Stampa estera a portata di clic: En Magnum. Le Vin + Grand, anno II, n. 104 min read

Elegante copertina in nero con titoli in oro, sulla quale risalta, come sempre, l’immagine di una magnum. Questa volta si tratta di una magnum di Champagne, la Cuvée 1983 Millésime Brut di Charles Hedsieck, per la sua Collection Les Crayères, poi presentata  in apertura della rivista nella rubrica “Histoire de Une”.  Anche il titolo grande di copertina di questo numero è dedicato agli Champagnes: En Magnum annuncia  i suoi 75  Champagnes da grand cru preferiti. I titoli minori: Le verità di saint-Estèphe, la nouvelle vague del Beaujolais, il Cabernet Franc  varietà del XXI secolo, infine: alla ricerca dei pâté in crosta dei ristoranti.

Guardiamo dunque i contenuti della rivista. Prima sorpresa:  se cercate un articolo dedicato ai 75 Champagnes Grand cru annunciati in copertina, non c’é. Naturalmente di Champagne e bollicine  se ne  parla un po’ dappertutto, ma non in un articolo apposito.

Il Porto e la sorpresa Toscana

Nella classifica dei vini ultra-festivi, la cui popolarità spicca il volo nel mese di dicembre, è ovviamente lo Champagne a tirare, col suo + 27%, ma con la stessa percentuale (sia pure con minori volumi) c’è sorprendentemente il Porto. Poi Sauternes e Barsac, + 16%, e-udite udite- i vini toscani (+ 15%), a precedere di un punto quelli del Rodano.

E’ ancora Champagne  con  il ritratto-intervista  di Odilon de Varine, chef de cave e direttore generale aggiunto della Maison Gosset, che dice: “Non è la bolla a interessarmi, ma il vino”.

Non di Champagne, ma di spumanti  “alternativi” (da Limoux ai Cava spagnoli al nostro Prosecco) , si parla poi in un articolo di Véronique Raisin dal titolo “Le bolle in effervescenza”.

Nella sezione finale della rivista, grand tasting/master class ritornano gli Champagnes “gioiosi come un Natale”, seguiti dai vini delle altre categorie (bianchi e, ben più numerosi,  rossi).

Sono ancora gli Champagnes ( e i Sauternes) , infine, i protagonisti delle schede dedicate alle magnum di “En Magnum” .

Il Beaujolais

Diversamente da quanto avevano indotto a credere  i titoli in copertina, i veri protagonisti di questo numero sono  invece l’inchiesta dedicata al  Beaujolais, e i due servizi che seguono, sui vini di St. Estèphe e sul cabernet franc. Del primo parla Gilles Durand-Daguin, che traccia un ampio report, che va dagli errori del passato (intervento di Michel Bettane),alle “locomotive” del Beaujolais , ai suoi reinventori, e naturalmente alle novità tra i cru.

E’ Bettane a parlare poi del Saint-Estèphe  e di quella che definisce  una “rimessa a punto” più che una riabilitazione di questa grande AOC bordolese: le vigne, il terroir , i big-five (da Cos d’Estournel a Cos-Labory) e gli altri big-five che Bettane chiama i super-Bordeaux (Phélan-Ségur, Meyney…).

Il Cabernet Franc

Ancora Bettane) firma l’altro articolo importante di questo numero, dedicato al Cabernet Franc, tornato a fare tendenza. Lo “chouchou” dei migliori vignerons del mondo, come lo chiama En Magnum,  ovviamente trova la sua casa d’elezione  in Loira  (a Saumur-Champigny, Chinon, Bourgueuil e Saint-Nicolas-de Bourgueuil), dove è vinificato in purezza, ma anche, in assemblage, nella Rive Droite di Bordeaux, e all’estero (tra i 5 grandi stranieri, c’è anche il Cabernet Franc di Duemani).

Per la serie “Grandi uomini”, questa volta tocca ad Albéric Bichot, direttore generale della Maison Albert Bichot dal 1996, che confessa di rimpiangere, in alcuni giorni, i tempi nei quali saliva sul trattore. Il trionfo della Botrytis nella regione del Tokaji ungherese è al centro dell’articolo di Mathilde Hulot, che ne descrive le tipologie, senza dimenticare i migliori indirizzi di Parigi nei quali gustarlo.

E’ come sempre Véronique Raisin a delineare il tema tecnico di questo numero parlando della malolattica: sì o no?

Curioso (belle foto) l’articolo di Lodovic Pollet, della serie “Grande schermo”: questa volta si parla dell’”Altra Europa del Vino”, quella del Nord : Inghilterra, Belgio  e Paesi Bassi, ma anche, sorprendentemente, Danimarca e Svezia.

30 annate di Clos St. Hune

La grande verticale di questo numero è dedicata ad un grande bianco alsaziano, il Clos St. Hune  di Trimbach: 30 annate di Riesling  in assaggio, con gli straordinari 1967, 1971 e 1990 (20/20) e  gli  eccezionali 1989 VT,2001,2008 (19.5/20). La déception? Il 1988, non valutato.

La Gastronomia: per la serie “Gli indirizzi giusti”, come annunciato in copertina, si va alla ricerca dei migliori paté in crosta in sei ristoranti di Parigi, Lyon e Villefranche-sur-Saône. Béatrice Brasseur illustra il nuovo triangolo d’oro dei ristoranti da vino, dalla Provenza  a Londra, passando da Bordeaux.

Poi non restano che le tante rubriche: le notizie (ovviamente si parla degli incendi californiani, ma anche delle gelate e delle grandinate di casa propria), le opinioni (Bettane se la prende con chi si scandalizza per la vendita delle vigne celebri),  i nuovi chais di Calon-Ségur, Beychevelle e Kirwan, le bottiglie per la cena di gala e la scelta dei grands crus d’Alsazia, gli abbinamenti (con le ostriche e con l’oca), dopocena (cognac e cioccolato),  le soirées diapo (servizi fotografici  sui giorni di festa, i protagonisti del vino di Tête de cuvée), i regali, le vignette di Régis Franc sul popolo delle vigne, le interviste di Margot Ducancel  sulla tavola dei Wine Bloggers.

 

 

 

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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