Stampa estera. En Magnum n. 25: alla ribalta il popolo delle vigne4 min read

In questo numero (saltato inesplicabilmente “per problemi editoriali” il n. 24), nella grande pagina di copertina c’è, come sempre, una magnum, quella di un Lynch-Bages e il titolo più grande “Il popolo delle vigne”, che racchiude una serie di articoli e testimonianze dedicate appunto a coloro che fanno il vino. Poi, tra i titoli satellite: tre nuove cantine a Bordeaux, verità e menzogne dei Terroirs, e ancora Madera e Sciaccarellu.

Il Dossier “Le Peuple des Vignes”. Comprende 7 diversi articoli, il primo dei quali è dedicato a Jean-Michel Cazes e allo Château Lynch-Bages, ”La lunga strada vista dall’inizio” . Per Bettane, Cazes è il simbolo vivente di quella trasformazione di un mondo dall’immobilismo ancestrale qual era Bordeaux sessant’anni fa a un dinamismo imprenditoriale multiforme. Nell’intervista emerge una interessante visione retrospettiva sui profondi cambiamenti che hanno rimodellato lo Château  dagli anni 70 in poi. Nell’incontro Cazes ricostruisce dapprima  il suo ritorno a Lynch-Bages nel 1971, la situazione dello Château agli inizi degli anni ’70, poi l’intervista si sposta su altri temi (l’impressionante cuverie del 1866 conservata come un museo, i cambiamenti nelle  modalità di produzione, la storia anche sociologica delle équipes che hanno lavorato nello Château). Infine: la situazione disastrosa delle vigne, in cattivo stato e con molti ceppi mancanti, che portarono, nel 1971 a una produzione di 15hl./ha. , e la necessità di ripiantare,  e le grandi crisi, dallo scandalo dei Bordeaux in poi.

Il secondo servizio, firmato da Bettane e Desseauve, ha per titolo “Le tracce dei grandi” e comprende i ritratti di 19 vignerons che hanno fatto la storia del vino in Francia , partendo da Lalou Bize-Leroy  fino  a Henri Marionnet.

Il terzo titolo si riferisce a una grande tavola con “Il peso delle cifre”, una sintesi dei principali dati del sistema-vino francese, che riguarda oggi 750.000 ettari vigna con 558.000 persone che vi lavorano.

Nell’articolo seguente, Nicolas De Rouyn si sofferma ad analizzare le trasformazioni del ruolo dei direttori, una professione proteiforme, che richiede molteplici competenze. Tocca poi ai nuovi vignerons (“Terra incognita”), all’esperienza dello Château Edmus, che in una terra milionaria come Saint-Émilion ha reinventato la comproprietà  a 15.000 euro, infine l’incontro con Laure Gasparotto, autrice del dibattutissimo libro “Le jour où il n’y aura plus de vin”, oggi vigneronne .

Sciaccarello

Spenderei qualche parola sulla celebrazione dello sciaccarellu corso fatta da Michel Bettane, sempre più popolare. L’occasione è stata una eccezionale degustazione effettuata qualche mese fa ad Ajaccio da Nicolas Stromboni, nel corso della quale si sono susseguiti 200 vini a dominante sciaccarellu dal 1979 al 2019. Stupefacente la plasticità di questo vitigno finora poco conosciuto al di fuori dell’isola, dotato di un potenziale aromatico degno dei migliori pinot nero. 35 quelli degni di nota selezionati da Bettane, che assegna il punteggio più alto (95/100)  alla Cuvée du Cardinal 1986 del Domaine Comte Peraldi, a prova anche della sua grande longevità, “una rivelazione”. Seguono a quota 94  il Clos Capitoro del 1979 e , un punto al di sotto, il Brama 2019 del Clos Venturi, il migliore dei “giovani”, un vino dal grande avvenire.

Interessante  l’articolo di Marie-Charlotte Wambergue su “Les vins du Grand Large”, i vini di Madera, nel quale i lettori troveranno anche i riferimenti essenziali sulle procedure di produzione, il lessico particolare e i vignerons di maggiore personalità, così  come quello di Gilles Durand-Daguin  sui nuovi chais di Bordeaux, le nuove cattedrali del vino che comunicano la spinta al rinnovamento di questo grande territorio: Figeac, Lynch-Bages, Haut Bailly.

C’è poi  l’articolo di André Fuster “Le droit du sol”, che completa il discorso sulla tipicità avviato nel precedente numero. Preceduto dalla colonna di Bettane sul grande arresto del sistema delle denominazioni in Francia, Fuster analizza la nozione di terroir dalle sue origini alle diverse formulazioni, per giungere alla conclusione che “tutto è nel suolo”, ma che questo tutto non basta, in quanto , insieme con un grande terroir occorre anche un grande vigneron. L’articolo, ricco di riferimenti interessanti, lo è anche di spunti polemici, come quello riferito al tema dei lieviti indigeni.

Infine solo un accenno alla bella verticale dello Château Lynch-Bages, protagonista di questo nunero, firmata da Michel Bettane che  ne illustra le diverse annate con le sue originalissime schede di degustazione. Dal 1998 al 2018, solo il vino dell’annata 2001 resta al di sotto dei 90/100 (esattamente a quota 88), tutte le altre li hanno raggiunti facilmente e spesso superati di parecchio, come nel magnifico 2016 (98/100), coup de coeur personale dell’autore, e nel 2008 e 2009 (entrambi valutati 97). Nessun voto invece all’annata 2010, grande vino ma ancora poco aperto, da attendere per la consacrazione finale.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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