Anche Terre d’Italia, arrivata con successo al sesto anno, è diventato un consolidato appuntamento fisso al quale non possiamo mancare. Sorella della più blasonata Terre di Toscana, ha in comune sia l’organizzazione de L’AcquaBuona sia la location all’UNA HOTEL di Lido di Camaiore.
In periodo di Giro d’Italia come non organizzarne uno enologico? Le tappe si trasformano in decine di aziende che permettono ad operatori ed appassionati di assaggiare alcune delle migliori espressioni dell’enologia nazionale, con gli amici dell’AcquaBuona che, meglio della Gazzetta dello Sport, riescono ogni anno ad organizzare sapientemente l’evento.
Ho sentito però qualche operatore lamentarsi del periodo, dicendo che a maggio diventa sempre più una manifestazione per soli appassionati in quanto ormai i giochi sono fatti e le carte vini nei locali già pronte. Forse è vero ma in realtà nella giornata del lunedì, più frequentata di solito dai ristoratori, c’è stata una grandissima affluenza.
Meno gente dello scorso anno invece alla domenica, di solito più frequentata da appassionati e enoturisti, complice anche una bellissima giornata di sole che forse ha dirottato parecchie persone in spiaggia nella prima giornata di quasi estate.
Altra critica ricorrente, alla quale mi associo, la mancanza di uno spazio food simile a quello presente a Terre di Toscana, dove si possono degustare prodotti tipici locali: in questo caso si potrebbero invece prevedere pochi stand, magari a rotazione, che presentino prodotti tipici provenienti ogni anno da diverse regioni italiane.
Va comunque segnalato il notevole lo sforzo degli organizzatori per offrire sempre qualcosa in più ai visitatori. E se lo scorso anno c’era stata la degustazione dei vini resistenti quest’anno c’è stato invece l’angolo della Borgogna, dove è stato possibile degustare una serie di prelibatezze e dove io, amante di Chablis e pinot noir, non ho potuto che fare un lungo ed apprezzato stop.
Ma torniamo all’Italia e la nostro Giro dove, come accade ogni anno, tutti sono bravi ma la maglia rosa la indossa uno solo. Stavolta la mia maglia rosa la consegno a Vignalta, una azienda dei Colli Euganei che è stata in qualche modo “pioniera” sia per essere stata la prima a portare a quote molto alte le sue vigne, sia per aver vinificato uve poco conosciute in zona e in altre aree vitivinicole italiane. Tra i loro vini un plauso ai due metodi classici (un pas dosé ed un extra brut rosé) entrambi da raboso: il primo vinificato in bianco con una permanenza di 36 mesi sui lieviti, il secondo rosato con 24 mesi. Molto buono anche il Manzoni Bianco, ottenuto da una selezione delle migliori uve di questo vitigno considerato per anni da taglio, finalmente rivalutato e valorizzato: il risultato è una vino di ottima freschezza e di piacevole mineralità, con una lunga persistenza in bocca e una beva accattivante che lo rende perfetto sia come aperitivo sia a tutto pasto con piatti non impegnativi.
E, dulcis in fundo l’Alpianae 2015, un passito di moscato giallo ottenuto dopo 4 mesi di appassimento in fruttaio, una lunga e lenta fermentazione in botte di rovere, un affinamento di 18 mesi sempre in botte e 6 mesi in bottiglia. E’ un nettare color ambra, denso, con profumi di albicocca e arancia candita, con una freschezza ed una acidità molto presente. Lascia la bocca pulita ed è molto adatto per abbinamenti con pasticceria a base di mandorle ma può dare ottime soddisfazioni anche con formaggi erborinati.
La vendemmia 2014 ha vinto la medaglia d’oro al Concorso Enologico dei moscati dal mondo a Frontignan e non ho stentato a crederlo… per me era già vincitore di tappa e anche maglia rosa 2018.