2014 al 2001 pescando tra le aziende del consorzio. Anche qui un bello spaccato di un vitigno “giovane”  ancora in fase di rodaggio ma che fa  trasparire buone qualità sia nella fase giovanile (meno) che nella maturità, dove si esprime con molta più efficacia. Ci vorrà del tempo e tanta strada ancora da percorrere per i produttori, ma i presupposti ci sono tutti per fornire a questa regione un’altra gamba oltre a quella conclamata del Verdicchio.

A chiudere la giornata la bellissima conversazione di Armando Castagno dal tema  “La luce e il colore delle Marche: dall’arte al vino andata e ritorno” e relativa degustazione affidata a Monica Coluccia. Compito veramente arduo e originale quello di provare ad abbinare ad alcune rappresentazioni artistiche di pittori anche moderni, magnificamente spiegati da un particolarmente ispirato Castagno, ai vini in degustazione.

Bella ed interessante anche la degustazione condotta da Giampaolo Gravina dei vini “Artisans-Vignerons de Bourgogne du sud” Una Borgogna meno nota, ma non per questo meno affascinante. I Pouilly-Fuissé  non hanno l’acidità graffiante che a volte mostrano gli Chablis, ma giocano di fino con delicati toni floreali e sfumati fruttati. Una bella degustazione resa maggiormente interessante dalle  storie dei produttori e dalla particolarità dei loro territori, abilmente raccontati da Gravina.

Non sarà stato l’evento dell’anno ma ce ne fossero di manifestazioni di questo tipo, perché Terroir Marche, così come si è svolta quest’anno a Macerata, è proprio bella.

Pasquale Porcelli

Non ho mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non me ne pento, la strada insegna tanto. Mia madre diceva che ero uno zingaro, sempre pronto a partire. Sono un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? Degustatore seriale, come si dice adesso, ho prestato il mio palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Come sono finito in Winesurf? Un errore, non mio ma di Macchi che mi ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che mi permette di partire ancora.


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