Terre de Vins, n. 77: la “saga” della famiglia Vacheron e Bordeaux 2021 en primeur6 min read

“Cucito a mano”  è la cover story di questo numero, principalmente focalizzato sui primeurs di Bordeaux  dell’annata 2021. Ancora Bordeaux , con  le molteplici attività di Bernard Magrez, inarrestabile 86enne bordolese, proprietario di 42 Châteaux, tra cui quattro grands crus classés, poi Saumur, Beaujolais  e Languedoc nei principali altri servizi  del fascicolo.

Per quanto riguarda gli incontri speciali, di “Sur le Divin” e della “Saga” familiare, gli ospiti di questo numero sono Christophe Gruy (sul divano) e  la famiglia Vacheron (la saga).  Il primo, uomo d’affari impegnato in energie rinnovabili, infrastrutture ferroviarie e immobiliare, dal 2017 è diventato proprietario dello Château de La Chaize, il più spettacolare  château viticolo di Francia, nel Beaujolais, con 450 ettari di vigna nelle appellations Brouilly, Côte de Brouilly e Fleurie: vi ha impegnato una quantità enorme di risorse per il  restauro  e il rilancio.

La famiglia Vacheron , partita da una modesta attività di affitto di cavalli per i lavori agricoli e un piccolo allevamento di capre, ha dato vita ad un Domaine vitivinicolo  di culto a Sancerre: oggi sfrutta una cinquantina di ettari di vigna, di cui è pressoché integralmente proprietaria, in maggioranza a sauvignon blanc (37 ha. ) e la restante parte pinot noir, producendo in media 350.000 bottiglie l’anno, di cui il 50-60% destinate all’esportazione. Nel corso dell’incontro sul quale riferisce Jean-Charles Chapuzet, Jean-Louis, il fondatore, suo figlio Jean-Dominique col cugino Jean-Laurent ripercorrono la storia della loro azienda, le esperienze fatte in Borgogna (da Dujac e al Domaine de la Romanée-Conti, in America), la loro visione (“molto borgognona della viticutura, noi abbiamo la testa  in Loira e il cuore in Borgogna o l’inverso”, dice Jean-Dominique).

Prima di concentrami sulla maxidegustazione dell’annata 2021 a Bordeaux, che occupa la maggior parte di questo numero, vale la pena di menzionare due degustazioni minori (le vetrine delle cosiddette “pépites”), dedicate rispettivamente ai vitigni rari della Savoia (principalmente) e del Rodano, e ai Bourgogne Aligoté. Nella prima vengono presentate 8 interessanti  cuvées  vendute a prezzi modesti, introno ai 15 euro, con estremi di 6,80 (un veltliner rouge o malvasia della Cave de Chautagne)  e 29 (un gringet, quasi in purezza, del “maestro” Dominique Belluard), poi spazio al raro persan, alla molette, alla verdesse. Per quanto riguarda il rinato aligoté , vengono presentate altre otto cuvées provenienti da tutti i terroirs della Borgogna, da quello della Yonne di Olivier Morin all’Aligato dei Bret Brothers nel Maconnais, ovviamente senza trascurare la capitale Bouzeron (il Massale di Julien Cruchandeau). Vetrine minori sono quelle dedicate ai vini di Cour-Cheverny e ai muscat della Corsica, poi c’è ancora una bella verticale di dieci annate, dal 2006 al 2019, del Gigondas Pas de l’Aigle: proveniente da una selezione di grenache piantate tra il 1954 e il 1965 su un suolo di calcari e marne del cretaceo a 350-400 m. di altitudine, dal 1974 con una aggiunta piccolissima di syrah. Migliore riuscita, con  20/20, quella di un mostruoso  2007, di eccezionale intensità e profondità, ma anche le annate 2006,2009 e 2019 spuntano ben 19/20.

