Terre di Toscana 2020: sembra passata una vita5 min read

Non è la prima volta che parlo di una manifestazione settimane dopo che si è tenuta, mai come questa volta però un articolo  potrà sembrare anacronistico malgrado sia passato nemmeno un mese da quando si è svolta la 13^ edizione di Terre di Toscana. E mai come questa volta ho fatto fatica a parlare di una cosa bella e piacevole, perchè intorno a me c’è un silenzio che fa troppo rumore.

Era inizio marzo, domenica 1 e lunedì 2 e ancora una volta la location scelta dagli amici de L’AcquaBuona era l’ormai collaudato UNA Hotel a Lido di Camaiore.

Si parlava già di Covid-19, qualche manifestazione era già stata annullata, ma a Viareggio era appena finito il Carnevale, non sembrava ci fosse un pericolo così importante, imminente, dilagante. Sono stata, confesso, indecisa se andare o no, perché comunque dal nord Italia arrivavano già le prime notizie preoccupanti ma poi un comunicato degli organizzatori informava che la manifestazione si teneva, che i partecipanti erano invitati a produrre una autocertificazione dichiarando di non essere stati nei  giorni precedenti nelle zone a rischio e quindi ho deciso per il sì.

Ho  anche scherzato cercando di esorcizzare la situazione, con i vari amici e conoscenti. Ci dicevamo di considerarci reciprocamente baciati ed abbracciati  restando a distanza. Anche se poi alla fine qualche saluto più ravvicinato c’è pure scappato, perché in quel momento il diavolo non sembrava poi così brutto come già lo si iniziava a dipingere.

Alla luce dei fatti invece è risultato essere molto più brutto e siamo stati incoscienti, dobbiamo ammetterlo. Tutti i circa 2500 visitatori della domenica, perché tanti sono stati, tutti gli organizzatori, tutti gli espositori.

Ma veniamo alla manifestazione. Un calo di presenze, la domenica, di circa il 25% rispetto alla Domenica dello scorso anno: così mi ha detto  Fernando Pardini a fine pomeriggio, quindi non si potevano lamentare, considerato che in molti hanno avuto paura e che era brutto tempo.

Ottima come sempre la selezione di aziende, circa 135 da ogni parte della Toscana: un elenco che aumenta ogni anno allargando i confini delle zone rappresentate e andando a coprire anche piccole aree meno conosciute.

Terre di Toscana è un appuntamento ormai immancabile per gli appassionati ma anche per i ristoratori della zona impegnati a rinnovare le carte dei vini per la stagione estiva, a confermare le etichette che già hanno in carta assaggiando le nuove annate, degustando anche qualche novità presentata da produttori. E’ il caso per esempio dell’azienda Montemercurio di Montepulciano che oltre ad un Rosso di Montepulciano 2017  di tutto rispetto, con profumi di ciliegia matura e speziato, con bocca morbida ma comunque  fresca e un Nobile di Montepulciano 2015  molto tipico ha presentato un Non Dosato 2014 (sboccatura 2018) fresco ma al tempo stesso corposo, molto piacevole. Produzione  limitata ottenuta da un uvaggio di Malvasia, Cannaiolo bianco, Pulceinculo, Trebbiano.

La Fralluca, azienda di Suvereto che conosco e i cui vini, tutti in purezza ed espressione del territorio, apprezzo da anni, mi ha piacevolmente stupito con il suo unico blend che ancora non conoscevo: Fillide, da Sangiovese, Syrah e Alicante che uniscono le loro caratteristiche dando come risultato un vino fresco, fruttato, equilibrato, profumato, di corpo con tannini dolci.

Un gradito ritorno quello di Federico Masseti  e della sua azienda Selvapiana, dopo qualche anno di assenza dalla manifestazione, con i suoi ottimi vini della Rufina.

