Emanuele Ranchella, senza troppi clamori, ha dato vita a questo bianco (malvasia puntinata, trebbiano verde e trebbiano toscano) di affascinante aderenza territoriale.
La tipicità, la riconoscibilità, sono aspetti che possiamo ritrovare nel Frascati? Direi di sì, nonostante il disciplinare consenta numerose combinazioni di uve e dosaggi.
Tu pensi che Frascati sia una denominazione “a senso unico”, cioè quasi monovarietale, tutta piantata su terreni simili e praticamente alla stessa altezza. E sbagli di grosso!
Questo 109 con la sua freschezza, sapidità, note vegetali e agrumate che rimandano al pompelmo, unite ad accenni tannici e con un fin di bocca piacevolmente amarognolo, ben rappresenta la tipologia.
Con Damiano Ciolli ci conosciamo da tanto tempo, ovvero da quando io ero un aspirante sommelier che frequentava l’AIS Roma mentre lui, timido e riservato, era un giovane vignaiolo che affrontava il grande pubblico di appassionati di vino che si radunava all’interno delle patinate sale dell’hotel Parco dei Principi.
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