Stampa estera. Bourgogne Aujourd’hui, n. 163: Chambolle-Musigny, crus del Mâconnais e Bourgogne Aligoté.6 min read

Chambolle-Musigny, crus del Mâconnais e Bourgogne Aligoté sono i temi delle degustazioni di questo numero. Poi c’è un interessante focus sui Premiers Crus di Morey-Saint-Denis, e, di seguito, la marcia progressiva del Bio in Borgogna e il Domaine Coup de coeur (Laurent Fournier). Per finire, la novità del “Cahier Jura”.

Partiamo dai banchi d’assaggio. Il primo riguarda le appellations comunali del Maconnais: Pouilly-Loché, Pouilly-Vinzelles, Saint-Véran, Viré-Clessé, e, naturalmente, Pouilly-Fuissé, in attesa del debutto dei suoi Premiers Crus i suoi Premiers Crus. La vendemmia sotto esame, anzi sotto ri-esame, dopo quello di un anno fa, è la 2019: un’annata molto calda, che però, sorprendentemente, non rispecchia per intero l’ardore del sole che l’ha caratterizzata. Certo non senza difficoltà, come conferma la riduzione sensibile dei volumi .

La vendemmia è stata più ritardata rispetto a quella della caldissima annata 2018 (un paio di settimane), anche perché i picchi canicolari hanno provocato dei periodi di blocco della maturazione. Sorprende comunque l’equilibrio dei vini, che, come conferma anche l’altrettanto calda annata 2020, sembra suggerire un parziale adattamento della vigna ai cambiamenti climatici. Un millesimo da vigneron, come si dice qui, comunque, dove le scelte effettuate da ciascuno hanno avuto un peso importante sul risultato finale: i 18/20 del Pouilly-Fuissé La Maréchaude del Domaine Jacques Saumaize rappresentano il punteggio più alto riscontrato.

Per quanto riguarda le altre denominazioni, 17.5/20 ha ottenuto il Viré-Clessé Sur le Calcaire del Domaine Jean-Pierre Michel, e 17/20 il Saint-Véran Les Cornillaux del Domaine des 3 Dames.  Da segnalare la conferma su ottimi livelli del Domaine de la Soufrandière/ Maison Bret Brothers (17/20 il suo Saint-Véran La Bonnode),  e gli ottimi risultati del Domaine Nadine Ferrand, con i suoi Pouilly-Fuissé, del Domaine Yves Giroux et Fils, nella stessa AOC, e del Domaine Gaillard a Saint-Véran.  L’annata 2019 del Pouilly-Fuissé  non poteva ancora avvalersi della qualifica di Premier Cru, ma, a seguito della loro attivazione,  dalla 2020 non sarà possibile rivendicare il nome del climat di provenienza per i vini  delle parcelle escluse  dalla ridefinizione dei cru, seguita agli smembramenti e alle aggregazioni delle unità originarie. I  vignerons hanno perciò dovuto cercare soluzioni compatibili per identificare le zone di provenienza originarie:  ad es. le parti escluse del climat Sur la Roche di Vergisson diventeranno Le Haut de la Roche, e quelle di En France, con Les Ronchevats e Aux Charmes , saranno riunificate sotto il nome Aux Charmes.

Cahmbolle-Musigny

Sono relativamente poche le cuvées delle annate 2018 e 2019 dei vini di Chambolle-Musigny rese disponibili per il riassaggio (ad es. solo 11 Villages per l’annata 2018 e 21 per la 2019, e appena 2 in tutto per i grands crus), ma le valutazioni fatte un anno fa hanno trovato piena conferma: i vini del 2019 sono più pronti per essere consumati  di quelli della 2018, con rendimenti più  limitati, ma con una bella concentrazione accompagnata da un fruttato generoso. A parte il grand cru Bonnes Mares 2019 del Domaine Bruno Clair, valutato con il punteggio più alto della degustazione, 19/20, spicca lo Chambolle-M.  Villages del Domaine Anne et Hervé Sigaut (18/20), che inanella anche una  bella serie di cuvées molto interessanti (tra cui il Premier Cru Les Sentiers, 17/20). Tra i Domaines presenti alla degustazione  si  confermano su ottimi livelli Il Domaine René Bouvier , con il suo Vieilles Vignes e i due Premiers Crus Les Fuées e Les Sentiers, il Domaine Felettig , con i suoi tre Premiers Crus (17/20 per Les Charmes,  Les Combottes e Les Fuées). Il report sul banco d’assaggio degli Chambolle-Musigny è completato da un’ampia finestra  sul Premier Cru Les Charmes (con 1,21 ha. ne è rappresentatnte emblematico il Domaine Amiot-Servelle, che ne sfrutta la maggiore porzione), con le annotazioni geologiche di Françoise Vannier.

