Arrivando da Vercelli, Novara ti si apre davanti improvvisamente, la campagna colmata dalle risaie, finisce con l’ultima cascina e subito ti trovi in città.
Più che una grande città la si può definire un paesone, il cui centro storico, bellissimo, è da fare, rilassati, a piedi.
E’ la prima volta per me (e da quello che sento anche per molti altri colleghi giornalisti), che mi avvicino a questi territori. Sono venuto per toccare con mano le realtà vinicole, ma anche gastronomiche di cui è ricchissima questo la zona.
In cuor mio, mentre penso all’evento, spero che finalmente sia l’occasione giusta per poter fare un volo radente e comparato sulle numerose denominazioni che compongono il panorama vinicolo dell’alto Piemonte.
L’idea che ne ho non è ancora chiara, l’unica certezza è che ci sia un potenziale qualitativo finalmente in emersione e di questo ormai ci siamo resi conto tutti. La difficoltà è ancora muoversi, trovarsi a proprio agio e comunicare le mille sfumature di Nebbiolo che abbiamo di fronte.
Così, dopo molti tentativi degli anni passati, Taste Alto Piemonte si propone come la vetrina ufficiale e onnicomprensiva dei vini di una delle zone più affascinanti e misteriose d’Italia: Boca, Bramaterra, Colline Novaresi, Coste della Sesia, Fara, Gattinara, Ghemme, Lessona, Sizzano e Valli Ossolane sono le DOC e le DOCG che rappresentano il dedalo in cui si dipana il filo conduttore che è il Nebbiolo, vitigno che proprio da queste zone sembra abbia preso le mosse, trovando l’attuale fama in Langa, ma che adesso pare voglia dare una nuova possibilità alle tantissime piccole cantine che si stanno impegnando su questo fronte.
L’evento, per come è stato organizzato si è dimostrato all’altezza delle aspettative. Alcune piccole zone d’ombra non hanno inficiato la natura dell’evento: mi riferisco alla conferenza pomeridiana di benvenuto alla stampa che avrebbe potuto essere più tecnica; magari con bicchiere alla mano. Sarebbe stato interessante discutere insieme le peculiarità delle numerose zone presenti, fino al punto di capire se ha un senso mantenere tante denominazioni tutte dedicate praticamente ad un vitigno importante, in un territorio così ristretto.
Veniamo alla degustazione tecnica del giorno dopo: 45 vini da tutte le denominazioni per me sono un numero assolutamente amplificabile: l’auspicio è che si possano assaggiare molti più vini per un migliore conoscenza delle cantine presenti all’evento.
Per il resto l’affluenza di pubblico è stata importante e credo gli sforzi del Consorzio, fatti di molto volontariato, siano stati ben ripagati dal successo di questo Taste numero zero.
Ribadisco, come già scritto da Carlo Macchi, l’imbarazzante assenza di alcune delle cantine più conosciute: Il successo mediatico e commerciale di zone come queste è intimamente legato alla partecipazione più ampia possibile dei produttori, a maggior ragione se la zona non è ancora affermata come meriterebbe.
i personalismi, gli egoismi, le visioni miopi appesantiscono il percorso evolutivo di una zona e spesso si ritorcono anche contro chi li ha messi in atto.
Come non dare credito ad un evento che di fatto è il vero punto di riferimento per i vini nord piemontesi?