In copertina sono in evidenza le grandi degustazioni di questo numero, riguardanti i terroirs di Volnay, Pommard e del Mâconnais. Ad essere sotto esame sono i vini della fortunatissima annata 2015. Solo due gli altri titoli di copertina: il primo si riferisce alla designazione dei “Borgognoni dell’anno” da parte della rivista; il secondo ad un Domaine di culto della Côte-de-Nuis, il Domaine des Lambrays.
Partiamo da quest’ultimo. Acquistato nel 2014 dal gruppo LVMH (Bernard Arnault) per una cifra record-almeno fine alla recente vendita monstre del vicino Clos de Tart- questo prezioso cru ha avuto una storia tormentata e ricca di alti e bassi fino a una trentina d’anni fa; poi, sotto le ultime due proprietà, quella dei fratelli Saier e soprattutto di Günther Freund, ha ripreso il posto che gli spettava. Grande artefice della rimonta del Clos des Lambrays è stato colui che è stato ininterrottamente il suo régisseur per oltre un trentennio, Thierry Brouin, che, raggiunti i 70 anni, sta ora per passare la mano a Boris Champy, un giovane enologo di origini champenoises, già al servizio del Domaine Louis Latour.
Il servizio di Christophe Tupinier ripercorre la storia del Domaine e illustra tutto quanto si riferisce alla coltura della vigna, le vendemmie, la vinificazione e la commercializzazione dei vini prodotti dal Domaine: non solo Clos des Lambrays grand cru, ma anche il Premier cru Les Loups e un Morey-Saint-Denis village, oltre ai due bianchi provenienti dalle parcelle di Puligny-Montrachet (Les Folatières e Les Caillerets). Le pagine che seguono illustrano in dettaglio il cru dal punto di vista geologico e pedologico, per concludere con una verticale del Clos a partire dall’annata 1946.
Passiamo alle tre degustazioni seriali di questo numero, cominciando da Volnay e Pommard, due territori che , con l’annata 2015, sembrano essere finalmente usciti da un periodo molto negativo, di gelate e soprattutto grandinate che, negli ultimi anni, avevano devastato le vigne. Un’annata decisamente di alto livello , quella del 2015, ma anche, pur se meno omogenea, quella che l’ha preceduta. Lo dimostrano le percentuali di riuscita dei vini degustati, tutti vicini o superiori al 70%. I migliori punteggi della degustazione dei vini di Volnay sono stati assegnati al Clos des 60 Ouvrées, Premier cru del Domaine de la Pousse d’Or 2015 (19/20) e ad un altro Premier cru, di Santenots du Milieu del Domaine des Comtes Lafon 2015 (ugualmente 19/20). Per quanto riguarda Pommard, spicca il Les Jarollières Premier cru 2015 del Domaine Jean-Marc Boillot. Valori sicuri delle denominazioni in esame, i Domaines Réyane et Pascal Bouley, Parent e Vincent Girardin. Il Focus di questo numero è per il climat Les Rugiens di Pommard (da conservare la carta dei lieux-dits e delle proprietà).
Un’annata solare, molto calda, ma con ottime riuscite è stata anche quella dei crus del Mâconnais, con punte di grande qualità a Viré-Clessé e Pouilly-Loché. Meno omogenee le riuscite invece a Saint-Véran e Pouilly-Vinzelles. Ai vertici della degustazione, entrambi con 18/20, il Pouilly-Fuissé Maréchaude dello Château de Beauregard e il Viré-Clessé Aux Mares del Domaine Gondard-Perrin. Spicca complessivamente lo Château de Fuissé, con una serie di cuvées molto riuscite.
Il terzo titolo di copertina riguardava i Palmarès dell’anno assegnati dalla Rivista. A ottenere il riconoscimento più importante sono stati due Domaines , rispettivamente della Côte de Beaune e della Côte Chalonnaise: il Domaine Jean Chartron (ottimi vini di Puligny e Chassagne, con la sua gemma di Chevalier-Montrachet) e il Domaine Aurore et Amaury Devillard (vini di bella qualità di Mercurey, ma anche preziose espansioni a Nuits-Saint-Georges e Flagey-Échezeaux, con il Domaine des Perdrix). Nel gruppo dei premiati anche tre Domaines del Mâconnais: il Domaine Jacques Saumaize, lo Château de Vergisson e il Domaine Chêne. Per quanto riguarda le bottiglie assaggiate nel 2017, il Palmarés di Bourgogne Aujourd’hui premia numerosi vini, soprattutto rossi, con 19/20, ma il punteggio più alto lo ha sorprendentemente ottenuto un rosso di Irancy, il Les Cailles 2015 del Domaine Richoux (19.5/20).
Gli altri articoli di questo numero: un’ampia intervista a Eric Rouyer, caviste e melomane, creatore del Palais des Dègustateurs, un servizio fotografico di vedute invernali delle vigne borgognone , l’ascesa della birra e i birrai borgognoni. Per la gastronomia, tocca alle ricette e agli accords dell’Amaryllis, ristorante di Cédric Burtin a Saint-Rémy: con il Dos de Chevreuil un Givry Clos Jus Premier cru.Poi non restano che le rubriche delle notizie (spiccano le nuove Appellations Vézelay e Côte d’Or; più avanti si parla anche della “scoperta” dei Coteaux Bourguignons, l’appellation régionale diventata il trait-d’union tra i vignobles della Borgogna e del Beaujolais ) e i libri.