Eccoci dunque ai Bourgogne Aligoté, prodotti in un’area molto ampia che va dalla Yonne al Departement de Saone -et-Loire:  con 1.577 ettari , l’aligoté è la seconda varietà a bacca bianca della Borgogna, con il 6% dell’encèpement della regione. L’aligoté si conferma una varietà  meno docile dello chardonnay, mostrando di aver incontrato maggiore difficoltà ad adattarsi al cambiamento climatico. Infatti, tra i 113 campioni delle vendemmie 2019 e 2020, solo il 40% ha superato il vaglio della degustazione.  Il miglior punteggio raggiunto è stato quello del Bourgogne Aligoté 2020 del Domaine Jean-Hughes et Guilhem Goisot di Saint-Bris, con 17.5/20, confermando che gli aligoté della  Yonne sono spesso tra i migliori. Molto positive le performances anche  del Domaine Aline Beauné (17/20 la sua cuvée del 2019) e del Domaine Manuel Olivier (16.5/20 per il suo aligoté Vieilles Vignes 2020).

aligoté

Frédéric Villain, autore di un importante libro sui crus e i climats della Borgogna introduce il servizio della geologa Françoise Vannier e di Christophe Tupinier dedicato al terroir di Morey-Saint Denis, illustrando alcune   ragioni storiche per le quali questo comune, che pure possiede quattro grands crus in esclusiva e una porzione di un quinto, Bonnes-mares, in condivisione di Chambolle-Musigny, non ha avuto finora una reputazione paragonabile a quella dei suoi grandi vicini, Gevrey-Chambertin e Chambolle-Musigny, o di Vosne-Romanée. Un cliché duro a morire dice “la finezza degli Chambolle, la densità dei vini di Gevrey, la mineralità  di quelli di Morey”. Una dettagliata mappa geologica di Morey-Saint Denis, derivante da uno studio del 2019 dei suoi suoli e sottosuoli, e una ampia foto panoramica a doppia pagine che rappresenta il posizionamento dei suoi 20 Premiers Crus, precede una descrizione analitica dei climats , corredata da assaggi dei vini più emblematici dei vignerons che vinificano singolarmente  ciascun cru.

I Premiers Crus di Morey-Saint Denis sono raggruppati in quattro diversi settori: il settore sud (Les Ruchots e Clos de la Bussiére, vini densi con tannini strutturati), il settore centrale (Les Sorbès, Clos Sorbé, Les Blanchards, La Riotte e Les Chenevery: finezza, rotondità,velluto) il settore Nord  (Les Millandes, Les Faconnières, Les Charrières, Le Clos des Ormes, Aux Charmes e Aux Cheseaux: vini ricchi e densi, equilibrati e con un fondo minerale) e il settore alto, con i climats situati sopra i grands crus (Les Monts Luisants,  Les Chaffots, vini cesellati, con un profilo di maggior tensione nel primo e più generoso nell’altro), ciascuno con proprie caratteristiche.

Resta da fare un cenno rapido agli altri articoli annunciati in copertina: Agnès Boisson e Elise Rivière, consulenti in viticoltura per l’Associazione Bio Bourgogne parlano della crescita e delle prospettive della viticultura biologica in Borgogna ; nella nuova  rubrica “Domaine coup de coeur” è il ritratto del Domaine Jean Fournier, al cuore di Marsannay, con una verticale del Marsannay Trois Terres dall’annata 2002 alla 2021; infine il cahier Jura, che chiude la rivista, con un servizio dedicato ai segreti dei Vins jaune e una degustazione di Vins jaune delle appellations Arbois, Côtes du Jura e Château Chalon.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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