Stampa estera a portata di clic: Decanter vol. 455 min read

Il Sud d’Italia e le sue star sono al centro della copertina di questo numero autunnale, dalla veste rinnovata. Altri titoli: vini californiani, i migliori wine-bar di Napa e Sonoma, Sauvignon blanc globale, Pinot neri e Shiraz australiani, Bordeaux al naturale e rossi del Priorato. C’é poi il supplemento dedicato alla Spagna.

Si comincia con le star del vino del Sud Italia. Il servizio comprende le schede di dieci produttori: uno ciascuno per Lazio  (Carpineti), Abruzzo (Valentini), Campania (Mastroberardino), Basilicata (Cantina di Venosa), Puglia (Rivera) e Calabria (Librandi), due per Sicilia (Planeta e Girolamo Russo) e Sardegna (Santadi e Argiolas). Alcuni nomi aggiuntivi sono riportati  tra gli assaggi (Casale del Giglio, Tiberio, San Salvatore, Elena Fucci, Morella, Le Casematte, Antonella Corda. Lo score più alto? Per il Trebbiano di Valentini (97/100).

Subito dopo tocca al Sauvignon blanc, sempre più popolare e globale. A Francia e Nuova Zelanda, paesi leader di questa varietà, si sono aggiunti Cile, Stati Uniti, Sud Africa, Australia, e, a sorpresa, l’Austria. A sorprendere é anche l’assenza dell’Italia , dove questa varietà é più diffusa e i produttori specialisti sono numerosi.  Nella classifica personale della Gibb, autrice dell’articolo, il punteggio più alto va al Pavillon Blanc di Château Margaux (98 punti). A distanza é il campione del Nuiovo Mondo: il Sauvignon di Marlborough (Nuova Zelanda) di Churton (95).

Restiamo nel Nuovo Mondo con il servizio di Karen Mac Neil sui cabernet californiani  “collectible”: vini da mettere in cantina in attesa che raggiungano il loro apogeo. A guidare  una folta schiera é il  Calistoga della mitica Eisele Vineyard, primo grand cru di Napa, recentemente acquistato da François Pinault, proprietario anche di Latour a Pauillac. 100/100 per il vino del 2016. Accanto a produttori già molto noti internazionalmente  (Colgin, Harlan, Schrader…) anche qualche nome relativamente nuovo.

Si parla ancora di California prima di entrare nella Buying Guide di Decanter, con 10 produttori  da scoprire in regioni meno conosciute di questo stato: Sierra Foothills, Lodi (autoproclamatsi capitale mondiale dello Zinfandel), Contra Costa .  Più avanti ancora Jess Lander prova per i lettori della rivista i 10 must-try wine-bar di Napa e Sonoma. Simon Woolf riporta i lettori nel Vecchio Mondo, per presentare il “wild side” di Bordeaux : i produttori che, sempre più numerosi, hanno deciso di esaltare l’espressività delle loro vigne adottando un approccio biodinamico.Tra questi, naturalmente, lo Château Le Puy, glorificato dalle famose BD de “Les gouttes de Dieu”, e  i grandi  apri-strada del Médoc (Pontet-Canet e Palmer), ma l’elenco si fa sempre più lungo. Icona assoluta, per Woolf, il Pauillac del 2015 di Pontet-Canet.

Oltre a quelli citati tra i titoli di copertina, questo numero contiene altri tre articoli . Il primo di essi é dedicato ad un’appellation del Rodano ancora poco conosciuta, Vinsobres, sulla quale é indirizzato il profilo regionale di questo mese, di Matt Walls. Una regione che si definisce “non del nord né del sud, non totalmente montuosa, né pianeggiante”. Situata  35 km. a nord di Châteauneuf-du-Pape, copre poco meno di 1.400 ettari di vigna, nei quali primeggiano i vitigni del sud del Rodano ( grenache, syrah, mourvèdre…) con i quali si producono solo vini rossi secchi.

 

La star é il Domaine Gramenon (il suo Contre Couleur del 2017 spunta il punteggio più alto della degustazione, 94/100), ma il gruppo dei Domaines interessanti si é notevolmente arricchito  (La Pequellette, Serre Besson, l’Ancienne École…).