Dire che l’annata 2021 è stata un’annata davvero travagliata nel bordolese, non è esagerato. Come annota Sylvie Tonnaire nella introduzione al report di Terres de Vin della grande degustazione delle primeurs (410 cuvée degustate): un inverno nel complesso temperato, un mese d’aprile mite, che ha provocato una germogliazione precoce, subito brutalmente colpita dalle gelate delle notti del 7 e 8 aprile. Il Médoc non è stato certo risparmiato, causando perdite enormi nella produzione. Maggio e giugno sono stati miti ma piovosi, rafforzando la pressione delle malattie della vite, con la peronospora in testa. La lotta contro di esse ha provocato un’ulteriore perdita di volumi. Potevano mancare le grandinate? Certo che no, e ad esserne principalmente fiaccato è stato il Sauternais. Una bella estate indiana con forti escursioni giorno/notte ha svolto un ruolo salvifico in un’annata per il resto infelice. Sono stati risparmiati i bianchi raccolti a fine agosto e i cabernet, più tardivi (le vendemmie si sono spinte oltre metà ottobre), che hanno potuto sfruttare al meglio il miglioramento meteo, mentre il merlot è quello che ha maggiormente sofferto. Non posso soffermarmi sulle singole valutazioni dei vini: essi sono raggruppati per denominazione e per zona, ciascuno con una breve scheda nella quale sono riportati la valutazione di Terres de vin, una breve descrizione narrativa e , secondo tradizione, le certificazioni eventualmente possedute (HVE, Bio, Biodinamica). Alcune schede sono messe in maggiore evidenza, accompagnate dal cuore del Coup de Coeur del comitato degli assaggiatori, mentre alcuni riquadri sintetici riportano le impressioni di un gruppo selezionato di produttori.

I risultati complessivi, pur se marcati da una minore omogeneità delle tre, assai più favorevoli ,  annate precedenti, non sono però negativi, in quanto le cuvée assaggiate, pur se meno “flamboyants” , mostrano generalmente una buona bevibilità, facilitata da gradazioni alcoliche meno elevate.  De seguito mi limito ad accennare ai migliori assaggi secondo Terre de Vins. Nel Médoc, il nord meglio del sud: a St.-Estèphe,  98-99/100 a Cos d’Estournel, 98 a Calon-Ségur, 96-97/100 a Montrose e Phélan-Ségur;  a Pauillac, 98/100 Mouton-Rotschild, 97-98/100 Lafite-Rotschild, 97 Baron Pichon e Pontet-Canet ; a St.-Julien 96-97/100 Ducru Beaucaillou ,  96/100  Beychevelle, 95-96/100 Léoville-Barton e Léoville-Poyferré; a Margaux, 96-97/100 Ch. Margaux, 96/100 Durfort-Vivens, 95-96/100 Palmer e Rauzan-Ségla. Nelle Graves Pessac-Léognan: in rosso (meglio dei bianchi), 98/100 Les Carmes-Haut Brion, 97-98/100, Haut-Brion, Haut-Bailly e Smith-Haut Lafitte, in bianco, 96-97/100 Smith-Haut Lafitte, 96/100 Haut-Brion, 95-96/100 Pape-Clément e Domaine de Chevalier. Nel Sauternais, in difficoltà con la botrytis, 96/100 Suduiraut e 95/100 Coutet . Infine, sulla Rive Droite: a Pomerol, 98-99/100 Lafleur, 97-98/100 Pétrus e Vieux-Château Certan, 96-97/100 L’Eglise-Clinet, L’Évangile, Lafleur-La Pensée; a St.-Émilion, 98/100 Cheval Blanc e Canon, 97-98/100 Angélus, Figeac , Pavie, La Mondotte e Troplong-Mondot, 97/100 Belair-Monange, La Gaffelière, Pavie-Macquin e Trotte Vieille

Che cosa resta ancora? Per la gastronomia, la consueta pagina dei formaggi (questa volta si parla del gros lorrain,un formaggio di latte crudo di mucca,  simile al munster) , i ristoranti e i bistrot del Tour des Cartes, e la cucina de Le Bistrot de la Place à Saumur, nella Loira. Poi c’è naturalmente l’itinerario de “L’Escapade”: destinazione Minervois, nel Languedocien, nel cuore del Pays Cathare, con sei cantine da visitare e un dettagliato carnet di indirizzi dove sostare, mangiare, fare acquisti. Infine, naturalmente, le vignette di Master Chat, le pagine dei libri e il diario di Arditi.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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