Stampa estera. Decanter vol.47: Pinot nero che passione!4 min read

Cover story di questo numero è la ormai endemica passione per il Pinot noir : Borgogna a prezzi accessibili, spätburgunder tedeschi, pepite neo-zelandesi . Poi il “nuovo” muscadet, panel tastings di Châteauneuf-du-Pape e riesling australiani, grenache spagnoli, fuori dalla Rioja (dall’Aragon alla Castilla-La Mancha).

Della passione per il pinot nero (Jefford, nella sua pagina, parla di “pinotism” come del nuovo culto nel mondo del vino) si occupano tre diversi servizi: il primo dedicato ai “value-wines” della Côte-de-Nuits , principalmente concentrati nell’AOC Marsannay e nell’appellation régionale  Bourgogne- Hautes-Côtes de Nuits, che, grazie alla maggiore altitudine, fanno valere la loro freschezza contro il riscaldamento climatico, il secondo agli spätburgunder tedeschi, che beneficiano anch’ essi delle temperature più elevate delle recenti vendemmie: non  solo nel Rheingau, nella da sempre privilegiata area di Assmannhausen , ma anche in  altre regioni, come la Mosella, famose principalmente per i loro riesling. Il terzo, infine, è focalizzato sui pinot nero “premium” neo-zelandesi, con una vetrina di 20 Pinot prescelti da Tina Gellie. 

Beverly Blanning illustra in un altro servizio la nuova primavera dell’umile Muscadet della Loira, che  ha raggiunto livelli insperati di qualità attraverso i suoi crus communaux  , che esaltano le differenze tra i suoli, e di periodi più prolungati di affinamento sui lieviti (ben 3 Muscadet , di vecchie annate-un 2012 e un 2014- spuntano 95 punti tra gli assaggi  dell’autrice).

Ma veniamo ai nostri Panel Tasting. Il primo riguarda gli Châteauneuf-du Pape  di due annate distanti tra loro di dieci anni, la 2009 e la 2019. La prima è stata un’annata generosa, con vini che mostrano un registro di maturità, morbidezza e apertura, rivelando un’ottima evoluzione e tenuta nel tempo di un millesimo dal quale non ci si attendeva una lunghissima vita. Molto positiva anche la vendemmia 2019, che, nonostante le alte temperature e la siccità facessero attendere vini molto maturi o addirittura surmaturi, si presentano invece all’assaggio molto equilibrati e con una freschezza insospettata. Nella degustazione (assenti alcuni big come Rayas e Beaucastel), sono stati assaggiati 96 vini: nessun campione è risultato “fair”, “poor” o difettoso, in compenso 21 sono “outstanding, che  cioè hanno raggiunto o superato i 95/100, e altri 59  sono stati valutati come “highly recommended”. In definitiva ben 80 vini su 96, cioè quasi l’85%, ha raggiunto almeno i 90 punti.  Ben 7 vini, 3 del 2019 e i restanti quattro del 2009, hanno ottenuto 97/100 e altri 9 96/100. Insomma, un risultato qualitativo eccellente. In sintesi i 7 col più alto punteggio: dell’annata 2019, lo Châteauneuf-du-Pape del Domaine Chante-Perdrix , la cuvée Barberini del Domaine de la Solitude,  la Cuvée Réservée  Clos St.-Michel di Mousset: dell’annata 2009,  gli Châteauneuf-du-Pape del Domaine de St.-Paul, del Domaine de Banneret e del Domaine des Sénéchaux, e la cuvée Fines Roches di Vignobles Mousset-Barrot.

L’altro Panel ha come bersaglio i rieslings australiani, provenienti principalmente dalla Eden Valley e dalla più estesa Clare Valley, anche-quest’ultima-più calda, più secca e meno alta (in media 350 m. contro i 500-700 dell’Eden Valley). La degustazione, nel corso della quale sono stati assaggiati 52 vini, principalmente delle ultime tre annate (2019-2021), ma con diverse cuvée più vecchie (fino alla 2015), mostra come, anche in aree  più calde (13-15°)  di quelle classiche tedesche (Mosel) -e austriache (Wachau) , che hanno temperature medie, durante il periodo di crescita,  di 7-10 gradi, o di quelle alsaziane (10-12 gradi) , si possano ottenere risultati eccellenti con vini di grande purezza, freschezza acida e un certo esotismo nei profumi.  Anche in questa degustazione non c’é stato nessun campione difettoso, ma ben 10 “outstanding” e 39 “highly recommended”, il che significa che oltre il 94% di essi ha raggiunto la soglia fatidica di qualità dei 90/100 , e quasi il 20% ha raggiunto o superato i 95/100.Al Top sono due Riesling “vecchi”: 97/100 a uno della Eden Valley del 2015, la Wigan Limited Release  di Peter Lehmann, e 96/100  a uno della Clare Valley, il Watervale 2018 di Clos Clare. Gli altri otto vini “outstanding”, tutti attestati a quota 95, sono cinque della Clare Valley, di cui quattro dell’annata 2021, e gli altri della Eden Valley, il più “vecchio”dei quali del 2015, The Contours di Pewsey Vale.

Da ultimo, un accenno a un insolito articolo di Chris Losh, avente per tema come annotare gli assaggi di un “wine tasting”, sia per usi professionali (ad es. appunti per sé stessi da utilizzare successivamente, magari per un articolo, o valutazioni per un concorso di vini) o per un pubblico particolare (una cena raffinata, un ristorante casual o un bar trendy).

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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