Stampa estera a portata di clic: Wine Spectator, aprile 20183 min read

Una foto di Nicolò Incisa della Rocchetta e della nipote Priscilla accompagna il titolo più grande della copertina di questo numero, ampiamente dedicato ai vini di Bolgheri, “la regione del vino più calda d’Italia”. Altri titoli di questo fascicolo, nel quale c’è molta Italia: i grandi Barolo del 2013, l’esplorazione delle Marche. Infine: i vini “rodaniani”, cioè prodotti con varietà del Rodano, di California, e i value-wines “fuori dai sentieri battuti”.

Bolgheri

A Bolgheri, definita la Napa Valley toscana da Bruce Sanderson, è dedicata la parte maggiore del numero di aprile. Tre gli articoli: il primo (“Tutto cominciò con il Sassicaia”) ripercorre la storia dell’ascesa di questa regione vinicola; il secondo (“La costruzione di Bolgheri”), di Robert Camuto, presenta sette produttori  che permettono di comprendere la diversità del  terroir bolgherese (da Grattamacco a Michele Satta); infine  una panoramica dei vini delle case vinicole più rappresentative di Bolgheri.

Le Marche

Subito dopo Bolgheri, le Marche. E’ ancora Robert Camuto a introdurre i lettori alla conoscenza di questa regione bella e generosa (“bountiful”). Si comincia con i ristoranti consigliati e gli alberghi dove sostare, poi , a presentare i vini, è Alison Napjus. Del tutto inatteso è che i  tre vini considerati migliori siano dei rossi : un Rosso Conero di Umani Ronchi, un Petit Verdot di Dodimonti e il Kurni. Sono solo tre i Verdicchio inseriti nella classifica dei primi dieci vini.

L’abbondante Piemonte

A seguire è ancora Italia: al centro  l’”abbondanza” del Piemonte, con i suoi rossi e anche i suoi bianchi. E’ Bruce Sanderson a presentare le ultime vendemmie: quella del 2013 è valutata da WS come la grande vendemmia del 2010 (97/100), cioè la migliore degli ultimi dieci anni. Quanto ai vini raccomandati da Sanderson, al vertice sono   due grandi classici (il Monfortino di Giacomo Conterno 2010 e il Vigna Le Rocche riserva di Bruno Giacosa 2011), insieme con due Barbaresco (Ovello della Cantina del Pino 2013 e Montefico vecchie viti di Roagna 2012) e il Barolo Prapò di Schiavenza 2013.

Tra i value-wines, il punteggio più alto è quello di un Barbaresco Basarin di Mario e Vittorio Adriano (94 punti), ma nel gruppo sono compresi  sette Barbera e cinque Dolcetto.

California

Siamo così giunti agli altri due articoli citati nei titoli di copertina. Il primo di essi è quello che apre la rivista, dedicato a una selezione dei migliori vini qualità/prezzo del Nuovo Mondo , il secondo è quello che chiude il numero, sui vini californiani  a base di Syrah e Grenache. Ne parla Tim Fish. Ovviamente molto Paso Robles , ma ci sono “rodaniani” anche di altre regioni della California (da Napa a Central Coast).

Il resto è costituito dalle rubriche di apertura e dalla Buying Guide finale.  Le prime:  dopo l’editoriale di Shanken e Matthews (“Un altro rinascimento italiano”: si parla naturalmente di Bolgheri), le lettere dei lettori,  le rubriche di Grapevine (le notizie, i formaggi, gli spirits,il collezionismo), le pagine dei columnists: Laube parla dell’importanza di Bordeaux,  Laube della difesa da… (ossia la necessità di difendere il mondo del vino dagli attacchi ricorrenti che gli sono rivolti: contro i punteggi assegnati ai vini, contro i bicchieri grandi, contro i wine-lovers).

Buying guide

Eccoci quindi alla Buying Guide.Si comincia con la vetrina dei vini più importanti. Questa volta sono moltissimi i vini italiani inclusi nelle selezioni dei vini di maggior prestigio (ovviamente sempre piemontesi e toscani), mentre lo spazio dedicato ai vini che corrispondono alle scelte “intelligenti”, ossia con buon rapporto qualità/prezzo, sono appannaggio di Spagna e Nuova Zelanda. Poi, come sempre, seguono le sezioni dei migliori assaggi “regionali” : per l’Itali sono sotto esame i vini campani, del Friuli, marchigiani, Barbaresco, Barbera, Barolo, altre zone del Piemonte, Sicilia, Toscana-Chianti, altre zone della Toscana.

Si finisce con le FAQ di Dr. Vinny . Si parla delle celebrità che acquistano vigne: c’è anche la Regina Elisabetta , che ha nel 2011 fatto piantare sette acri di vigna (Pinot noir e Chardonnay) nel Windsor Great Park per produrre vini spumanti .

 

 

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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