Stampa estera. Bourgogne Aujourd’hui, n. 157: come sta andando in Borgogna?5 min read

Lo spazio maggiore in copertina è riservato al dossier che chiude questo numero. Il titolo è “La Borgogna mantiene la rotta” e fa riferimento alle molteplici sfide dell’ultimo anno: dalla pandemia alla Brexit e alla tassa Trump. Poi: incontro con Gilles de Larouzière-Henriot , nuovo Presidente dell’Association des Climats de Bourgogne; focus sul Domaine Lucien Boillot, e naturalmente le degustazioni della Guide d’Achat.

Cominciamo con un  accenno all’intervista con de  Larouzière, PDG della Bouchard Père et Fils e de Les Champagnes Henriot, subentrato a  Guillaume d’Angerville a capo dell’Association des  Climats. I temi, oltre ad aspetti più personali (la sua carriera  ,  come è avvenuta la sua nomina) riguardano i rapporti con l’UNESCO e i vincoli che essi comportano, le ricadute per la Borgogna dell’iscrizione dei climats nel Patrimonio mondiale, le iniziative per rendere la sua iniziativa più incisiva, e naturalmente la questione, della quale molto si dibatte,  dei progetti per lo sviluppo dell’energia eolica nella regione e le conseguenti azioni per la  difesa del paesaggio.

Dopo un bel servizio fotografico sui fuochi delle “bouettes”, con i quali i vignerons bruciano i sarmenti delle potature, e le degustazioni di questo numero, sulle quali ritornerò, sono l’incontro con Lucien Boillot (“Authentique”) e i suoi rossi classici (di seguito un confronto tra due suoi crus di terroirs differenti, Caillerets a Volnay e Cherbaudes a Gevrey-Chambertin), e la scoperta del Domaine de Flavigny-Alésia e della IGT Coteaux de l’Auxois.

Giungiamo così finalmente al dossier economico annunciato nel titolo. Nonostante tutto i vini della Borgogna mantengono la rotta: le esportazioni delle grandi maison hanno ceduto solo l’1% in volume, recuperando però il 2% in valore, una sostanziale stabilità che contrasta con la costante ascesa di questi ultimi anni, ma pur sempre un buon punto di appoggio per la ripartenza. La vendemmia 2020 (1,55 milioni hl.)  si colloca a metà tra la più copiosa vendemmia 2018 (1,8 milioni hl.) e l’ottima annata 2019 (1,2 milioni hl.). Le vendite, in Francia, hanno anch’esse complessivamente mantenuto le posizioni, con una crescita del 4,8% nella grande distribuzione (stabili i rossi, + 0.8%, in crescita i bianchi, + 6.9%, in calo i crémants, – 9.2%). Nel 2020, le esportazioni, dopo l’importante  crescita del 2019 (+ 9%), si sono ritrovate pressoché sui valori del 2018, con un calo, rispetto all’anno precedente, del 3.9%: soprattutto verso gli Stati Uniti (-21%) e la Cina-Hong Kong (- 30.6%). Sono invece salite le esportazioni in UK (+ 11.6%), anche se riferite a un periodo in cui la Brexit non era ancora effettiva. Ha pesato molto anche l’annullamento delle manifestazioni professionali e fieristiche (tra queste i Grands Jours de Bourgogne) e le numerose feste viticole. Le testimonianze di sette produttori (vignerons, négociants, cooperative) dei diversi territori completano il dossier con le inquietudini che tuttora turbano i primi mesi del 2021.

Occupiamoci ora delle degustazioni della Guide d’Achat. Si tratta di un riesame dell’annata 2018 a distanza di un anno dagli assaggi dell’anteprima, riguardante i crus del Maconnais e di due appellations del nord della Côte-de-Beaune: Chorey-lès-Beaune e Savigny-lès-Beaune.

Per quanto riguarda i primi la degustazione è resa ancora più interessante dall’annuncio dei premiers crus di Pouilly-Fuissé, mentre, come spiega la “finestra” ad essa dedicata,   Saint-Véran festeggia i suoi 50 anni di vita e affila le armi per chiedere anch’essa i suoi premiers crus.La 2018, si sa, è stata la più abbondante degli ultimi anni in Borgogna, e alla generosità di un’annata tipicamente solare, si sono aggiunti livelli di qualità confortanti. Annata classica, in definitiva, con buone percentuali di riuscita, generalmente superiori al 60% (75% a Pouilly-Vinzelles). Gli assaggi che hanno ottenuto i punteggi più alti, con 18/20, sono però due Saint-Véran (Les Pommards del Domaine Barraud e A’ la Cote di Frantz Chagnoleau) e il Viré-Clessé Aux Quarts del Domaine Gondard-Perrin. Per quanto riguarda i Pouilly-Fuissé, il miglior assaggio è risultata la cuvée Tournant de Pouilly del Domaine J.-A. Ferret (17.5/20). Si segnalano, nel loro complesso, le produzioni dei Domaines Jacques Saumaize, che punta ormai al bio  (17.5/20 il suo Pouilly-Fuissé La Maréchaude),Frantz Chagnoleau, Dominique Cornin (17.5/20 il Pouilly-Fuissé Les Chevrières) e Denis Jeandeau (17.5/20 il Saint-Véran Les Cornillaux).

Quanto a Savigny e Chorey la 2018 si è confermata un’annata difficile da gestire per la sua generosità, sicché la qualità risulta piuttosto eterogenea, con punte di eccellenza ed altre meno. A Savigny (un articolo storico di Frédéric Villain, recente autore di un ottimo libro sui climats della Côte d’Or, ne ricorda il passato di “campo sperimentale”, a metà Ottocento, sotto l’egida del conte de la Loyère e del suo amico Jules Guyot), su 110 campioni di rosso, le riuscite sono state il 56.5%, decisamente meglio dei più rari bianchi (40.5% dei 27 campioni esaminati).  Assaggio di vertice è stato il Savigny Premier Cru Aux Gravains del Domaine Pavelot (bene anche il village e le altre cuvées). Nella piccola appellation di Chorey-lès-Beaune il 46% dei 37 vini (solo 6 i bianchi) presentati ha superato l’esame degli assaggiatori. Su tutti spicca il Monopole La Pièce du Chapitre del Domaine  Tollot-Beaut et Fils (17/20), punta di diamante di questo territorio.

Alle degustazioni dell’annata 2018 fa seguito una degustazione più ristretta di vini di tutta la Borgogna dell’annata 2015, anch’essa calda e relativamente generosa. Tra i rossi, con i suoi 18.5/20, l’Échezeaux grand cru del Domaine Mugneret-Gibourg precede il Clos de la Roche grand cru del Domaine Hubert Lignier (18/20). Tra i bianchi al vertice c’è un terzetto di vini a quota 17.5/20: uno solo di essi è della Côte d’Or, il Saint-Aubin Premier Cru La Chatenière del Domaine Hubert Lamy, in compagnia di un grand cru di Chablis, il Vaudésir del Domaine Jean-Paul e Benoît Droin e uno del Maconnais, il Pouilly-Fuissé Les Perrières del Domaine J.-A. Ferret.

Cosa resta oltre alle consuete rubriche? Nelle pagine dedicate alla gastronomia viene presentata la cucina gastronomica “abordable” di Pascal Cholewa, chef esperto del Saint-Loup-de Varennes, dove è possibile gustare la famosa gauloise noire, antica razza della volaille di Bresse .

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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