Stampa estera a portata di clic: Bourgogne Aujourd’hui, n. 139, 20184 min read

In copertina sono in evidenza le grandi degustazioni di questo numero, riguardanti i  terroirs di Volnay, Pommard e del Mâconnais. Ad essere sotto esame sono i vini della fortunatissima annata 2015. Solo due gli altri titoli di copertina: il primo si riferisce alla designazione dei “Borgognoni dell’anno” da parte della rivista; il secondo ad un Domaine di culto della Côte-de-Nuis, il Domaine des Lambrays.

Partiamo da quest’ultimo. Acquistato nel 2014 dal gruppo LVMH (Bernard Arnault) per una cifra record-almeno fine alla recente vendita monstre del vicino Clos de Tart- questo prezioso cru ha avuto una storia tormentata e ricca di alti e bassi  fino a una trentina d’anni fa;  poi, sotto le ultime due proprietà, quella dei fratelli Saier e soprattutto di Günther Freund, ha ripreso il posto che gli spettava. Grande artefice della rimonta del Clos des Lambrays è stato colui che è stato ininterrottamente il  suo régisseur per oltre un trentennio, Thierry Brouin, che, raggiunti i 70 anni, sta ora per passare la mano a Boris Champy, un giovane enologo di origini champenoises, già al servizio del Domaine Louis Latour.

Il servizio di Christophe Tupinier ripercorre la storia del Domaine e illustra tutto quanto si riferisce alla coltura della vigna, le vendemmie, la vinificazione  e la commercializzazione dei vini prodotti dal Domaine: non solo Clos des Lambrays grand cru, ma anche il Premier cru Les Loups e un Morey-Saint-Denis village, oltre ai due bianchi provenienti dalle parcelle di Puligny-Montrachet (Les Folatières e Les Caillerets). Le pagine che seguono illustrano in dettaglio il cru dal punto di vista geologico e pedologico, per concludere con una verticale del Clos  a partire dall’annata 1946.

Passiamo alle tre degustazioni seriali di questo numero, cominciando da Volnay e Pommard, due territori  che , con l’annata 2015, sembrano essere finalmente usciti da un periodo molto negativo, di gelate e soprattutto grandinate che, negli ultimi anni, avevano devastato le vigne. Un’annata decisamente di alto livello , quella del 2015, ma anche, pur se meno omogenea,  quella che l’ha preceduta. Lo dimostrano le percentuali di riuscita dei vini degustati, tutti vicini o superiori al 70%.  I migliori punteggi della degustazione dei vini di Volnay  sono stati assegnati al Clos des 60 Ouvrées, Premier cru del Domaine de la Pousse d’Or 2015 (19/20) e ad un altro Premier cru, di Santenots du Milieu del Domaine des Comtes Lafon 2015 (ugualmente 19/20). Per quanto riguarda Pommard, spicca il Les Jarollières Premier cru 2015 del Domaine Jean-Marc Boillot. Valori sicuri delle denominazioni in esame, i Domaines Réyane et Pascal Bouley, Parent e Vincent Girardin.  Il Focus di questo numero è per il climat Les Rugiens di Pommard (da conservare la carta dei lieux-dits e delle proprietà).

Un’annata  solare, molto calda, ma con ottime riuscite è stata anche quella dei crus del Mâconnais, con punte di grande qualità a Viré-Clessé e Pouilly-Loché.  Meno omogenee le riuscite invece a Saint-Véran e Pouilly-Vinzelles. Ai vertici della degustazione, entrambi con 18/20, il Pouilly-Fuissé Maréchaude dello Château de Beauregard e il Viré-Clessé Aux Mares del Domaine Gondard-Perrin. Spicca complessivamente lo Château de Fuissé, con una serie di cuvées molto riuscite.

Il terzo titolo di copertina riguardava i Palmarès dell’anno assegnati dalla Rivista. A ottenere il riconoscimento più importante sono stati due Domaines , rispettivamente della Côte de Beaune e della Côte Chalonnaise: il Domaine Jean Chartron (ottimi vini di Puligny e Chassagne, con la sua gemma di Chevalier-Montrachet) e il Domaine Aurore et Amaury Devillard (vini di bella qualità di Mercurey, ma anche preziose espansioni a Nuits-Saint-Georges e Flagey-Échezeaux, con il Domaine des Perdrix). Nel gruppo dei  premiati anche tre Domaines del Mâconnais: il Domaine Jacques Saumaize, lo Château de Vergisson e il Domaine Chêne.  Per quanto riguarda le bottiglie assaggiate nel 2017, il Palmarés di Bourgogne Aujourd’hui premia numerosi vini, soprattutto rossi,  con 19/20, ma il punteggio più alto lo ha sorprendentemente ottenuto un rosso di Irancy, il Les Cailles 2015 del Domaine Richoux (19.5/20).

Gli altri articoli di questo numero: un’ampia intervista a Eric Rouyer, caviste e melomane, creatore del Palais des Dègustateurs, un servizio fotografico   di vedute invernali delle vigne borgognone , l’ascesa della birra e i birrai borgognoni. Per la gastronomia, tocca alle ricette e agli accords dell’Amaryllis, ristorante  di Cédric Burtin a Saint-Rémy: con il Dos de Chevreuil  un Givry Clos Jus Premier cru.Poi non restano che le rubriche delle notizie (spiccano le nuove Appellations Vézelay e Côte d’Or; più avanti si parla  anche della “scoperta” dei Coteaux Bourguignons, l’appellation régionale  diventata il trait-d’union tra i vignobles della Borgogna e  del Beaujolais ) e i libri.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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