Stavolta è toccato a Gaja. Chi sarà il prossimo?5 min read

Stavolta è toccato ad Angelo Gaja. Non c’è pace per chi ottiene un premio o una copertina o un qualsiasi altro riconoscimento per il lavoro che ha svolto in passato o sta svolgendo nel presente. Ogni volta che si esprime una preferenza o si stila una classifica, è difficile mettere tutti d’accordo e qualcuno si scontenta sempre. Però su alcune scelte generali, su alcuni produttori o personaggi che hanno fatto la storia del vino italiano, sarebbe auspicabile una maggiore condivisione.

Bastano appena un paio di esempi per comprendere che aria tira. Tachis  viene nominato Man of The Year dalla rivista britannica Decanter e subito c’è stata una levata di scudi da parte di una piccola, ma sicuramente rumorosa e pure un po’ noiosa, cerchia di detrattori seriali.

Adesso Gaja va in copertina su Wine Spectator e subito partono strali multitestate che sembrerebbero non lasciare scampo né all’autore-editore del magazine americano Marvin Shanken.  Quest’ultimo ha avuto il torto di considerare il noto produttore italiano come quello che “ ha portato il vino italiano ai livelli più alti”. Secondo i “nostri” ma definizione fu più inappropriata. I commenti in proposito si sprecano. Ne cito solo uno che ho trovato su un sito meridionale come post alla notizia di Gaja “ Gaja e Antinori l’eccellenza italiana…? Da tagliarmi le vene”. Non riporto il nome di chi ha espresso simile concetto ( si è onestamente firmato con nome e cognome: è già un passo avanti rispetto a tanti nick names. ndr.), perché sarebbe dargli un ’importanza del tutto fuori luogo.

Su altri siti, blog, ecc. il livello non è stato più elevato. Si va dall’acido al corrosivo e solo a tratti appare qualche raro, sprazzo di ragionevolezza perché, seppur a malincuore, magari uno o due meriti si riconoscono anche a Tachis o a Gaja. Bontà loro. Però a fronte di questi due esempi emblematici – altri se ne potrebbero citare – più passa il tempo e più una sensazione sgradevole avanza. Infatti quale senso abbia, continuare a sparare ad alzo zero sulle poche persone che nonostante le difficoltà si sono riuscite ad imporre come figure di primo piano del vino italiano e allo stesso tempo sono note e stimate all’estero, non è facilmente comprensibile.

A scanso di equivoci è bene sottolineare che nessun è esente da critiche, anche puntute, ma è legittimo chiedersi perché tanta virulenza. È come se si preferisse che onori, riconoscimenti, ecc. andassero ad altri  piuttosto che ai produttori italiani che non sono di gradimento di quest’area culturale. I toni impiegati poi assomigliano sempre più a quelli solitamente riservati alla Casta e dintorni.

Così come davvero difficile non pensare a cosa ci sia sotto quando ad ogni pie’ sospinto si ritirano fuori le passate vicende del Brunello, anche quando c’entrano come i cavoli a merenda Forse c’è chi è convinto sia un argomento evergreen oppure più semplicemente la cultura della denigrazione, sia più forte di qualsiasi altra considerazione. Ora, scrivere il panegirico di Gaja e ricordare i suoi numerosissimi meriti, non ha molto senso. E poi ci ha già pensato Wine Spectator. Però la domanda è pressante, a chi toccherà la prossima volta ?


Spigolature

In questi giorni ho vanamente atteso che ci fosse una levata di scudi nei confronti di Jancis Robinson, MW, che sinora non è avvenuta. Notissima firma del vino britannica – tra la l’altro fa parte del comitato selezionatore dei vini per la Regina Elisabetta e scrive per il Financial Time- recentemente è stata molto citata in Italia per una sua presa di posizione nei confronti del Rosso di Montalcino. Orbene la notissima e giustamente stimata esperta inglese parteciperà alla manifestazione Wine Future che si svolgerà ad Hong Kong il prossimo 6-8 Novembre dove guiderà una delle degustazioni in programma (per circa 1000 persone)mentre un’altra la farà Robert Parker jr. Se quest’ultimo ha scelto solo vini bordolesi, Jancis Robinson ha deciso di proporre una selezioni di vini del mondo per niente scontata. (Per la lista completa clicca qui) Si va da uno spumante brasiliano, ad uno chardonnay australiano, vini cinesi, turchi, cileni, del Rodano e della Borgogna, ecc. in tutto 15 . Gli italiani sono due come i francesi. Indovinate chi ha scelto come rappresentativi del nostro mondo vinicolo: il Barbaresco 2008 di Gaja e il Tignanello 2001 di Antinori. Giustamente vuole fare una bella figura e va sul sicuro. Adesso però mi aspetto valanghe, che dico, oceani di post che stigmatizzano la scarsa fantasia della signora nel presentare il vino italiano. O no?

 

 Cette anedocte complète et explique la liste des 15 vins retenus par Jancis Robinson pour sa dégustation du 7 novembre 2011 (qui rassemblera un millier de personnes). Voici les flacons qui seront dégustés :
1. Brésil, domaine Geisse. Vin effervescent brut millésimé 1998 ;
2. Australie, domaine Shaw and Smith. M3 Chardonnay 2010 (Adelaide Hills) ;
3. Allemagne, Dr. Loosen. Erdener Treppchen, Riesling Kabinett 2008 (Mosel) ;
4. Autriche, Jurtschitsch. Grüner Veltliner Schenkenbichl Erste Lage Reserve 2009 (Kamptal) ;
5. Turquie, Kavaklidere. Prestige Öküzgözü 2008 (Elazig) ;
6. Nouvelle Zélande, Felton Road. Cornish Point Vineyard 2010 (Central Otago) ;
7. Bourgogne, Domaines Louis Jadot. Clos St Jacques Premier Cru 1990 (Gevrey Chambertin) ;
8. Piémont, Angelo Gaja. Gaja 2008 (Barbaresco) ;
9. Toscane,  Villa Antinori. Tignanello  2001 (Toscane) ;
10. Chine, Grace Vineyard. Tasya’s Reserve Cabernet Sauvignon 2008 (Shanxi) ;
11. Chili, Baron Philippe de Rothschild et Vina Concha y Toro. Almaviva 2005 (Puente Alto) ;
12. Afrique du Sud, Vergelegen. Vergelen  2000 (Stellenbosch) ;
13. Argentine,  Catena Zapata. Catena Alta Malbec 2000 (Mendoza) ;
14. Côtes du Rhône Méridionales, Tardieu Laurent. Cuvée Spéciale 2006 (Châteauneuf-du-Pape) ;
15. Californie, Ridge Vineyards. Monte Bello 1995 (Santa Cruz Mountains).

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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