Stampa estera a portata di clic: La Revue du Vin de France, no. 615-20175 min read

La copertina di questo numero (in primo piano una serie di bottiglie di vini francesi e internazionali di Sauvignon blanc) è, come al solito, molto affollata di titoli. Il titolo più grande è appunto per i Sauvignon: i campioni francesi contro i migliori del resto del mondo.

Poi: il nuovo destino dei vini del Jura; High-tech e i futuri  Amazon e i Netflix del vino , Banyuls e altri Vins Doux Naturels de France, whiskies francesi di avanguardia. Ma ancora: Grandi scuole di degustazione, Saint Julien, Montagny , Irouleguy… Insomma, non manca niente.

Si comincia con l’editoriale di Saverot, che si chiede: Il vino si sta uberizzando? Allude al nuovo algoritmo di Vivino, che collega e rende immediatamente disponibili tutti i collegamenti con i grandi distributori partners. I vantaggi per il consumatore sono evidenti. Il rischio? La scomparsa di una rete di cavistes appassionati  che conoscono bene i loro territori e  in grado di consigliare e mettersi in relazione con i loro clienti, ma anche del piacere di sforzarsi di conoscere facendo le proprie esperienze, senza delegare anche il proprio gusto personale ad un algoritmo.

Si comincia, come sempre, con un’intervista. Stavolta tocca a Jean-Louis Piton, patron di una cave del Lubéron: la crisi delle AOC, la legge Évin, i nuovi consumi di vino. Quindi le notizie del mese: i ricchi alla ricerca di vigne e di Châteaux: Troplong-Mondot ora nelle mani della società di assicurazioni Scor per 220 milioni di euro, il Domaine Jayer-Gilles acquistato da André Hoffman, erede del colosso farmaceutico Roche, il produttore George Lucas (“Star Wars”) che imita Brad Pitt e Angéline Jolie acquistando in Provenza lo Château de Margui.

Sempre a proposito di ricchi: Vuitton crea una nuova collezione di etichette di prestigio per i grandi cru di Bordeaux. E ancora:  vini vegani, Selosse, Chapoutier e altri grandi vignerons alla ricerca di cacca di montone per fertilizzare le loro vigne a Ovinalp, i campionati del mondo di degustazione a Nuits-Saint-Georges, La Grande Épicerie di Parigi punta sulla vendita di grandi vini, Brexit: si annuncia una nuova guerra del vino?

Molte altre notizie ancora, su cui non possiamo soffermarci. C’è però una nuova collezione di libri dedicati ai grandi vini: esce ora quello su Climens. Arte: omaggio a Bacco ad Arles, con la mostra  dedicata al lusso nell’antichità, poi il primo servizio di questo numero, un’inchiesta sulle start-up del vino, i top (Vivino del danese Zachariassen) , i flop (Winewoo, che piratava i suoi concorrenti), l’emergente francese (Twil di Erwann de Barry e Alfred Laurent).

Nell’articolo che segue, la RVF incontra i vincitori dei concorsi di degustazione alla cieca delle grandi scuole. Uno , Aurélien Valance, è restato nel mondo del vino, diventando Direttore generale aggiunto di Château Margaux, altri , come Janice Wang, ricercatrice di Psicologia a Oxford, hanno seguito altre strade. Ci sono anche i figli d’arte: Jeremy Seysses, figlio di Jacques , proprietario del Domaine Dujac a Morey-Saint-Denis  ha scoperto la sua passione per il vino studiando biologia a Oxford , e ora cogestisce  l’azienda familiare.

Formaggi di capra protagonisti del grand accord del mese: per gli chèvres meglio un bianco di Sancerre. Turismo enologico: Irouléguy , la perla dei baschi di Francia.

Di seguito,  Véronique Sanders (Haut-Bailly) spiega  come bere il suo rosso delle Graves (non solo côte de boeuf grillée, da provare una fricassea di funghi);  i due patrons di Léoville-Poyferré e Gruaud-Larose, entrambi second cru a Saint-Julien, confrontano i loro vini su sette annate diverse, partendo dal 1964; Olivier Poussier spiega perché l’anatra all’arancia vuole un vecchio vino liquoroso, prima del servizio dedicato allo Champagne Gosset. Pierre Casamayor presenta una verticale delle due cuvées Celebris e Grand Millésime.

Il dottissimo Pitte, nella sua pagina storica, spiega che cosa il vino debba alla famiglia Rotschild.  Il terroir sotto esame in questo numero è quello di Montagny, in Borgogna. Qui, nella parte più meridionale della Côte Chalonnaise, è lo Chardonnay a trionfare.

Dopo il curioso articolo di Sébastien Lapaque, scrittore (il vino di Cristo alle nozze di Cana era greco), eccoci ai whiskies francesi. La Francia è il primo paese al mondo consumatore di whisky scozzese. Ora ne produce di propri , e niente male.

La rubrica Patrimoine si occupa di vini di lusso, aste, prezzi: vecchie annate di Krug in evidenza, Yquem fa il vuoto dietro di sé.

A chiudere questo numero è, come sempre, la sezione dedicata alle grandi degustazioni seriali. La prima è dedicata ai grandi Sauvignon di tutto il mondo (naturalmente vincono i francesi di Sancerre ): primo italiano in classifica  è  il Sauvignon di Edi Kante  (35°); ci sono però anche Alois Lageder e Vie di Romans, insieme, al 42° posto.

La seconda degustazione è dedicata ai vini dello Jura: i vini emblematici dei grandi ambasciatori di questo territorio, i valeurs sûres, con la loro regolarità,  gli innovatori (c’è pure un giapponese, a Grusse, a farsi onore). Ancora. I grandi vins doux naturels del sud della Francia : Banyuls anche di  mezzo secolo di età,  e poi Maury, vecchi e vecchissimi Rivesaltes (qualcuno risale all’epoca di Napoleone). L’ultima è dedicata ai vini  che saranno venduti all’asta presso lo Château de Kientzheim, in Alsazia (tra questi un Tokay-quando poteva ancora chiamarsi così- della Collection Méquillet del 1895!).

Ancora, prima di chiudere del tutto: la tecnica del “cappello immerso” per la macerazione dolce, i coup de coeur dei redattori della RVF (c’è anche il Pithos rosso di COS) e la discussione intorno ad una bottiglia: tocca a una star (anche nel prezzo, con i suoi 190 euro la bottiglia) della Languédoc, il Clos d’Ora Minervois-La Lavinière del 2013.

 

€ 6.95  in Francia, € 7.60  in Italia

 

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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