Mi è piaciuto tanto il Chianti Rufina 2018, Sangiovese, Canaiolo, Colorino, una bellissima beva. Ancora scorbutico, forse necessita di ancora un po’ di bottiglia, il Chianti Rufina 2016 Vigneto Erchi. Meraviglioso sebbene ancora in botte il Bucerchiale 2016 che doveva andare in bottiglia dopo qualche giorno. Ottimo il Fornace 2015, 60% Merlot e 40% tra Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon.

Castello di Monsanto  non ha certo bisogno di presentazioni. Ottimo lo chardonnay 2018, 30% tonneaux e 70% acciaio separatamente, poi assemblato ed altri due mesi in acciaio. Splendido anche il rosato, ottenuto da uve sangiovese dei vigneti più giovani e non da salasso ma da brevissima macerazione sulle bucce: il risultato è un vino profumato, intenso ma al tempo stesso fresco e delicato. Ottimi tutti i Chianti Classico presentati, in particolare mi ha colpito la Gran Selezione Vigna al Poggio 2015.

Altra piacevole conferma i vini di Marco Capitoni, a parte i suoi Orcia Riserva Capitoni 2016 vinificato in barriques e il Frasi 2016 vinificato invece in grandi botti, Marco e Antonella erano presenti con il Troccolone, vinificato in anfora ed imbottigliato in bottiglie trasparenti, per esaltarne colore e trasparenza e per far passare il messaggio di un vino di pronta beva, da consumare giovane.

Interessanti come sempre le tre degustazioni guidate in programma, purtroppo sono riuscita a partecipare solo a “Dulcis in fundo”: sette vinsanto di diverse aziende, di diversi territori e diverse annate, condotta  da Massimo Zanichelli. Segnalo, tra gli altri, il Vinsanto di Carmignano Riserva 2012 di Capezzana con un bel naso complesso, una bocca corrispondente, avvolgente ma non invadente. Molto buono il Vinsanto del Chianti Rufina  2009  Selvapiana fresco e leggero, che in bocca scivola un po’ via ma comunque elegante. Notevole il Vin San Giusto 2000 di San Giusto a Rentennano: grasso, opulento, lunghissimo.

Altra degustazione era “La via toscana del Syrah”, condotta il Lunedì da Fernando Pardini,che mi sono persa perché impegnata a degustare le vecchie annate che in quella giornata i vari produttori avevano stappato. E devo dire che ci sono state parecchie chicche, ma l’emozione più grande l’ho provata nel degustare il Chianti Classico Il Poggio 1968 di Monsanto. Con un colore rosso granato tendente ad un bell’aranciato, con naso terziarizzato ma ancora incredibilmente vinoso ed una bocca ancora sorprendentemente vivace.

Che dire? Di solito chiudo il mio articolo su questa manifestazione  dando appuntamento non solo alla prossima edizione ma anche  a Terre d’Italia,  che di Terre di Toscana  è un’appendice di  altrettanto successo, che quest’anno sarebbe giunta alla  sua 8^ edizione e che per i noti motivi è stata annullata.

Ma sono ottimista e fiduciosa e sperando che tutto finisca presto mando un grande abbraccio virtuale a tutti i vignaioli, ristoratori, operatori a vario titolo del settore vino che indubbiamente risentiranno di questo periodo. In alto i calici!

Tiziana Baldassarri

Ho due grandi passioni: il mare ed il vino. La prima mi fa vivere, la seconda gioire. Dopo il diploma di aspirante al comando di navi mercantili ho lavorato nella nautica sia in terra che in mare per poi approdare a scuola, dove sono assistente tecnico mentre dopo il diploma di sommelier ho partecipato attivamente alla vita di FISAR  facendo servizi, curandone i corsi come direttore e ricoprendo cariche istituzionali.

Ma la sublimazione assoluta della passione enologica è arrivata con l’arruolamento nell’esercito di winesurf dove degusto divertendomi  e mi diverto degustando, condividendo sia con gli altri “surfisti” sia con coloro che ci seguono, le onde emozionali del piacere sensoriale.


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