Stampa estera a portata di clic: La Revue du Vin de France, Aprile 20183 min read

Una bottiglia di Bourgogne  Gravel di Catherine e Claude Maréchal accompagna il titolo grande di copertina, dedicato ai Bourgognes “abordables”. Gli altri titoli: investire nel vino; 11 proprietà californiane da  visitare e assaggiare;  dibattito: i giovani vignerons di fronte al loro avvenire; gin francesi; due donne e due stili a Gigondas.

Si tratta di un numero molto ricco, che contiene altri servizi interessanti non  annunciati dai titoli di copertina. Tra questi: l’intervista a Ludivine Griveau, prima reggitrice donna degli Hospices de Beaune  al suo quarto anno di reggenza, il viaggio in Oregon con la guida di Véronique Drouhin, winemaker della nota Maison borgognona, prima a investire nell’avventura in America nella Dundee Valley; una degustazione di vini con la “voile”: spagnoli, ungheresi e dello Jura. Ma procediamo con ordine.

Ad aprire il fascicolo,  subito dopo  l’editoriale di Denis Saverot , dal titolo “La nuova era” (quella di Macron, che segna il ritorno alla ragione dopo il “complotto” delle autorità sanitarie e dell’industria farmaceutica volto a demonizzare il genio viticolo della Francia), è proprio l’intervista alla Griveau. Molti i temi trattati: sia specifici (le novità introdotte nella vinificazione dei bianchi rispetto allo stile Masse, le 117 parcelle di proprietà degli Hospices, le ragioni della maggiore precocità della presentazione dei vini degli Hospices rispetto a quella dei grandi vignerons della Borgogna), sia generali (il riscaldamento climatico, l’andamento dei prezzi).

A seguire, l’attualità  in cantina e in vigna e  le rubriche: omaggio ad Alain Senderens, Lyon capitale della gastronomia e dell’arte murale, Jugement de Paris (il vero vincitore era forse Montrose, non Stag’s Leap), la posta dei lettori.L’inchiesta di Fabien Humbert: dieci modi di investire nel vino mettendo d’accordo piacere e passione (dall’acquisto en primeur al finanziamento partecipativo, aste e parrinage). Il dibattito: come i giovani vigneron pensano il loro futuro, animato da Olivier Poels e Alexis Goujard.

Il viaggio: le Dundee Hills nella Williamette Valley, in Oregon, con la guida di Veronique Drouhin (la dinamica Portland, le buone tavole, gli alberghi ). Pierre Casamayor presenta nel servizio successivo il Clos de Gamot, un clos del XII secolo nel terroir di Cahors , e una verticale del vino che vi si produce, un 100% Malbec, su 15 diverse annate (a partire dal 1943).

 

Due donne del vino, Stéphanie Fumoso del Domaine Gour de Chaulé e Anne-Marie Gaudin-Riche del Domain e du Terme a Gigondas confrontano i loro stili su sei differenti annate. Sophie de Salettes presenta come sempre il terroir del mese: questa volta si tratta di Bellet, il giardino segreto di Nizza.

Poi, prima della sezione dedicata alle grandi degustazioni seriali, un articolo sui migliori gin francesi. Per la gastronomia: il grand accord è quello tra pera arrosto con miele e caffè e riesling alsaziano  Clos Windsbuhl  2008 del Domaine Zind-Humbrecht ; Olivier Poussier raccomanda rossi “ digestes” per il coniglio mijoté; Laurent Macle, produttore icona del Jura, suggerisce un koulibiac di salmone per il suo  Château-Chalon;  lo storico Robert Pitte  si rivolge ai ristoratori a proposito delle ricariche sui vini ai tavoli.

Ed eccoci alle grandi degustazioni. La prima, annunciata dal titolo maggiore di copertina, è quella dei Bourgogne accessibili (cioè entro i 25 euro). In pratica si tratta solo di  vini delle appellation régionales, tra le quali spiccano gli aligoté.

La seconda  riguarda i vini californiani  scelti dalla RVF: punteggio massimo (20/20) per Le Desir 2012  del Domaine Verité  della famiglia Jackson  (ma il direttore è il francese Pierre Seillan). Ben quattro i 19.5/20 (quasi la perfezione) per tre vini: La Joie 2012, sempre del Domaine Verité, Harlan 2013 della omonima winery, Monte Bello 2013 di Ridge  Vineyards: Infine i vini con la “voile” : andalusi, ungheresi e jurassien. A spiccare è un vino spagnolo: La Bota 69 de Amontillado di Equipo Navazos (18/20).

Che altro ancora? I vini da investimento  dall’osservatorio di Angélique de Lencquesaing, i coup de coeur dei degustatori  della RVF, e, per concludere, la discussione su una bottiglia. La bottiglia? Uno Chateau Figeac del 1955. Ne discutono Carline Furstoss, sommelière , e Laurie Matheson, esperta di vini della casa d’aste  Artcurial.

 

La Revue du vin de France, € 6.95  in Francia, € 7.60  in Italia

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


LEGGI ANCHE