Stampa estera a portata di clic: La Revue du Vin de France,no. 619 , Marzo 20183 min read

L’immagine di due Crozes-Hermitge e un St. Joseph accompagnano il titolo grande di copertina, a centro pagina, appunto dedicato a queste due denominazioni del Rodano settentrionale. I titoli satellite sono per  una verticale di grandi Chablis di Raveneau, Dauvissat e Droin, seguono porte aperte in dieci grandi cantine e la nascita di una nuova appellation in Languedoc. Si passa poi ai rossi austriaci e alle più belle bottiglie di Tokaji Diznoko e Tinon.

Il miglior bicchiere

Qual è il miglior bicchiere “universale”? Il banco d’assaggio che segue riguarda i bicchieri “universali”, ossia in grado di rispondere bene a tutti i tipi di vino. A prevalere, questa volta, è Ultima di Royal Glass.

E ancora  le “grand entretien” a Michel Dovaz, 90 anni ad agosto, autore di  libri e guide famose di vini. Si comincia con le caves de prestige e si parte dalla Tour d’Argent, il  Louvre dei grands crus  e dalle 300.000 bottiglie del ristorante Les Crayères.

Crozes-Hermitage e Saint-Joseph

Crozes-Hermitage e Saint-Joseph sono  due appellations del Rodano settentrionale che non hanno forse  il prestigio degli Hermitage e dei Côte-Rotie, ma  con un rapporto qualità/prezzo interessante. Se ne occupa il primo grande Panel tasting della sezione finale della Rivista. Sono due St. Joseph i vini di vertice, per la RVF, di questa degustazione, di due produttori di culto, Jean-Louis Chave e Pierre Gonon. Più in generale, i bianchi di St. Joseph 2016 sono da bere “sur le fruit”, mentre i rossi 2015 sono solidi e tannici; a Crozes-Hermitage i vini rossi sono   potenti e virili, i bianchi densi e voluminosi.

Verticale Chablis

 

Nella stessa sezione sono comprese due altre degustazioni importanti: la prima è una verticale di grandi crus di Chablis. In campo sono due Domaines di culto, Raveneau e Dauvissat, a confrontarsi con la regolarità e il “valeur montant” del Domaine Jean-Paul et Benoît Droin su due terroirs d’eccezione, Le Clos e Vaillons.

Rossi del Niederösterreich

 

L’altra degustazione tocca i rossi austriaci, assai meno conosciuti dei bianchi da Grüner Veltliner e Riesling, ma con espressioni interessanti nel Burgenland e nel Niederösterreich. Tra gli altri servizi di questo numero, Stéphane Derenoncourt presenta il terroir di Saint-Emilion, meta dell’itinerario enoturistico del mese; Sophie de Salettes parla di Saint-Georges-d’Orques, in Languedoc, in attesa della sua AOC. Sempre in Languedoc, Pierre Casamayor presenta il Domaine Chabanon  e una verticale dell’Esprit de Font Caude Montpeyroux (su tutti 2007 e 2010). Tocca poi ai grandi Tokaji (5 puttonyos) di Samuel Tinon e Lázsló Meszaros (Disznókö).

Restaurant Au fil du Zinc di Chablis

 

Gastronomia: tartare e uova di trota del restaurant Au fil du Zinc di Chablis con l’aligoté del Domaine De Moor sono il “grand accord” del mese; Olivier Poussier propone di abbinare le cosce di rana con bianchi di Chablis o un aligoté. Naturalmente, poi, ci sono le consuete rubriche. Dopo l’editoriale di Saverot sul vino come passione,  l’attualità (ancora gli asiatici alla conquista del vignoble di Bordeaux), le lettere dei lettori, le pagine dei columnist della RVF (dal dottissimo  Pitte  allo scrittore Lapaque), l’arte (i disegni di Michel Guiré-Vaka, “scultore di immagini”), i vini delle aste, a cura di Angélique de Lencquesaing (il rialzo dei prezzi dei grandi Borgogna e i cru d’Alsazia).

E ancora: i coup de coeur dei degustatori della RVF, e , infine, il dibattito intorno a una bottiglia. La bottiglia è un Savennière  di Boudignon , uno chenin blanc che sauvignoneggia. A discuterne Jean-Emmanuel Simond (manca di polpa) e Alexis Goujard (ha una bella tensione e fa salivare).

 

€ 6.95  in Francia, € 7.60  in Italia

 

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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