Il secondo servizio non annunciato in copertina riguarda i grandi “disrupters”, i vignaioli innovatori nei loro territori . Ce n’é dappertutto: 2Naturkinder, in Franconia (Germania), Envinate (Spagna e tenerife),Ganevat (Jura, Francia), ed altri ancora, fra i quali  persino in Ingilterra, nel Sussex, Tillingham.

Siamo intanto arrivati alla Buying Guide, dove, oltre alle pagine del Fine Wine World di Steve Spurrier e ai Weekday wines di Tina Gellie, sono i due Panel tasting del mese, rispettivamente dedicati ai Pinot noir australiani e ai rossi del Priorat.

Quarto produttore mondiale di vini a base di pinot noir (dopo Francia, Stati Uniti e Germania), l’Australia ricava i suoi migliori dalle regioni più fresche (Tasmania,  Mornington Peninsula,  Yarra Valley e Geelong (Victoria) e Adelaide Hills, nell’Australia del Sud. Vendemmie molto riuscite, con vini dalla qualità da buona ad eccellente, sono state 2012,2015 e 2017, mentre  più problematiche, tra le ultime , 2013 e 2014.

Nella degustazione, della quale riferisce Anthony Rose, un vino, Between Five Bells Henty 2018 di Lethbridge, ha riportato 98/100, ma lo accompagnano anche tre vini oustanding (tra 95 e 96 punti) rispettivamente di Geelong e Mornington Peninsula (due).Un folto gruppo di vini highly recommended (35) provenienti  dalle regioni già menzionate , soprattutto dalla vendemmia 2017.

Bersaglio del secondo Panel Tasting , i rossi del Priorat (le uve a bacca bianca sono meno del 7%) evidenziano, nel corso delle ultime vendemmie, un significativo cambio di passo, alla ricerca di vini meno muscolari e dotati di maggiore finezza. Le due annate più recenti in esame (2016 e 2017) sono state piuttosto diffcili, a causa del caldo e della siccità: a difendersi meglio sono state le vigne vecchie di garnacha e carinena. Densi e concentrati i vini del 2015, livelli insperati di qualità nel piovoso 2014  e nel 2013 (inverno freddo e primavera piovosa, estate e autunno secchi), mentre la secca annata 2012 ha dato uve sane e vini con buon potenziale di aging. Degli 87 vini degustati, tre sono risultati outstanding (95-96/100) e  oltre 40 gli highly recommended (almeno 90 punti su 100). Al vertice  l’Heretge  Escaladei 2016 di Scala Dei.

Le scelte dell’esperto di questo numero sono vertono sugli Shiraz premium australiani. Ne parla Matthews Jukes, attraverso un curioso parallelo tra vini e rugby e i loro cambiamenti dagli anni’80.Come sempre fenomenale, col massimo punteggio di 100/100, é il Grange di Penfoldds 2014, ma ben tre vini sono a quota 98. Ancora: le rubriche che aprono la rivista (le notizie del mese, le lettere dei lettori, le pagine dei columnists, Anson, Jefford e Rose),  i consigli di Fionnuala Synnot per una visita a Dublino,  le Notes & Queries, il Market Watch  sui vini delle aste, per finire con il vino-leggenda: Côte-Rotie 1990 del Domaine J-P et J-L Jamet.

Ed eccoci al supplemento dedicato alla Spagna, 84 pagine a colori . Questi  i temi trattati:  vini spagnoli top (massimo punteggio per un cava, anzi un corpinnat di Gramona, 95/100),  alla scoperta dei bianchi di  Rueda, le famiglie  nobili della Rioja, il profilo regionale del terroir di Valencia, naturalmente le isole (Canarie e Baleari), la potenza e la purezza dei Ribera del Duero, gli spumanti da non pedere,  gli sherry, dolci e secchi. Chiudono: i crus della Rioja, i 30 grandi rossi spagnoli, di tutte le regioni, selezionati dagli esperti della rivista (sette dei primi dieci sono dei Rioja, ma il top score é di un Priorat), la  guida di viaggio nella Galizia.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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