Stampa estera, Terre de Vins, n° 73. Miraval e il vino di Brad Pitt.5 min read

“La giungla delle Foires aux vins” è il titolo principale della copertina di questo numero. Gli altri titoli sono: degustazione dei Saint-Emilion Grand Cru, Brad Pitt vigneron a Miraval, escursione nella “pétillante” Alsazia, ed altri minori. Io mi occuperò di un interessante articolo della serie “Saga” dedicato alla famiglia Trapet a Gevrey-Chambertin e del reportage esclusivo su Miraval, la vasta proprietà in Provenza della coppia Pitt-Jolie.

L’articolo su Miraval è firmato da Mathieu Doumenge. Si tratta di circa 800 ettari di terra, naturalmente di vigne (originariamente 50 ettari, oggi divenuti 70), uliveti (10.000 piante) , ed inoltre boschi, garrigues , coltivazioni di lavanda (2 ettari), querceti (1200) da tartufi e 85 alveari (scusate se è poco) nel cuore del Var provenzale, acquistati dalla famosa coppia di attori , che se ne erano innamorati durante una vacanza, dal milionario Tom Bove, che l’aveva acquistata poco tempo prima per la moglie poi deceduta in un incidente aereo. Prima  di Bove Miraval era appartenuta al pianista jazz Jacques Loussier che vi aveva costruito una modernissima sala di registrazione, nella quale i Pink Floyd registrarono il loro “The Wall”, poi visitata da altri artisti famosi , e prima ancora a Joseph Louis Lambrot, inventore del cemento armato: di origini molto antiche ( vi sono tracce  di epoca gallo-romana) a Miraval era stato ospitato, alla metà del XIII sec. San Tommaso D’Acquino  e, nel XVI, sec. era stata la residenza del principe di Napoli  .

I fratelli Perrin ( proprietari dello Château Beaucastel, un nome di non secondo piano a Châteauneuf-du-Pape), interpellati da Pitt per la conduzione delle vigne nel 2011 e a loro volta colpiti dalla bellezza e le potenzialità di Miraval, accettarono l’incarico solo come soci al 50% di una società creata per il suo sfruttamento. La prima vendemmia fu quella del 2012: il rosé , col nome significativo di Pink Floyd, andò a ruba in poche settimane, e Wine Spectator lo indicò come il miglior rosé del mondo.

Oggi a Miraval , oltre al classico rosé Miraval, si producono un rosé di fascia altissima il Muse (solo 3000 magnum in vendita a 265 euro la bottiglia, un assemblage con il 30% di rolle, affinato per metà in demi-muids e l’altra metà in cuves di cemento), lo Studio, una cuvée più accessibile (tibouren, il nostro rossese, in aggiunta a grenache e carignan),  a cui si è recentissimamente aggiunto uno champagne rosé Premium  prodotto in collaborazione con lo specialista Rodolphe Peters (Champagne Pierre Peters) . Le vigne Miraval continuano a crescere anche dopo la separazione da Angelina Jolie, che si era dichiarata intenzionata a mantenerla per la trasmissione ai figli (salvo poi vendere la sua quota), sembra per la passione di Pitt, che ha acquistato un altro vigneto (della stessa estensione della proprietà originaria) a Puyloubier , nel quale sono stati impiantati syrah, grenache e pinot noir per produrvi un grande rosso. A Miraval, nel quale è stato da qualche anno inaugurato anche un atelier di pittura e scultura,  lavorano attualmente 65 persone, delle quali 10 sono impegnate nella fabbricazione e manutenzione dei muri a secco dei terrazzamenti.

La Saga di questo numero ri guarda la famiglia Trapet del Domaine Trapet Père et Fils al completo: dall’attuale titolare, Jean-Louis, e la moglie Andrée al patriarca Jean,  la moglie Christine, e i due “nipotini” ormai trentenni, Pierre e Louis che già sono pienamente cooptati nella conduzione della proprietà : tutti compresi, insieme col cagnolino Orion, nella bella foto  a due pagine che introduce l’incontro.

Nell’intervista si comincia naturalmente dalle origini e dal ruolo decisivo di Pierre Arthur- padre originario  di Chambolle-Musigny e madre di Gevrey-Chambertin, quindi profondamente radicato nel territorio- dall’acquisto semi-clandestino di porta-innesti (in piena emergenza fillossera gli innesti americani erano ancora vietati) con i quali salvò la vigna dello Chapelle-Chambertin, e l’acquisizione, nel 1904, di 35 ouvrées di Latricières, poi le parcelle  di Gevrey del Clos Prieur: le tre dello Chambertin arrivarono nel 1919. Con 15 ettari al momento della successione , la leggenda del Domaine, che allora faceva ancora soprattutto vendita diretta ai clienti di passaggio, era già cominciata e si consolidava giorno per giorno. L’incontro con il prozio di Jean-Louis, Bernard Ronot, che aveva già accompagnato Lalou Bize Leroy nella sua conversione alla biodinamica, spinse Jean-Louis , pur tra i dubbi del padre che comunque gli lasciò l’autonomia necessaria, a intraprendere la stessa strada , fino a diventare uno dei maestri riconosciuti della biodinamica in Borgogna.

Alsazia panorama

Nel 2003 Andrée, di origini alsaziane, entrò in possesso di 2 ettari di vigna a Riquewihr, e si aprì quindi una nuova avventura, con l’alternanza tra Gevrey e l’Alsazia (nei week-end) con i due figli Pierre e Louis al seguito. Il più grande si installò in Alsazia presso la nonna e cominciò a gestire più direttamente il vigneto alsaziano: intanto erano stati acquisiti altri 15 ettari, in parte dei quali venne impiantato pinot noir. Il cadetto, Louis , dopo aver compiuto  studi enologici e aver frequentato per quattro anni in Svizzera  una scuola di ingegneri in Svizzera, ha raggiunto nel 2018 il fratello a Riquewihr per seguire la proprietà alsaziana.

I due fratelli hanno iniziativa, sono curiosi ed esperimentano molto: dagli impianti ad échalas per lavorare meglio il suolo e guadagnare in freschezza, ai ceppi a piede franco, al gamay senza zolfo (per il Passe-tout-grains, A Minima), il progetto di acquisire altra vigna nella Côte-de-Beaune, a Auxey-Duresses, Meursault o Pommard. La famiglia Trapet ha molti progetti: ha già aperto una bella table d’hotes a Gevrey-Chambertin, poi arricchita di alcune camere, per assaggiare i vini aziendali accompagnandoli con la cucina tradizionale borgognona. Ora progetta di aprire un gîte anche in Alsazia, in una antica cappella a Riquewihr sui remparts del borgo.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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