Teroldego Rotaliano: vini più dinamici e qualità media in crescita2 min read

Era un pomeriggio del luglio scorso e da Cortaccia, in Alto Adige,  guardando verso sud si vedevano nubi nere come pece e anche da lontano si capiva che stava succedendo qualcosa di grave. Scoprimmo cosa era successo il giorno dopo, con i video e le foto che gli amici produttori della Piana Rotaliana mettevano sui social: l’ennesima tremenda grandinata aveva colpito e i danni erano importanti.

Ma un produttore non può fermarsi e se non lo fa lui figuriamoci noi, che dei suoi vini dobbiamo parlare. Eccoci quindi a presentarvi i risultati degli assaggi di Teroldego Rotaliano Doc (e di diversi IGT) assaggiati pochi giorni prima, quando eravamo riusciti anche ad incontrare il gruppo di giovani produttori raccolti sotto il simbolo Teroldego (R) Evolution.

La prima cosa che ci viene da dire è che mai come quest’anno la media qualitativa ci è sembrata così alta: quasi il 70% dei vini ha raggiunto gli 80 punti e questo è un segnale importante per un territorio piccolo che vuole farsi conoscere sempre più per la qualità e sempre meno per vinellini da supermercato.

Altro segnale importante è che la qualità del Teroldego non è più misurata “a peso” cioè con vini iperconcentrati  e fondamentalmente pesanti, che potevano anche stupire sul momento ma risultavano squilibrati e difficilmente godibili nel tempo. Questa “modernizzazione dinamica del Teroldego” l’avevamo annusata da tempo, verificata parzialmente degustando i vini dei giovani produttori e con questi assaggi possiamo “certificarla”.

In assaggio soprattutto vini del 2018 e 2019, due annate che alla fine dei salmi non diciamo che si equivalgono ma comunque mostrano entrambe chiari sintomi di quella dinamicità di cui parlavamo sopra. Una caratteristica importante di tanti vini è la rotondità tannica che ben si sposa ad una equilibrata freschezza, portando  verso una bevibilità che in passato era prerogativa di pochi. Per questo abbiamo premiato, al contrario rispetto al passato, più riserve e selezioni rispetto ai vini base che negli anni scorsi risultavano sempre i più centrati del lotto.

Insomma una denominazione in movimento e che si spera riuscirà nei prossimi anni a rendere meno importante il commercio di sfuso verso altri lidi.

Il 24  e 25 ottobre prossimi, durante Incontri Rotaliani, manifestazione che vedrà il territorio presentarsi al mondo e confrontarsi con una denominazione estera di alto profilo come la  Rioja, speriamo ci sarà tempo anche per parlare di quest’ultimo argomento, sicuramente uno di quelli cruciali per il futuro della denominazione.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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