Stampa estera a portata di clic: La Revue du Vin de France, no. 617, 20174 min read

Tre bottiglie di Champagne annunciano in copertina il titolo più grande della copertina: Champagne, blanc de blancs e vecchie annate per le feste. Altri titoli di una cover molto affastellata: Bordeaux 2008, da bere e da conservare; Maiale nero, foie gras e anatra: accordi di festa nel Quercy; Coup de coeur  nel canton de Vaud; Acquisti en primeur: quali sono i vantaggi?  Infine: Le grandi bottiglie delle annate in 8 per festeggiare le vostre ricorrenze a 30,40,50 e 60 anni nel 2018.

Cominciamo  allora dagli Champagne blanc de blancs. Il servizio si trova quasi a  fine numero, nella sezione speciale delle rivista, dedicata alle degustazioni seriali. Le cuvées presentate e valutate sono 113, ripartite tra varie categorie:le raffinate cuvées d’assemblage, gli Champagnes della Cote des Blancs, quelli della Valle della Marna, della Montagne de Reims  e infine la Cote des Bar. Si chiude con i vieux millésimes (si arriva al 1976). I punteggi più alti? Les Chétillons 2002 di Pierre Peters, il Cristal Roedere 2004 e il Cave Privée rosé 1979 della Veuve Clicquot, con 19/20.

La seconda grande degustazione riguarda i Bordeaux dell’annata 2008, vicina a compiere i suoi primi dieci anni: quali  bere e quali invece conservare ancora? L’annata 2008 veniva da un difficile 2007 e precedeva le due grandi annate 2009 e 2010: salvata da un finale di stagione soleggiato, con la Rive Droite, dove la vendemmia è stata la più tardiva degli ultimi 20 anni che l’hanno preceduta, che ha avuto riuscite migliori di quelle della Rive Gauche: grande finezza a Pomerol, mentre la finezza di Saint Julien si è fatta valere  tra i vini dell’altro lato della Garonne. Gli assaggi di vertice: Haut-Brion e Latour tra i Premier cru, con la compagnia di Léoville-Las Cases e di Pétrus.

Il numero di dicembre  è aperto, come di consueto, dalla “grande intervista”. Questa volta a rispondere sono in due: Jean-Philippe Granier e Basil Saint-Germain, entrambi grandi conoscitori  dei vini del Languedoc: il primo Direttore dell’AOC e il secondo  appassionato vigneron  proprietario del Domaine des Aurelles. Il primo servizio successivo è un’inchiesta sugli acquisti en primeur : sono davvero convenienti? Secondo la RVF nel 50% dei casi  conviene attendere che i vini escano effettivamente e diventino consegnabili, cioè circa 18 mesi dopo, fatta eccezione per alcune vendemmie eccezionali, come la 2005, il cui prezzo livrable fu di oltre il 40% superiore a quello primeur, e al momento il loro costo è aumentato di oltre il 110%.

Cantine: Jérome Baudouin illustra i dieci comandamenti per la conservazione dei vini. Non è un argomento nuovo, ma-come si dice-repetita iuvant.  E’ la volta della gastronomia  degli accordi cibo-vino : Olivier Poels  presenta una serata memorabile nella quale celebrare la  grande gastronomia del Sud-Ovest nella regione del Quercy Blanc, nel Lot. Seguono le ricette e i vini (ovviamente del luogo)   per accompagnarle.

Enoturismo: questa volta l’itinerario della RVF ci porta in Svizzera, sulle terrazze del Canton de Vaud, tra  Lavaux e Chablais, alla scoperta degli chasselas secs.

Per la serie “Un’appellation due stili”, sono due produttori siciliani a confrontarsi: la cantina Benanti e l’azienda Palari. Di fronte Rovittello e Faro, in sei vendemmie, dal 1996 al 2013.

Di seguito Pierre Casamayor  parla della Maison Bouchard Pére et Fils di Beaune e di due suoi grandi vini  bandiera: lo Chevalier-Montrachet grand cru , con l’assaggio di 7 annate dal 1992 al 2014, e il Beaune Grèves 1er cru Vigne de l’Enfant Jésus, con 7 millesimi dal 1976 al 2012.

La consueta expertise di un terroir, in questo numero, è dedicata al Rheingau. Sophie de Salettes illustra zone, varietà e crus . Infine i millesimi in 8 adatti a celebrare le grandi ricorrenze. Per i 50 anni (compleanno? Anni di matrimonio?)  c’è un vino toscano, il Brunello di Biondi-Santi del 1968 (ad averlo).

L’ultimo servizio  riguarda una verticale 1997-2017 dello Château le Puy effettuata a Parigi : 37 le cuvées presentate (Emilien, Barthélemy , Marie-Élisa, per non parlare della Cuvée Retour des Îles, un esercizio di stile, in pratica un Barthélemy che ha trascorso un anno su un brigantino nell’Atlantico settentrionale).

Prima e dopo , oltre all’editoriale di Denis Saverot (“La controversia”)  e all’opinione di Pierre Citerne, sui vini naturali,  ci sono la posta dei lettori, le varie rubriche dell’attualità , i libri da leggere nelle feste, gli accords minutes di Poussier, i consigli del vigneron,la pagina dei  distillati, le aste e i vini da investimento, la pagina della tecnica (l’enzymage), i coup de coeur dei redattori. Per finire: la discussione su una bottiglia. A dibattere sono Alexis Goujard e Olivier Poussier, la bottiglia  è un Pouilly-Fumé “naturale” , il Pierre Précieuses 2015 di Alexandre Bain.

 

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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