Stampa estera. La Revue du Vin de France: numero speciale su come invecchiare bene i vini3 min read

Si tratta di un numero praticamente monografico dedicato alla maturazione e all’invecchiamento dei vini, come mostrano i numerosi titoli di copertina (“Come degustare i vecchi millesimi”, “Quanto è ancora utile possedere una cantina?”, ecc.). Curato  da Jérôme Baudouin, che firma l’editoriale di apertura.

Si comincia  con un articolo di Pierre Citerne dedicato alle cantine: un’arte, un gusto, un pensiero.Tesoro da scoprire o  cimitero di bottiglie?  Una degustazione di antichi millesimi (tra questi un Sauternes Château Filhot del 1923, un Sainte-Croix du Mont  del 1959 e uno Château Lafite-Rotschild del 1973) mostra le diverse sfaccettature dei lunghi invecchiamenti. Di seguito Baudouin recita l’elogio del vino giovane, che trova nel piacere immediato la sua forza e la sua ragion d’essere.

Idelette Fritsch, Fabien Humbert e Pierrick Jégu guidano i lettori  a caccia  dei vini senza età e come fare dei buoni affari, da Le Comptoir des Vignobles a Saint-Émilion a La Coupe d’Or di Avignon. Ancora Fabien Humbert  seleziona i migliori venditori su Internet che propongono “vins à maturité”, per poi passare, nell’articolo seguente al mondo delle aste e dei cavistes che le propongono, mentre Idelette Fritsch fornisce gli indirizzi dei migliori Domaines che vendono vecchi millesimi ormai difficili da reperire altrove (tra questi anche nomi di peso, come lo Château Léoville-Barton , star di saint-Julien e il borgognone Domaine Camille Giroud).

Ancora Baudouin analizza in un altro articolo gli ambienti ideali per l’invecchiamento dei vini, e,successivamente, presenta i risultati del test condotto dalla RVF sui migliori “armoires à vins”.

Ha un profilo storico l’articolo successivo di Humbert dedicato  all’invecchiamento dei vini attraverso le diverse epoche : quando il vino ha potuto essere conservato per migliorare con l’invecchiamento e gli acquirenti hanno cominciato ad apprezzare i vini delle vecchie annate? La Fritsch completa l’analisi con le vicissitudini affrontate dalle cantine durante le due guerre mondiali, quando hanno dovuto difendersi dai sequestri.

Karine Valentin affronta il tema dei vecchi millesimi da un altro punto di vista. Quali sono le regole per conservare, servire, degustare e abbinare i vini di vecchie o vecchissime annate, quando hanno notevolmente trasformato le loro caratteristiche? Un’ampia degustazione, che occupa una trentina di pagine, propone una selezione di vini di tutte le regioni, di annate vecchie e più recenti, di tutte le fasce di prezzo da non lasciarsi sfuggire.

Infine, l’articolo per me più interessante, la lunga intervista-confessione al caviste-filosofo Michel Legris, giunto all’età della sua “retraite”, sulla quale mi soffermerò un po’ di più. Nativo di Rennes, ormai settantenne, Legris, che è anche autore di un libro sul gusto del vino nell’epoca industriale, è titolare del Le Vinophile, enoteca simbolo, eletta migliore cantina dell’Alsazia.

Legris, che dovrà chiudere la sua enoteca nel 2024, per la fine del suo contratto di affitto, ha fatto della sua cave una sorta di inno al vino “à juste maturité”. Questa è ben diversa dal vino semplicemente vecchio, per quanti anni possano essere necessari per raggiungerla. Negli anni 70 vi erano ancora in Borgogna dei vignerons  che ritenevano l’affinamento e la maturazione dei loro vini parte integrante del loro lavoro ed era ancora possibile acquistare vini splendidi da gustare nel momento migliore della loro evoluzione. Oggi non più: da un lato la spinta a realizzare al più presto un guadagno sempre più necessario alla conduzione  del proprio Domaine, dall’altra il cambiamento dei gusti dei consumatori, ormai disabituati ad apprezzare i vini nella loro piena maturità.

Così la maturazione dei vini ha cessato di far parte dei compiti  dei vignerons, che l’hanno lasciata ai consumatori, solo pochi dei quali hanno gusto, conoscenze e mezzi per invecchiare i propri vini come si deve. L’intervista è un vero elogio dell’invecchiamento fatto da un finissimo degustatore, che non si lascia fuorviare da opinioni preconcette e tabou. Anche per quanto riguarda i cosiddetti vins naturels, Legris è convinto che se i vini sono sani e provengono da un “terroir marquant” possono invecchiare benissimo come quelli che hanno fatto uso di solfiti per proteggersi. Da leggere con gusto.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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